Lastra a Signa Il malmantile racquistato
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CANTARE Argomento 11
Cangia le danze in rissa un accidente
Fuggonsi Bertinella e Martinazza.
Vien fuor Biancone, e fa morir gran gente;
Ma gli orbi a lui fan poi sentir la mazza.
Da Celidora e da Baldon possente
Mezza destrutta è quella trista razza:
Tagliansi a pezzi in quelle squadre e in queste,
E così in Malmantil fansi le feste
1.
Chi mi darà la voce e le parole,
Bastanti a dir la guerra indiavolata
Ond'oggimai darà le barbe al Sole 1131
Bertinella con tutta la sua armata?
Che al ciel gagliarde 1132 alzando e capriole,
Farà verso Volterra 1133 la calata;
E se d'amor cantò con cetra in mano,
Dirà col ferro il vespro siciliano.
2.
Qui ci vorria chi scortica l'agnello
O se al mondo è persona più inumana,
A descriver la strage ed il flagello
Che seguir si vedrà di carne umana
Ch'io già mi sento, mentre ne favello,
Il tremito venir della quartana;
E n'ho sì gran terror, ch'io vi confesso
Che mai più de' miei dì sarò quel desso.
3.
Sbandiva il gallo apportator del giorno
La notte nera più d'un calabrone,
E il suo buio e quant'ombre ell'ha dintorno
D'ogni e qualunque grado e condizione,
Acciò sicuri omai faccian ritorno
Gli uccei cantando il lor falso bordone 1134
Incontr'al Sol; che in questa parte e in quella
Fa pel lor gozzo nascer le granella;
4.
Quand'infra dame e cavalieri erranti
Ch'al trescone in palazzo erano intenti,
Comparsi un dietro all'altro i duellanti,
Armati tutti due come sergenti,
Si sballò 1135 il ballo, andâr da canto i canti
E le chitarre e i musici strumenti
A' propri sonatori e a' ballerini
Divenner 1136 tante cuffie e berrettini.
5.
Perchè ciascun che quivi si ritrova
Vedendo entrar quell'armi colà drento
Subito disse: qui gatta ci cova:
Questa è trama di qualche tradimento.
Si fa però bisbiglio, e si rinnova
L'odio fra le fazion già quasi spento
Che tirando a' rispetti giù la buffa 1137 ,
Ruppe la tregua e rappiccò la zuffa.
6.
Baldone mette man da buon soldato,
E nimico ritorna a Bertinella;
Alla quale in quel punto cascò il fiato,
Il fegato, la milza e le budella,
Vedendo, quando men l'avria pensato,
Uscire i pesci fuor della padella 1138 ,
Mentre la fa venir Marte vigliacco
Col suo Baldone alle peggio del sacco 1139 .
7.
Ma perch' un certo vento non le gusta
Che fan le spade e ognor per l'aria fischia,
E già vedendo che la morte aggiusta
Chi più vuol far del bravo e più s'arrischia,
Bel bello svigna, e vanne alla rifrusta
D'un luogo da salvarsi da tal mischia:
Mischia che non le par di poter credere;
Perciò sospira e non si può discredere 1140 .
8.
Mentre se alcun l'osserva ella pon mente
Per cansarsi e non esser appostata,
Ecco in un tratto vedesi presente
Martinazza la sua confederata,
Che poco dianzi anch'ella similmente
Di man di Calagrillo è scapolata;
E seco vanne in luoghi occulti e scuri
A fare incanti e i soliti scongiuri.
9.
Ne' quali aiuto ella chiede a Plutone
Ed ei comparso quivi in uno istante,
Dice c'ha fatto a lor riquisizione
Già spedire un lacchè per un gigante:
Qual è quel famosissimo Biancone 1141 ,
Che col battaglio, ch'era di Morgante 1142
Verrà quivi tra poco ìn lor soccorso
A dar picchiate c'hanno a pelar l'orso.
10.
Ed eccolo, soggiunse, oh ve' battaglio!
Io ti so dir che al primo ch'egli accoppa,
Tutta l'armata a irsene 1143 in sbaraglio,
Che la barba pensò farvi di stoppa 1144 ;
E s'avvedrà ch'al fin pisciò nel vaglio,
E che pigliar un regno non è loppa;
Così scaciata 1145 abbasserà la cresta
Li veder che de' suoi non campa testa.
11.
Qui tacque il diavol, perch'è fatto roco
E perchè l'aria al capo gli è maligna 1146 ,
Essendo avvezzo a star sempre nel foco,
Volta alle donne il dietro a casa e svigna,
E lasciavi il gigante nel suo loco;
Che dovendo a Baldon grattar la tigna,
Sull'uscio del salon già pervenuto,
Alzò il battaglio e questo fu il saluto.
12.
Sei braccia era il battaglio alto e di passo 1147 ,
E n'infragneva almen diciotto o venti;
Ma dando su nel palco, mandò a basso
Una trave intarlata e tre correnti:
E fece tal frastuono e tal fracasso,
Che sbalordì a un tratto i combattenti;
E per paura, a chi non fu percosso
Non rimase in quel punto sangue addosso.
13.
Ed infra gli altri Piaccianteo, il quale
S'era schermito bene insino allora,
Vedendo un fantoccion sì badiale
Dopo il terror di tante spade fuora,
Di quel detto farebbe capitale:
«Che un bel fuggir salva la vita ancora;»
Ma perchè in qua e in là v'è mal riscontro,
Vede aver viso di sentenza contro.
14.
Poichè non sa trovar modo nè via
Per nessun verso da scampar la guerra,
E ch'egli è forza, che chi v'è vi stia,
Fintosi morto, gettasi giù in terra;
E ritrovando la bottiglieria,
Apre l'armadio e dentro vi si serra,
Con pensiero di starvi sempre occulto
Finchè si quieti così gran tumulto.
15.
Col battaglio, di nuovo, agile e presto
Tira il gigante e dà nella lumiera;
La qual cadendo fece del suo resto 1148 ,
Perchè si spense, e roppe ciò che v'era;
Or s'egli è in bestia dicavelo questo,
Mentre ch'ei dà ne' lumi 1149 in tal maniera
E dice che 'l demonio lo staffila,
Poichè gli fa fallir due colpi in fila.
16.
E giacch'egli non può per quella stanza
Armeggiar col battaglio a suo talento,
Perocchè il luogo non ha gran distanza,
Cagion ch'ei trova sempre impedimento,
Lascialo andar, avendo più fidanza
Nelle sue man che in simile strumento
E piglia quella ciurma abbietta e sbricia 1150
A manate, com'anici in camicia 1151 .
17.
Così tutto arrabbiato come un cane
Piglia un pel collo e scaglialo nel muro,
Di sorta, che disfatto ei ne rimane,
Com'un ficaccio piattolo maturo,
Talchè 'l meschin non mangera più pane
Perciò gli amici suoi a' quai par duro,
Nè voglion che il ribaldo se ne vanti,
Gli andaron alla vita tutti quanti.
18.
Paion costoro un branco di galletti,
Quando la state a tempo di ricolta,
Intorno a qualche bica uniti e stretti
ognun di loro a bezzicar s'affolta.
Però il gigante fa certi scambietti,
Che te ne svisa quattro o sei per volta;
Infastidito alfin da quel baccano,
Si china ed aggavignane un per mano.
19.
E come la mia serva quand'in fretta
Dee fare il pesce d'uovo 1152 , e che si caccia
Tra man due uova, e insieme le picchietta
Sicchè in un tempo tutte due le schiaccia;
Ei, che dall'ira è spinto alla vendetta,
Sostien quei due, e s'apre nelle braccia,
Poi ciacche! batte insieme quello e questo,
Sicchè e' diventan più che pollo pesto.
20.
Allor Bieco non ha più sofferenza,
E giura che di questo il bacchillone 1153
Non andrà al prete per la penitenza,
Perch'ei vuol ch'e' la faccia col bastone;
E i suoi, che di tal'arme han la licenza,
Gliene daran d'una santa ragìone.
Così guida i suoi ciechi ov'è il colosso,
Acciò gli caccin le mosche da dosso.
21.
Eglino tutti quivi fermi a tiro
Presso a Biancone, a un fischio co' bastoni
Senza tramezzo alcun, senza respiro,
Ne diedero un carpiccio di quei buoni.
Ed egli con un piede alzato in giro
Fa lor sentir s'egli ha sodi i talloni;
E mentre questo passa e quel rientra,
Con quel pedino te gli chiappa e sventra.
22.
Quand'ecco il vecchio Paolino il cieco 1154 ,
Il qual fa più canzon che il Testi o 'l Ciampoli,
E, perch'egli è bizzarro, avendo seco
Condotti, com'ei suole, un par di trampoli,
Ov'è salito a petizion di Bieco,
Va col mantel ch'egli ha di cento scampoli
Tastando ov'è il gigante, e all'improvviso
Per dalle schiene gl'imbacucca il viso.
23.
Ei con Macone allor si scandolezza,
E dice: oh traditor, che cosa è questa?
Che temi, ch'e' mi porti via la brezza,
Che tu m'hai posto il pappafico in testa?
Ma porco! oibò! questo cenciaccio allezza 1155
E sa di refe 1156 azzurro ch'egli appesta;
Io vo' pagarti colla tua moneta,
E darti anch'io l'incenso colle peta.
24.
Fatto legare intanto avea Perlone
La trave dal gigante rovinata.
Al canapo ancor quivi ciondolone,
Che la lumiera già tenea legata;
Ed a foggia d'arïete o montone
Tiranla addietro e dannole l'andata
Verso quel torrïon, che si distese
Col sì 1157 più volte in bocca del Franzese.
25.
Or è quando, perch'egli sbalordito
E tutto intenebrato in terra giace,
i ciechi più che mai fanno pulito 1158 ,
Ed egli se la piglia in santa pace:
E fra le mazze 1159 involto a quel partito,
Un sacco divenuto par di brace;
E ben quel panno al viso gli è dovuto,
Dovendosi il cappuccio a un battuto 1160 .
26.
Mentre gli rompon l'ossa e poi gli fanno
Così l'incannucciata 1161 co' randelli,
E talor non vedendo ov'essi danno,
Si tamburan fra lor come vitelli 1162 ,
Gli altri soldati a gambe se la danno,
Ed ognun dice: alla larga, sgabelli 1163 .
Fugge, e la parte amica e la contraria,
Perchè quivi non è troppo buon'aria.
27.
Ma restin pare a rinfrescarlo gli orbi
Con quell'insalatina di mazzocchi;
Ed ei riposi all'ombra dì quei sorbi 1164
Che gli grattan la rogna co' lor nocchi,
Mentre quivi, per far dispetto a' corbi,
Sotto quel cencio tien coperti gli occhi.
Chè se ognun parte, ed io mi parto ancora,
Per tornare a Baldone e a Celidora.
28.
Che là nel mezzo a' suoi nemici zomba,
Di modo ch'essi sceman per bollire 1165 ;
Chè dove i colpi ella indirizza e piomba,
Te gli manda in un subito a dormire
Che nè meno col suon della sua tromba
Camprïan 1166 gli farebbe risentire:
E quanto brava, similimente accorta,
A combattere i suoi così conforta:
29.
Su via, figliuoli: sotto, buon piccini;
Facciam di questi furbi un tratto ciccioli 1167 :
Non temete di questi spadaccini
Ch'al cimento non vaglion poi tre piccioli 1168 :
E se in vista vi paion paladini,
Han facce di leoni e cuor di scriccioli 1169 :
E se 'l gridare e il bravar lor v'assorda,
Il can ch'abbaia raro avvien che morda.
30.
In quel ch'ella da ritto e da rovescio,
Così dicendo, va sonando a doppio,
Dà sul viso al Cornacchia un manrovescio
Che un miglio si sentì lontan lo scoppio;
Di modo ch'ei cascò caporovescio,
Pigliando anch'egli un sempiterno alloppio;
Ma il sapor non gustò già de' buon vini,
Come chi prese 1170 il suo de' cartoccini.
31.
Sperante per di là gran colpi tira
Con quell'infornapan della sua pala;
Ne batte in terra, sempre ch'ei la gira,
Otto o dieci sbasiti per la sala;
Talchè ciascuno indietro si ritira
O per fianco schifandolo fa ala;
E chi l'aspetta, come avete inteso,
Ha, come si suol dir, finito il peso 1171 .
32.
Amostante, che vede tal flagello
D'un'arme non usata più in battaglia,
Alza la spada, e quando vede il bello,
Tira un fendente e in mezzo gliela taglia.
Riman brutto Sperante, e per rovello
Il resto che gli avanza all'aria scaglia;
Vola il troncone, e il diavol fa ch'ei caschi
Sulla bottiglieria tra vetri e fiaschi.
33.
Dalle diacciate bombole 1172 e guastade
Il vino sprigionato bianco e rosso
Fugge per l'asse, e da un fesso cade
Giù dov' è Piaccianteo, e dàgli addosso.
Ei che nel capo ha sempre stocchi e spade,
A quel fresco di subito riscosso,
Pensando sia qualche spada o coltello,
Si lancia fuora, e via, sarpa 1173 , fratello.
34.
Ma il fuggir questa volta non gli vale,
Perch'Alticardo, ch'al passo l'attende,
Il gozzo gli trafora col pugnale
E te lo manda a far le sue faccende;
Così dal gozzo venne ogni suo male,
Per lui fallì, per lui la vita spende;
E vanne al diavol, che di nuovo piantalo
A ustolare 1174 a mensa appiè di Tantalo.
35.
Era sua camerata un tal Guglielmo
C'ha la labarda 1175 e i suoi calzoni a strisce;
Un bigonciuolo ha in capo in vece d'elmo,
E tutto il resto armato a stocchefisce 1176 ;
Alemanno è costui berneiter scelmo 1177 ,
E con quel dir che brava ed atterrisce,
Sbruffi fetenti scaricando e rutti
In un tempo spaventa e ammorba tutti.
36.
Costui, che a quel ghiottone a tutte l'ore
Fu buon compagno a ber la malvagía,
Per non cadere adesso in qualche errore
E fare un torto alla cavalleria 1178 ,
Pur anco gli vuol far mentre ch'ei muore,
Con farsi dar due crocchie, compagnia
E non durò molta fatica in questo,
Ch'ei trovò chi spedillo e bene e presto.
37.
Perchè voltando il ferro della cappa 1179
Verso Alticardo a vendicar l'amico,
Quei gliele 1180 scansa, e gli entra sotto e 'l chiappa
Colla spada nel mezzo del bellico;
Onde il vin pretto in maggior copia scappa,
Che non mesce in tre dì l'Inferno e il Fico 1181 ;
Ma non va mal, perch'ei caduto allotta,
Mentre boccheggia, tutto lo rimbotta.
38.
Gira Sperante peggio d'un mulino,
Perch'arme alcuna in man più non gli resta;
Pur trova un tratto un piè d'un tavolino
E Ciro incontra e gli vuol far la festa;
Ma quei preso 1182 di quivi un sbaraglino,
Una casa con esso a lui fa in testa;
Perchè passando l'osso oltr'alla pelle,
Nel capo gli raddoppia le girelle.
39.
Ritrasse già Perlone un certo matto,
Ch'aveva il naso da fiutar poponi;
E perch'ei nol pagò mai del ritratto,
Però fa seco adesso agli sgrugnoni 1183 ;
E dieglien'un sì forte, che in quell'atto
Gli si stiantò la stringa de' calzoni,
Che qual tenda 1184 calando alle calcagna,
Scoprì scena di bosco e di campagna.
40.
Tosello, che in fierezza ad uom non cede,
Riesce adesso qui tutto garbato;
Perch' ei risana un zoppo da un piede,
Ch'ognor su quella parte andò sciancato;
Mentre di taglio un sopramman gli diede
In quel che sano avea dall'altro lato,
Che pareggiollo; ond'ei fu poi di quei
Che dicon: qui è mio 1185 , e qua vorrei.
41.
Grazian di sangue in terra ha fatto un bagno,
Ond'egli è forza a chi va giù che nuoti:
Affetta un salta 1186 e un birro col compagno,
E stroppia un tal che fa le gruccie 1187 a' boti,
Che vien 1188 da un trombettier di Carlo Magno
Quando le mosse dar fece a' tremoti;
Toglie ad un l'asta il qual fa il paladino;
Sebben con essa fu spazzacammino 1189 .
42.
Tutto tinto 1190 ne va Puccio Lamoni
Stoccheggiando nel mezzo della zuffa;
E in Pippo un tratto dà del Castiglioni
Che mascherato ancor tira di buffa 1191 :
Ed ei che nel sentir quei farfalloni 1192
Venir piuttosto sentesi la muffa,
Passandolo pel petto banda banda,
A far rider le piattole 1193 lo manda.
43.
Nanni Russa ha più là pien di ferite
Pericolo che fu scopamestieri;
Fu pallaio, sensale, attor di lite,
Stette bargello ed abbacò di zeri
Prese l'appalto alfin dell'acquavite,
Ma con essa svaniro i suoi pensieri,
Non più il vino stillando ma il cervello,
Per mettervi 1194 poi il mosto e l'acquerello.
44.
Con Dorïano il Furba ecco alle mani,
Di ferro da stradieri impugna un fuso;
E l'altro una paletta da caldani,
E con essa a lui cerca e sbracia il muso
Ma perchè quei le 1195 scuote come i cani,
Gli scarica il suo solito archibuso
Ch'egli ha a' monnini 1196 , e vanne un sì terribile
Che lo flagella e mandalo in visibile 1197 .
45.
Maso di Coccia avria colla squarcina 1198
Fatto d'ognun polpette e cervellata,
Se a tanto mal non fea la medicina
Col dar sul grifo a lui Salvo Rosata,
Che sapendo ch'ei fa la contadina 1199 ,
Vuol ch'e' faccia però la tombolata;
Ch'essendo presso all'uscio della sala
Lo spinge fuori a tombolar la scala.
46.
Palamidone intanto colla mano
In tasca a Belmasotto andava in volta 1200 ,
Per tirarne la borsa in su pian piano
Per carità che non gli fosse tolta;
Ma il buon pensier ch'egli ha riesce vano,
Perch'egli col pugnal se gli rivolta
E fa per caritade anch'ei che muoia,
Acciò la vita non gli tolga il boia.
47.
Quasi di viver Batistone stufo,
Egeno affronta con un punteruolo;
E perchè quei l'uccella 1201 come un gufo,
Salta ch'ei pare un galletto marzuolo.
E tanto fa, ch'Egeno il mal tartufo
Manda 1202 con un buffetto a far querciuolo;
E poi lo piglia, e in tasca se l'impiatta
Per darlo per un topo a una gatta.
48.
Romolo infilza per lo mezzo al busto
Sgaruglia, che in un canto era fuggiasco,
Ed ei ne muor con molto suo disgusto,
Perch'egli aveva a essere 1203 a un fiasco.
Tira in un tempo stesso a un bell'imbusto,
E passagli un vestito di dommasco;
E quei gli duol 1204 , chè 'l rinnovò quell'anno,
E se e' si muor, vuol che gli paghi il danno.
49.
L'armi Papirio ad un Fiandron 1205 guadagna
Che fa il Tagliacantoni e lo Smillanta:
Ma se a parole egli è Spaccamontagna,
All'ergo poi riesce Spadasanta:
Perch'ei 1206 , fattegli al ciel dar le calcagna
Non una volta dice ma cinquanta:
Sta' su, chè in terra i pari miei non danno 1207
Ed ei risponde: s'io sto su, mio danno!
50.
Da Enrico il Mula e l'oste degli Allori
Son mandati per sempre a far un sonno;
Miccio e 'l Baggina da Strazzildo Nori
Sono inviati dove andò il lor nonno;
E nelle parti giù posterïori
Panfilo aggiusta Meo che vende il tonno,
Talchè se allor putiva, or chi s'accosta
Sente che raddoppiata egli ha la posta.
51.
In abito Scarnecchia da Coviello
Tinta ha di brace l'una e l'altra guancia,
E per sua spada sfodera un fuscello
C'ha 'l pome d'una bella melarancia;
Rivolto con quest'armi a Sardonello,
Ferma! gli dice: guárdati la pancia!
Ed ei risponde: questo è pensier mio;
E dàgli un colpo e te lo manda a Scio 1208 .
52.
Gustavo Falbi con un soprammano
Di netto il capo smoccola a Santella,
Scaramuccia si muor sotto Eravano,
Ch'ammazza anche Gaban da Berzighella,
E sventra quel birbon dell'Ortolano
Che fa il minchion per non pagar gabella;
Ma colto poi vi resta ad ogni modo,
Mentre adesso gli va la vita in frodo.
53.
Armato a privilegi omai Rosaccio 1209
Marte sguaina 1210 e Venere influente;
Ma presto Sardonello sul mostaccio
Gli fece colla spada un ascendente,
Che piove al collo e privalo d'un braccio
Ond'ei in quel punto andando all'occidente,
Vede le stelle e l'una e l'altra sfera,
Nel viso eclissa e dice: buona sera.
54.
Mein per fianco sentesi percosso
Dallo stidion del cucinier Melicche
Parasitaccio, porco grande e grosso,
Perchè il ghiotto si fa di buone micche 1211 .
Si rivolta Meino, e dà al colosso
Nella gola che ha piena di pasticche;
Talchè morendo dolcemente il guitto:
Addio cucina, dice, ch'io ho fritto.
55.
Già per la stanza il sangue era a tal segno
Ch'andar vi si potea co' navicelli;
Istrïon Vespi 1212 , tutto furia e sdegno
Rinvolto ha quivi il povero Masselli;
E col coltel da Pedrolin di legno
Su pel capo gli squotola 1213 i capelli,
Acciò, trattane poi la lisca 1214 e il loto,
Più bella faccian la conocchia a Cloto 1215 .
56.
Il Gatti e Paol Corbi inveleniti,
Quasi villan che i tronchi ed i rampolli
Taglin di Marzo a' frutti ed alle viti,
Potan da' busti braccia, gambe e colli;
A tal ch'ai paesani sbigottiti
E dal disagio sconquassati e frolli,
Oltre che a pochi il numero è ridotto,
Cominciaron le gambe a tremar sotto.
1131 Dar le barbe al sole. La pianta morta che si svelle, mette le radici al sole.
1132 Gagliarda e calata. Specie di danze.
1133 Volterra ( sotterra) città di Toscana.
1134 Falso bordone. Modulazione continuata di più voci, che si fa col porre più sillabe sulla stessa corda. ( Biscioni.)
1135 Sballare. Disfar le balle: ma qui, cessar di ballare.
1136 Divennero ecc. Perchè battuti loro sul capo, si sfondarono e ve lo lasciarono entrar dentro.
1137 Che tirando giù. Il quale odio abbassando la visiera ai riguardi ecc.
1138 Uscire i pesci ecc. Perder quel che s'era acquistato, e su cui si faceva assegnamento.
1139 Le peggio ecc. Estrema rottura, fino a dare il sacco.
1140 Discredersi. Capacitarsi.
1141 Biancone è chiamata in Firenze la statua colossale, di Nettuno che è nel mezzo della fontana di Piazza della Signoria.
1142 Morgante era un gigante che, come il Pulci favoleggia, non adoprava altr'arme che un gran battaglio di campana.
1143 A irsene. Forse deve leggersi, ha a irsene; ma ne riesce un brutto verso. Forse si sottintende comincerà. Altri leggono, andrassene.
1144 Far la barba di stoppa e poi appiccarvi il fuoco. Fare un brutto tiro.
1145 Scaciata. Delusa.
1146 Ma perchè da nessuna parte vi è modo, conosce che l'affare non è per seguire come ei vorrebbe.
1147 E di passo. Alto sei braccia e più; sei braccia e passa.
1148 Far del resto. Finire, cessar di essere.
1149 Dar ne' lumi. Dar nelle furie.
1150 Sbricia. Vilissima.
1151 In camicia. Anici coperti con una camicia di zucchero.
1152 Pesce d'uovo. Frittata a cui si dà forma di pesce.
1153 Bacchillone. Baloccone.
1154 Paolino il cieco. Compositore e venditore di canzonette.
1155 Allezzare vien da lezzo.
1156 Sa di refe ecc. Per tingere in azzurro adoperavano materie che lasciavan gran fetore nella roba tinta.
1157 Col sì ecc. Gridando più volto in suono di dolore Hui.
1158 Fanno pulito. Fan di buono, quasi brunissero co' bastoni.
1159 Le mazze I sacchi di brace o carbone, perchè meglio si reggano e meglio si adattino a' basti de' giumenti, sono per di fuori armati di mazze o bastoncelli.
1160 Battuto. Socio di confraternita, detto così dal battersi colla disciplina.
1161 L'incannucciata si fa o si faceva dai cerusici nel fasciare le fratture.
1162 Come si fa a' vitelli, prima di scuoiarli.
1163 Alla larga sgabelli. Fate largo; detto forse dallo sbarazzare di sgabelli e altri impedimenti la stanza ove si è desinato.
1164 Sorbi, Bastoni di sorbo, nodosi.
1165 Sceman per bollire, fu la risposta che diede un cuoco al padrone che gli domandava come fossero tanto poche le molte merle ch'e' gli avea date a cuocere.
1166 Campriano. V'è una Storia di Campriano, astuto contadino, di cui, fra le altre frottole, si racconta che aveva una tromba colla quale resuscitava i morti.
1167 Ciccioli. Lardinzi, larderelli di maiale.
1168 Pícciolo. La quarta parte del quattrino.
1169 Scricciolo. Uccello piccolissimo.
1170 Come chi prese ecc. Vedi c. I, 75.
1171 Finito il peso. Il cómpito, la vita; dal lavoro di lana o altro, che si dà a fare, e che pesa quel tanto.
1172 Bombole. Vedi c. VIII, 44.
1173 Sarpa. Salpa, se ne va. L'aggiunta della voce fratello è posta per enfasi, e quasi per un giuro. ( Minucci.)
1174 Ustolare. Si dice propriamente de' cani che mangian quasi le vivande cogli occhi. È noto come Tantalo fu condannato anch'egli a ustolar sempre in inferno.
1175 Labarda. Intende il Ferraiuolo o cappa. Vedi c. IX, 48.
1176 Stocchefisce . Pesce salato. Vuol dire che costui era ingordo e sudicio.
1177 Berneiter scelmo. Briccone, scellerato.
1178 Cavalleria. Grado di cavaliere.
1179 Cappa, qui, per converso, è preso in senso di alabarda. Vedi sopra 35.
1180 Gliele, Come oggi gliene in Firenze, è relativo di nome in qualsiasi genere e numero.
1181 L'inferno ecc: Nomi di due osterie che furono in Firenze.
1182 Preso ecc. Nel giuoco di sbaraglino . Fare una casa, vuol dire Raddoppiar le girelle o rotelline, come nella dama. Girelle poi qui è preso nel senso di Giri di cervello.
1183 Sgrugnone. Pugno dato nel viso.
1184 Tenda. Sipario.
1185 Qui è mio ecc. Si dice di quegli sciancati che ad ogni mossa di piede sembrano voler prendere una nuova direzione.
1186 Salti chiamavansi donzelli dell'Ufizio dell'Onestà, il quale s'occupava di meretrici.
1187 Fa le grucce ecc. Uno scultore dappoco. Vedi c. III, 27; e IV, 17.
1188 Che vien ecc Esprime con questi due versi la prosunzione di costui, il quale si credeva un Buonarrotì e si piccava di nobile.
1189 Gli spazzacammini portavano già una pertica in ispalla.
1190 Tutto tinto perchè il Minucci (Puccio Lamoni) fu di faccia bruna.
1191 Tira di buffa. Fa il buffone. Le Buffe erano un simile degli aliossi, che son giuoco da fanciulli; onde, il modo può equivalere a Fanciulleria. Ma Buffa è anche la visiera dell'elmo: e perciò Tirar giù buffa a suona Operare senza riguardo.
1192 Farfulloni. Gli spropositi che dice il Castiglioni.
1193 Le piattole. Vermi che stanno negli avelli. ( Minucci.)
1194 Mettervi ecc. Consumarvi tanto le buone che le cattive sustanze. ( Minucci.)
1195 Le. Le percosse.
1196 Monnini. Vedi c. I, 44. Dà a questi monnini il potere di uccidere, per la loro scipitaggine e pel fastidio che ingenerano.
1197 In visibile o piuttosto in invisibile, cioè tanto lontano da non vederlo piú mai.
1198 Squarcina. Spada corta e larga.
1199 Contadina. Specie di danza.
1200 In volta. Attorno frugando.
1201 L'uccella. Lo schernisce come gli uccelli fanno al gufo.
1202 Manda ecc. Lo manda a gambe all'aria.
1203 Aveva a essere ecc. Aveva promesso di trovarsi a bere in comitiva.
1204 E quei gli duol. E quei se ne lagna.
1205 Fiandron. Uomo di Fiandra, Ammazzasette.
1206 Ei. Papirio.
1207 Non danno colpi.
1208 Lo manda a Scio. Vedi c. V, 13.
1209 Rosaccio (Vedi c. III, 63) ciarlatano che mostrava privilegi di principi per accreditare i suoi rimedi.
1210 Sguaina. Cava fuori. Il resto dell' ottava è pieno di allusioni equivoche prese dal linguaggio astrologico.
1211 Micche . Minestre.
1212 Istrion Vespi . Cognato dell'autore, scrisse piacevoli commedie nelle quali recitava, facendo in ispecie la parte di Pedrolino, servo sciocco, armato di un coltello di legno.
1213 Squotolare. Battere il lino.
1214 La lisca. La parte legnosa e dura.
1215 Cloto è una delle tre Parche.


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