Dizionario geografico fisico storico della Toscana (Emanuele Repetti, anno 1833)
MALMANTILE nel Val d’Arno sotto Firenze.
Castello semidituro e disabitato con sottostante chiesa parrocchiale
(S. Pietro al Malmantile, o in Selva) cui fu aggregato il popolo di S. Bartolommeo a Bracciatica, nel piviere di S. Ippolito in Val di Pesa, Comunità Giurisdizione e circa 3 miglia toscane a libeccio della Lastra a Signa, Diocesi e Compartimento di Firenze.
La fortezza del Malmantile posa sul dorso pietroso dei poggi che a sinistra fiancheggiano la lunga e tortuosa gola della Golfolina, fra l’Arno e la Pesa, in mezzo alle selve di lecci, di quercioli e di pini, sull’anitca strada maestra e postale fra Frenze e Pisa, presso le scaturigini del torrente Rimaggio, o Rio maggiore, il quale sbocca in Arno all’ingresso superiore della Golfolina.
Il nome di Malmantile, che vuol significare in nostra lingua una cattiva tovaglia da tavola, fornì lieto argomento all’egregio pittore Lorenzo Lippi per il suo classico poema eroicomico, cui intitolò Il Malmantile riacquistato: quasi che egli in quella spiritosa allegoria volesse significare, che chi la sua vita mena fra l’allegria dei conviti, per lo più si riduce a morire fra gli stenti.
Del paese pertanto di Malmantile mancano memorie antiche, giacchè io non conosco documento più vetusto di quello del 5 maggio 1247 relativo a una ricevuta di quitenza fatta nel Borgo del Malmantile, seppure non fuvvi altro Malmantile nel Chianti, giacchè la carta proviene dalla badia di Coltibuono, ora nell’Arch. Dipl. Fior.
Certamente a questo Malmantile di Fior di Selva riferisce una istanza dei Dieci provveditori della città e contadi di Pisa, di Pistoja, di Volterra e di altre Terre, che trovavansi allora soggette al dominio fiorentino.
Con la quale scrittura dell’anno 1424 stata pubblicata la prima volta dal Baldinucci in appendice alla vita di Lorenzo Lippi, i suddetti Dieci esposero alla Signoria di Firenze qualmente il castello di Malmantile già da gran tempo era stato incominciato senza che fosse termiato di fabbricare, e che in tal guisa restando serviva piuttosto a danno che a difesa del Comune di Firenze e dei luoghi a quello circostanti; onde è, che volendosi provvedere ai pericoli, tenuta pratica coi Priori delle arti e col Gonfaloniere di giustizia della Rep. Fior. fu deliberata la costruzione e compimento del castello di Malmantile.
Dondechè i Dieci provveditori invitarono più maestri muratori della città, ai quali furono rese manifeste le condizioni del lavorio da eseguirsi al castello di Malmantile per concedersi in concorrenza, mediante domande sigillate, al migliore e minore offerente.
Spirato il termine assegnato, furono aperte ed esaminate le condizioni proposte dai varii maestri, fra le quali previo uno scritunio segreto vennero accettate quelle di due socii muratori.
Con questi pertanto nel dì 16 settembre del 1424 fu stipulato il contratto di locazione per fabbricare e compiere intieramente di ciò che abbisognava il castello di Malmantile fino a quell’altezza e in quella forma che a tenore della perizia del magistrato dei Dieci era stato deliberato; cioè, che il lavoro fosse a uso di buon maestro rapporto ai muri, beccatelli volticciole, fossi, volte e scale; che ogni spesa di mattoni, di pietrame, e di ciascuna opera concia che vi bisognasse, fosse a carico degli accollatarii, meno la calcina, il piombo e il ferro necessarii alla fabbrica.
Per la quale opera i suddetti Dieci si obbligarono di pagare il lavoro fatto a ragione di soldi dieci per ogni braccio quadro, misurando vano per pieno.
Fu inoltre avvertito, che la figura delle poste de’beccatelli, non dandosi altro disegno, s’intendesse essere simile a quella de’beccatelli del castello della Lastra.
Allogarono ancora alli stessi due maestri il fosso intorno al castello di Malmantile in quella forma e ai patti medesimi con cui era stato altre volte allogato a maestro Tuccio di Giovanni.
Rogò il notaro fiorentino Baldese di Ambrosio per mandato dei prenominati Dieci provveditori del dominio fiorentino.
Questo documento oltre la notizie che fornisce atta a fissare l’epoca delle mura castellane di Malmantile con i beccatelli e merli simili alle mura della Lastra a Signa, dà chiaramente a divedere quanto sia antico presso il governo di Firenze il sistema tuttora conservato di dare in accollo per mezzo di concorso e di offerte segrete i pubblici lavori.
La parrocchia di S. Pietro di Malmantile o in Fior di Selva nel 1833 aveva 711 abitanti.
-SUPPLEMENTO
MALMANTILE nel Val d'Arno sotto Firenze – Si aggiunga.
Una provvisione però pubblicata dal GAYE nel suo Carteggio inedito di Artisti di mostra che il Comune di Firenze fino dal 1400 (4 aprile) avea ordinato che si fortificasse il borgo del Malmantile, e con altra riformagione del 24 luglio 1403, diede ordine di compire i fortilizi già incominciati nel borgo di Malmantile ed in quello della Lastra.
Vedere LASTRA A SIGNA nel SUPPLEMENTO.
Malmantile (E.Repetti)
MALMANTILE nel Val d’Arno sotto Firenze.
Castello semidituro e disabitato con sottostante chiesa parrocchiale
(S. Pietro al Malmantile, o in Selva) cui fu aggregato il popolo di S. Bartolommeo a Bracciatica, nel piviere di S. Ippolito in Val di Pesa, Comunità Giurisdizione e circa 3 miglia toscane a libeccio della Lastra a Signa, Diocesi e Compartimento di Firenze.
La fortezza del Malmantile posa sul dorso pietroso dei poggi che a sinistra fiancheggiano la lunga e tortuosa gola della Golfolina, fra l’Arno e la Pesa, in mezzo alle selve di lecci, di quercioli e di pini, sull’anitca strada maestra e postale fra Frenze e Pisa, presso le scaturigini del torrente Rimaggio, o Rio maggiore, il quale sbocca in Arno all’ingresso superiore della Golfolina.
Il nome di Malmantile, che vuol significare in nostra lingua una cattiva tovaglia da tavola, fornì lieto argomento all’egregio pittore Lorenzo Lippi per il suo classico poema eroicomico, cui intitolò Il Malmantile riacquistato: quasi che egli in quella spiritosa allegoria volesse significare, che chi la sua vita mena fra l’allegria dei conviti, per lo più si riduce a morire fra gli stenti.
Del paese pertanto di Malmantile mancano memorie antiche, giacchè io non conosco documento più vetusto di quello del 5 maggio 1247 relativo a una ricevuta di quitenza fatta nel Borgo del Malmantile, seppure non fuvvi altro Malmantile nel Chianti, giacchè la carta proviene dalla badia di Coltibuono, ora nell’Arch. Dipl. Fior.
Certamente a questo Malmantile di Fior di Selva riferisce una istanza dei Dieci provveditori della città e contadi di Pisa, di Pistoja, di Volterra e di altre Terre, che trovavansi allora soggette al dominio fiorentino.
Con la quale scrittura dell’anno 1424 stata pubblicata la prima volta dal Baldinucci in appendice alla vita di Lorenzo Lippi, i suddetti Dieci esposero alla Signoria di Firenze qualmente il castello di Malmantile già da gran tempo era stato incominciato senza che fosse termiato di fabbricare, e che in tal guisa restando serviva piuttosto a danno che a difesa del Comune di Firenze e dei luoghi a quello circostanti; onde è, che volendosi provvedere ai pericoli, tenuta pratica coi Priori delle arti e col Gonfaloniere di giustizia della Rep. Fior. fu deliberata la costruzione e compimento del castello di Malmantile.
Dondechè i Dieci provveditori invitarono più maestri muratori della città, ai quali furono rese manifeste le condizioni del lavorio da eseguirsi al castello di Malmantile per concedersi in concorrenza, mediante domande sigillate, al migliore e minore offerente.
Spirato il termine assegnato, furono aperte ed esaminate le condizioni proposte dai varii maestri, fra le quali previo uno scritunio segreto vennero accettate quelle di due socii muratori.
Con questi pertanto nel dì 16 settembre del 1424 fu stipulato il contratto di locazione per fabbricare e compiere intieramente di ciò che abbisognava il castello di Malmantile fino a quell’altezza e in quella forma che a tenore della perizia del magistrato dei Dieci era stato deliberato; cioè, che il lavoro fosse a uso di buon maestro rapporto ai muri, beccatelli volticciole, fossi, volte e scale; che ogni spesa di mattoni, di pietrame, e di ciascuna opera concia che vi bisognasse, fosse a carico degli accollatarii, meno la calcina, il piombo e il ferro necessarii alla fabbrica.
Per la quale opera i suddetti Dieci si obbligarono di pagare il lavoro fatto a ragione di soldi dieci per ogni braccio quadro, misurando vano per pieno.
Fu inoltre avvertito, che la figura delle poste de’beccatelli, non dandosi altro disegno, s’intendesse essere simile a quella de’beccatelli del castello della Lastra.
Allogarono ancora alli stessi due maestri il fosso intorno al castello di Malmantile in quella forma e ai patti medesimi con cui era stato altre volte allogato a maestro Tuccio di Giovanni.
Rogò il notaro fiorentino Baldese di Ambrosio per mandato dei prenominati Dieci provveditori del dominio fiorentino.
Questo documento oltre la notizie che fornisce atta a fissare l’epoca delle mura castellane di Malmantile con i beccatelli e merli simili alle mura della Lastra a Signa, dà chiaramente a divedere quanto sia antico presso il governo di Firenze il sistema tuttora conservato di dare in accollo per mezzo di concorso e di offerte segrete i pubblici lavori.
La parrocchia di S. Pietro di Malmantile o in Fior di Selva nel 1833 aveva 711 abitanti.
-SUPPLEMENTO
MALMANTILE nel Val d'Arno sotto Firenze – Si aggiunga.
Una provvisione però pubblicata dal GAYE nel suo Carteggio inedito di Artisti di mostra che il Comune di Firenze fino dal 1400 (4 aprile) avea ordinato che si fortificasse il borgo del Malmantile, e con altra riformagione del 24 luglio 1403, diede ordine di compire i fortilizi già incominciati nel borgo di Malmantile ed in quello della Lastra.
Vedere LASTRA A SIGNA nel SUPPLEMENTO.