Dizionario geografico fisico storico della Toscana (Emanuele Repetti, anno 1833)

DOCCIA (FABBRICA DELLE PORCELLANE A) nel Val d’Arno fiorentino


Grandiosa manifattura del marchese Ginori stabilita in prossimità della sua villa di Doccia nel popolo di S. Romolo a Colonnata, Comunità Giurisdizione e appena mezzo miglio a grecale del borgo di Sesto, Diocesi e Compartimento di Firenze, da cui è 6 miglia a maestro.

La Toscana che ha credito di essere stata una delle prime nazioni a fabbricare e dipingere vaghe e nobili stoviglie, note sotto il vocabolario di Vasi Etruschi;
la Toscana che fornì alle belle arti mercé due orafi e scultori fiorentini (Luca della Robbia, e Benvenuto Cellini) le prime opere di terra invetriata, e i primi smalti fissati sulle piastre di oro;
la Toscana vide anche per le cure di un illustre fiorentino, stabilire presso la capitale la prima manifattura di porcellane che sia sorta e abbia prosperato in Italia.

Comecché questo ricco e delicato genere di stoviglie fosse usato nella Cina e nel Giappone 2000 anni innanzi l’Era volgare; fu solamente nella prima decade del secolo XVIII che, a forza di prove fatte dal chimico Tirschenhausen alla nuova fabbrica di Meissen presso Dresda, si poté ottenere, nel 1710, la prima paste di una vera porcellana, che ben presto fornì e rese celebre in Europa la manifattura reale delle porcellane di Sassonia.

Otto anni dopo (1718) un operajo fuggitivo di Meissen comunicò i processi di quella manifattura a una consimile fabbrica, che allora si eresse a Vienna, e che fu la madre di altre molte dell’Alemagna, e forse anche di quella fiorentina di Doccia.

Erano già due anni dacché il marchese senatore Carlo Ginori, meditando di stabilire alla sua villa di Doccia una manifattura di porcellane all’uso di quelle di Sassonia, aveva fatto eseguire diverse prove per riuscire nel suo scopo, quando egli, nel 1737 fu inviato a Vienna a complimentare l’imperatore Francesco I.

Fu in Tale occasione che il Marchese prenominato fissò al suo stipendio due artisti tedeschi; uno dei quali (Carlo Wandelein) perito nella chimica e forse a portata di qualche segreto attinto nella fabbrica di Vienna per stabilire e dirigere a Doccia la manifattura delle porcellane: e l’altro, semplicista, (Alarico Prugger) per creare e mantenere un orto o giardino botanico nella stessa villa Ginori di Doccia.

Dopo molte dispendiose ricerche e processi tentati, la manifattura Ginori, nel 1740, cominciò a porre in commercio i suoi prodotti.

I quali consistevano in porcellane a pasta dura e coperta simile, ossia feldspatica e terrosa ; le quali porcellane a pasta e coperta dura , assai più resistenti delle porcellane tenere, o d’intonaco vitreo, avevano subito nella fornace un calore corrispondente, se non superiore, a 12 2 gradi del pirometro di Wedgwood.

In tutti i paesi nei quali furono introdotte e stabilite tali manifatture esse, o non ebbero lunga durata, o non si sostennero senza il patrocinio e munificenza dei respettivi sovrani, che le eressero e le fecero lavorare per conto proprio.

All’incontro la manifattura delle porcellane di Doccia si sostenne costantemente dalla stessa nobile famiglia che la fondò, e che sino dai primordj ottenne dal governo la privativa di essere l’unica in questo genere, senza però escludere la concorrenza delle porcellane e di altre stoviglie provenienti dall’estero.

Mancato ai viventi, nel 1757, il marchese Carlo Ginori, il di lui figlio e successore, senator Lorenzo, ingrandì gli edifizj e le officine, aumentò i comodi e le macchine relative al lavacro, al miscuglio e preparazione delle terre e delle paste e diede al fabbricato la forma esteriore che oggi pure conserva.

Seguitando egli e metodi e i processi medesimi di fabbricazione lasciati dal padre, e impiegando materiali ora toscani, ora esteri, fece costruire statue, vasi e altri oggetti di porcellana dura, delle più grandi dimensioni; e pervenne a supplire al consumo interno del Granducato, e all’esportazione allora non inceppata dei limitrofi Stati italiani.

Sino all’anno 1805 la ma nifattura di Doccia si era unicamente servita delle fornaci rettangolari per cuocere le sue porcellane.

Nel 1806 fu costruito un forno cilindrico verticale, come quelli che erano già stabiliti in Francia nella R. fabbrica delle porcellane di Sèvres, e poscia introdotti in Inghilterra in quella di majoliche da Wedgwood.

Dopo tal’epoca la manifattura di Doccia migliorò anche nella lucentezza della sua coperta, nella vivacità e ricchezza dei suoi colori: in guisa che si trovò essa ben tosto in grado di eseguire contemporaneamente alle porcellane diverse altre specie di subalterne fabbricazioni di stoviglie e di majoliche comuni pel servizio della classe più numerosa della popolazione.

Nel 1819 l’attuale marchese Leopoldo Carlo Ginori immaginò e costruì un forn o circolare a quattro piani, il quale produsse con l’economia del combustibile effetti assai vantaggiosi.

Questa fornace alta braccia 37 richiamò l’attenzione e la lode delle persone dell’arte e de’scienziati, fra i quali il celebre naturalista Al. Brougnart, che ne pubblicò la descrizione e la figura nel Nuovo Dizionario Universale Tecnologico compilato in Francia da una società di dotti, e quindi tradotto a Venezia.

Lo stesso marchese L.C. Ginori aumentò il fabbricato, costruì una vasta sala dove riunì una numerosa collezione di scelti modelli di scultura; fece progredire e rese più florida e di buon gusto la parte pittorica con le altre branche numerose d’industria che concorrono al buon successo di sì complicata fabbricazione.

Esiste nella manifattura un’accademia di musica e una scuola elementare per comodo e sollievo dei lavoratori stessi.
Potrebbe in questo momento, attesi i grandi aumenti operati nelle officine, estendersi la fabbricazione di Doccia in guisa da supplire al consumo di buona parte d’Italia, se i numerosi Stati nei quali è divisa non avessero adottato un sistema d’isolamento pernicioso per tutti gli abitatori della penisola con dazj e proibizioni che impediscono la circolazione mediterranea dei prodotti nazionali a vantaggio degli esteri.

Se all’Italia sarà concesso (com’è sperabile) di ottenere ad esempio della Germania un sistema doganale proprio dei suoi bisogni economico-industriali, anche la manifattura di Doccia potrà progredire, e acquistare maggior estensione ne’suoi rapporti comme rciali; mentre l’attivo e intelligente suo proprietario non omette diligenza né spesa per accrescere pregio e conservare alla patria e alla sua famiglia, in stato florido questo genere d’industria, che alimenta circa 200 individui domiciliati presso Doccia , e che fa ornamento alla Toscana e decoro all’illustre prosapia che lo creò e lo possiede.



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