Dizionario geografico fisico storico della Toscana (Emanuele Repetti, anno 1833)
VINCI detto ancora VINCI FIORENTINO nel Val d’Arno inferiore.
Castello capoluogo di Comunità, con chiesa prioria (S. Croce) nel piviere di S. Giovanni Battista in S. Ansano a Greti, giurisdizione e circa tre miglia toscane a grecale di Cerreto Guidi, Giurisdizione e diocesi di Pistoja, Compartimento di Firenze.
Risiede sopra un colle di macigno coperto di grossi ciottoli, a pié del quale passa a levante il rio di Bonchio tributario del torrente Streda, e da ponente un piccolo botro che si vuota nel Vinci, mentre esiste al suo ostro un subburgo cui danno accesso ampie strade già aspre ed anguste vie.
Trovasi sulla pendice meridionale del Monte albano acquapendente nell’Arno, sotto il grado 28° 25’ di longitudine ed il 43°48’ di latitudine, circa 200 braccia superiore al livello del mare Mediterraneo, 6 in 7 miglia toscane a settentrione di Empoli, 9 a maestro di Capraja , circa 3 a scirocco di Lamporecchio , e 10 miglia a grecale di Fucecchio.
Non s’incontrano memorie del Castello di vinci anteriormente al mille, qualora si voglia eccettuare una scrittura del 970 relativa alla prima donazione fatta dal gran conte Ugo alla sua Badia di Marturi sopra Poggibonsi, nella quale é rammentato (forse per qualche svista de’ copisti) castello illo qui dicitur Vinci.
(ARCH. DIPL. FIOR. Carte dello Spedale diBonifazio).
Checchè ne sia, è certo che il castello di Vinci del Mont’Albano è ben diverso da altro luogo chiamato Castello del Vincio Pistojese.
Mentre il Vinci di Mont’Albano a differenza di quest’ultimo, ch’è situato al di là dall’Ombrone, appellossi Vinci fiorentino, sebbene entrambi sotto la stessa diocesi, e signoreggiati fossero ambedue dai conti guidi.
I quali dinasti in Vinci fiorentino al pari che in Cerreto-Guidi, Collegonzi, Streda, Petriolo, Pieve di Creti, Vitolini ecc. mantennero nel medio evo diritti signorili.
Vedere CERRETO GUIDI.
All’Articolo EMPOLI citai un istrumento di vendita scritto li 6 maggio 1255, col quale il C. Guido guerra figlio del fu C. Marcovaldo di Dovadola vendé per lire 9700 al comune di Firenze non solamente la sua parte della piazza, o Mercatale di Empoli e della sua pieve con tutte le pertinenze, ma ancora del Castello torre e cassero di vinci, la chiesa di codesto castello, lo spedale di S. Albano, la chiesa di Anchiano con diversi coloni di Vinci, ecc.
La stesa cessione della loro porzione di detti luoghi fu fatta nell’anno medesimo dal C. Guido del fu C. Aghinolfo di Romena e dai due fratelli CC. Guido Novello di Modigliana e Simone di Battifolle, o di Poppi.
Anche all’Articolo CERRETO GUIDI citai altro istrumento del 23 agosto 1273, col quale il C. Salvatico nipote del C. Guido Guerra di Dovadola, confermò per fiorini 8000 al Comune di Firenze tutti i castelli che la sua casa possedeva nel Val d’Arno inferiore, fra i quali Cerreto Guidi, Vinci, Collegonzi, Musignano, Creti, Colle di Pietra, Petriolo ecc.
Infatti dalla suddetta epoca in poi Vinci trovasi incorporato al contado fiorentino.
Dal qual dominio quella popolazione si ribellò nella primavera del 1345, all’arrivo di un esercito di Uguccione della Faggiuola in Val di Nievole, foriero della gran giornata di Montecatini che fu a danno dei Guelfi quasi un’altra Montaperto.
Per mala sorte però di Uguccione della Faggiuola egli un anno dopo (11 aprile 1316) perdé un solo giorno la signoria di due repubbliche, di Pisa e Lucca, sicché il governo fiorentino rivolse tosto le mire alla conquista di Vinci e degli altri castelli perduti nel Val d’Arno inferiore.
Infatti il Castello di Vinci nel 21 aprile del 1316 aprì le porte alle truppe fiorentine, onde messer Baldinuccio , o Binduccio di messer Bindo degli Adimari fuoriuscito fiorentino, che riteneva sempre il Castello di Cerreto Guidi, avendo raccolti da Lucca soldati a piedi e a cavallo, la mattina del 26 dello stesso mese d’aprile li condusse sotto Vinci con la mira di ricuperare a forza armata cotesto castello.
Ma le genti de’ Fiorentini che lo difendevano, appena inteso l’avvicinamento di quei soldati, si partirono da Vinci abbandonato il paese ai nemici, i quali però non si arrestarono, ma incalzando alle spalle coloro che fuggivano per la via di Capraja, questi furono costretti a far alto ed accettare battaglia.
E sebbene costoro si difendessero da coraggiosi, con tuttociò lasciarono in potere del nemico un buon numero di cavalieri e di fanti.
Dopo cotesta fazione i soldati de’ fuoriusciti cavalcarono pel Val d’Arno inferiore e s’impadronirono in un medesimo giorno delle Terre di Santa Croce, di Castelfranco di sotto, di S. Maria a Monte e di Montopoli, terre tutte state già de’ Lucchesi.
Tanto raccontò l’allora vivente Giovanni Lelmi nel suo Diario Sanminiatese, dal quale poco differiva lo storico pure contemporaneo Giovanni Villani.
Alla fine, soggiunge quest’ultimo, Baldinuccio , o Binduccio, degli Adimari con altri fuoriusciti essendo tratti di bando, per patti e per denari renderono le dette Terre e castella ai Fiorentini, i quali per asserto de’ due Ammirati nel 1318 mandarono nella fortezza di Vinci un castella no.
Dai sopra citati autori contemporaneimi sembra pertanto di poter dedurre, che i signori di Anchiano fossero una diramazione degli Adimari derivati da messer che fu genitore di Binduccio Adimari; il quale nel 1316 troviamo signor di Cerreto Guidi, e padre di Ghino o Tegrino d’Anchiano che contemporaneamente dominava in Vinci.
Cotesti ultimi signori Adimari dovettero prendere per casato un esteso loro possesso compreso nella Comunità di Vinci, chiamato tuttora Anchiano, della tenuta Masetti al Ferrale, separandosi dall’altro ramo degli Adimari anche coll’arme, o blasone che presero, consistente in una lista per lo ritto azzurra in campo d’oro.
Che questi signori di Anchiano, soggiunge il Manni nell’illustrazione di un sigillo del Comune di Vinci (Vol. XV. 8) fossero padroni costà di estesi poderi, si rileva da tre pergamene del 1332, 1337 e 1339 ivi in parte pubblicate, con la prima delle quali diversi figli e nipoti di messer Bindo d’Anchiano venderono i loro beni posti al Ferrale nel popolo di S. Croce di Vinci.
L’altra del 1337 contiene l’atto di una nuova vendita di beni fatta da donna Tessa, figlia del fu messer Gentile de’ Buondelmonti, vedova del suddetto Ghino di Bindo d’Anchiano , a Cecco di Puccio da Vinci dimorante in Firenze, e fra i beni alienati fuvvi il luogo detto tuttora Campo Zeppi nella tenuta di Ferrale, Comunità di Vinci. Finalmente col terzo atto del 1339 Francesco di Chiaro de’ Girolami di Firenze acquistò da Bertoldo del fu Pigli di Anchiano alcuni beni posti nel distretto di Vinci in luogo detto Val di Streda.
Abbiamo pure dallo stesso Giovanni Villani, che ai primi d’aprile del 1326, Castruccio avendo occupato la Castellina di Greti, guardata da uno de’ Frescobaldi, egli si distese con le sue genti di là per lo Greti e diede battaglia a Vinci, a Cerreto e a Vitolini; e poi a dì 5 di aprile ebbe il castelletto di Petrojo sopra Empoli e quello fornì di guardie, sicché dalla Castellina le sue genti gran danno faceano alla strada e a tutto il paese.
Giunto però il dì 25 giugno Castruccio abbandonò la contrada e disfece Petrojo.
(G. VILLANI, Cronic. Lib. IX cap. 345.)
Seguitando a ragionar degli avvenimenti guerrieri relativi a questo castello, scriveva Filippo Villani, come i Pisani avendo preso al loro servizio la compagnia d’Inglesi comandata dal valente capitano Giovanni Augut, nel due febbraio del 1364, l’esercito con quel sussidio si partì da pisa per fare aspra guerra ai Fiorentini; in guisa che entrando nella Val di Nievole, se ne venne tosto a Vinci e a Lamporecchio, luoghi fertili e abbondevoli di vettovaglia.
Cotesta comparsa fu tanto inaspettata ed improvvisa, che gli abitatori di Vinci con tuttochè fossero trovati a letto, la resistenza loro fu si feroce, che prese le armi, si difesero valorosamente, e assai degl’Inglesi furono morti e molti più feriti senza altro acquistare che onta e vergogna.
(F. VILLANI, Continuazione della Cronica di MATTEO. Lib XI cap. 8. AMMIRAT. Stor. Fior. Lib. XII.)
A onore finalmente degli abitanti di Vinci giova rammentare il fatto del 1368 citato all’Articolo ORBIGNANO DI LAMPORECCHIO, quando diversi Pistojesi ed altri paesani fecero ragunata di più gente armata a Orbignano con animo di pigliare e ribellare dal Comune di Firenze il castel di Vinci di Greti, intenzionati di darlo a messer Giovanni dell’Agnello, allora signore di Pisa e di Lucca.
La qual cosa sarebbe accaduta, dice il Cronista, se gli uomini di Vinci, e non già di Orbignano, come ivi fu stampato, da veri Guelfi, e amici del Comune di Firenze non l’avessero saputo, e sventato il piano.
Da quell’epoca in poi gli abitanti del Castello di Vinci non ebbero occasioni di difendersi da altre occasioni ostili, seppure non si voglia considerare per tale quella accaduta nel principio del 1538 quando si ammutinarono i soldati spagnuoli ch’erano di presidio in molte terre del Val d’Arno inferiore, per mancanza di paghe, dirigendosi a Cerreto Guidi per assalirlo e metterlo a ruba; sennonché il bravo capitano Giovanni da Vinci, uscito loro incontro con 800 fanti, obbligò quei soldati, dopo aver passato loro una delle due paghe che domandavano, a partire dal territorio del Granducato.
Ma Vinci non solo diede in Giovanni testè nominato un valente capitano che durante l’assedio di Firenze fu posto a guardia della Porta di Croce, poiché si é reso chiaro il suo nome per avere un Lapo da Vinci coperto nei primi anni della Repubblica Fiorentina il posto di gonfaloniere di quella signoria.
Peraltro cotesto paese è assai più noto per essere stato la patria di un vero genio, quale fu Leonardo da Vinci, che non solamente nelle belle arti, ma in molte scienze, e segnatamente nell’idraulica e nella meccanica sopravvanzò di gran lunga i suoi contemporanei.
Che se il suo nome di deve aggiungere alla serie degl’illustri bastardi, sappiamo altresì, che egli fu uno de’ pochi uomini straordinarj, che costituiscono la vera gloria della nostra Italia.
Nel desiderio di visitare l’abitazione dov’è fame che nascesse quel grand’uomo, mi sono recato a Vinci e segnatamente nella tenuta Masetti del Ferrale una di quelle case coloniche, nel podere di Anchiano, egli venisse alla luce, comecchè Leonardo essendo nato illegittimo da una donna di servizio, lascia in dubbio, se in quella casa abitasse allora la madre, o la famiglia del padre di Leonardo, nel tempo cioè in cui viveva la sua prima moglie.
Oltre quando fu detto di esso dal Vasari, dagli autori degli Elogi d’illustri Toscani, dall’Amoretti, e recentemente dal Prof. Guglielmo Libri, giova indicare per la storia privata di Leonardo da Vinci una rinunzia di beni fatta nel 1470 agli ufiziali del Catasto di Firenze, e riportata nel Carteggio di artisti inedito del dott. Gaye (Vol. I Appendice II Num. XC) dalla quale risulta che Antonio, figlio legittimo di Ser Piero da Vinci, era fratello naturale di Leonardo, mentre in quella denunzia é rammentata a una casa per nostra abitazione posta nel popolo di S. Croce Comune di Vinci, contado di Firenze, situata nel borgo di detto castello, con orto annesso di stiora tre; e fra le bocche è notata anche quella di Leonardo figliuolo di detto Ser Piero non legittimo dell’età di anni 17 circa.
Inoltre nella portata delle decime del 1457 a conferma di ciò esiste la notizia seguente:
Leonardo figlio di detto Ser Piero da Vinci non legittimo nato di lui e della Caterina, al presente donna di Cartabrig a di Piero di Luca da Vinci, dell’età di anni cinque; lo che determina meglio la nascita di quel genio accaduta nel 1452.
MOVIMENTO della Popolazione della PARROCCHIA di VINCI a cinque epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551:
Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici secolari
-; numero delle famiglie 190; totale della popolazione 1335.
ANNO 1745:
Impuberi maschi 109; femmine 74; adulti maschi 142, femmine 174; coniugati dei due sessi 72;
ecclesiastici secolari 4; numero delle famiglie 100; totale della popolazione 575.
ANNO 1833: Impuberi maschi 144; femmine 145; adulti maschi 139, femmine 140; coniugati dei due sessi 316;
ecclesiastici secolari 5; numero delle famiglie 156; totale della popolazione 889.
ANNO 1840: Impuberi maschi 149; femmine 148; adulti maschi 161, femmine 157; coniugati dei due sessi 318;
ecclesiastici secolari 5; numero delle famiglie 156; totale della popolazione 938.
ANNO 1843: Impuberi maschi 169; femmine 158; adulti maschi 189, femmine 163; coniugati dei due sessi 295;
ecclesiastici secolari 6; numero delle famiglie 158; totale della popolazione 980.
Comunità di Vinci.
Il territorio di questa Comunità occupa una superficie di 15300 quadrati dei quali 532 sono presi da corsi d’acqua e da pubbliche strade.
Nel 1833 vi si trovava una popolazione di 4979 individui, a proporzione di circa 269 abitanti per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
Confina con sei Comunità, due delle quali acquapendono nella Valle dell’Ombrone pistojese e quattro nella Valle dell’Arno inferiore.
Si tocca con le due prime di Carmignano e di Tizzana mediante la giogana del Monte Albano; con quella di Carmignano dirimpetto a grecale dalle Crociaglie percorrendo dal casino e dal masso di Pietramarina sino alla Torre di S. Alluccio, e di là con l’altra di Tizzana fino passato il giogo delle Croci di S. Amato.
Al termine del Metato sottentra dirimpetto a maestro il territorio comunitativo di Lamporecchio, col quale scende il monte nella direzione di libeccio passando per la Forra dell’Acqua Santa per poi entrare nel torrente Vinci che viene dal Ferrale e dalla vicina Via d’Anchiano.
Innanzi di arrivare sul Vinci il territorio di questa Comunità si dirige a ponente maestro fino alla così detta Fornace dè Vescovi, dove forma una punta acutissima piegando da ponente maestro a scirocco, quindi a ostro ponente attraversa il poggio detto dell’Apparita.
A quella punta sottentra la Comunità di Cerreto Guidi, con la quale la nostra piegando a scirocco ritorna sul torrente Vincio, e con esso per breve tratto si accompagna finché entra nel botro della Fontana per continuare il suo cammino a scirocco, e varcare il poggio, sul quale passa la via che da Cerreto guida a Vinci, avvicinandola chiesa di Streda dov’entra nel borro di Tojano tributario del torrente Streda, mercé cui il territorio di questa Comunità arriva sull’Arno.
Il corso retrogrado di cotesto fiume serve di confine alla Comunità di Empoli con la nostra, da primo dirimpetto a ostro libeccio fino passat o il Villaggio di Sovigliana, poscia di fronte a scirocco attraversando il paese di Spicchio fino alle sue Grotte, dove s’incontra dirimpetto a levante con il territorio comunitativo di Capraja .
Con quest’ultimo lascia fuori l’Arno per salire nella direzio ne di settentrione sul Monte Albano rimontando quasi sempre il corso del rio de’Morticini, sopra il quale trova il termine delle Crociaglie dove ritrovasi sul crine del Monte Albano il territorio della Comunità di Carmignano.
Le montuosità maggiori di questa Comunità sono quelle del Monte Albano fra la Pietra Marina e la Torre di S. Alluccio, la prima delle quali si alza 984 e la seconda 929 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo, misurate entrambe trigonometricamente dal Padre Generale Giovanni Inghirami.
Ma fra quelle due prominenze avvenne una anche maggiore di tutte, denominata la Cupola , della quale però non si conosce ancora l’elevatezza precisa.
Fra i maggiori corsi d’acqua che rasentano, o che attraversano il territorio comunitativo di Vinci, contasi il torrente di Morticini, e quello di Vincio, il primo che lambisce i confini dal lato di levante ed è il secondo dalla parte di ponente dopo avere attraversato il territorio di questa Comunità a partire di sotto la Torre di S. Alluccio, passando presso la fattoria del Ferrale innanzi di volgersi da ostro a libeccio e poi a ponente per escire di Comunità sotto il poggio dell’Apparita e dirigersi nel padule di Fucecchio.
Anche il torrente Streda allorché percorre la vallecola del suo nome serve di confine alla Comunità di Vinci fino all’Arno, dopo avere attraversato mediante varii rii suoi tributarj la parte superiore dello stesso territorio, incominciando dalle sue più alte sorgenti fra Faltugnano e Vitolini, mentre il grosso borro di S. Ansano scorre per intiero da Vitolini all’Arno dentro il territorio di questa Comunità.
Mancano in questo territorio strade regie e provinciali, ma non mancano da pochi anni molte strade comunitative comodamente rotabili.
Tali sono quella detta di Valdi Streda che, partendo dalla ripa destra dell’Arno alla barca di Petrojo , attraversa la pianura e le prime colline di Vinci innanzi di arrivare all’oratorio della SS. Annunziata, dove viene ad incrociarsi con l’antica strada rotabile della Sovigliana, con quella che viene da Lamporecchio e con l’altra di Cerreto Guidi.
Così dilatasi in uno stradone che guida al subborgo di Vinci attraversandolo appié del castello per condurre in un ampio piazzale aperto da pochi anni con spesa fatta in gran parte dal nobile proprietario della villa del Ferrale, verso la quale detta via s’inoltra anche più ampia e sempre rotabile fino al poggio di Anchiano, dove per ora è restato il lavoro con intenzione di proseguirlo verso la cima del Mont’Albano per scendere di là sulla strada regia Pistojese.
Sono egualmente rotabili le vie comunicative che guidano a Cerreto Guidi, a Sovigliana, a S. Ansano, a Lamporecchio e nella Valle del Vincio.
Rispetto alla struttura fisica del suolo di questa Comunità, esso può ridursi a tre qualità di rocce.
La parte superiore al castello di Vinci ed al suo livello fino alla sommità del Monte Albano spetta al macigno; la parte inferiore al castello suddetto, a partire di sotto all’oratorio della SS. Annunziata fino all’Arno, spetta ad un terreno terziario superiore profondamente coperto da terra sciolta vegetale, mentre la porzione centrale, circa 600 braccia sopra e sotto il castello di Vinci, consiste in banchi di grossi ciottoli di macigno coperti di terra vegetale, i quali riposano su degli strati di un macigno schistoso e galestrino.
Non vi si trovano rocce calcaree compatte, non acque termali, non miniere, meno qualche cava di ottima pietra serena (macigno) durissima ed ottima per lavori di quadro.
Tale è la cava che visitai sopra un mulino sul Vincio negli effetti del Ferrale, dal cui risedio dista un 400 passi a libeccio.
Il clima di questa Comunità in grazia della sua posizione difesa dal Monte Albano é temperato in guisa che vi prosperano gli agrumi e le piante fruttifere più delicate, come gli ulivi, i mandorli, le albicocche e le viti, mentre le selve di castagni, i boschi e le praterie cuoprono a vicenda la parte superiore del monte.
Cotesto terreno pertanto mostrasi assai confacente ad ogni genere di prodotti agrarj ed alla pecuaria, quindi caci e ricotte delicatissime, bestiame da frutto, vini spiritosi e granaglie copiosissime.
Ma il prodotto principale consiste nell’olio, le cui piante incominciano a fruttare su coteste colline dell’età di 4 o 5 anni.
Costì il metodo della cultura a spina é antico quanto Leonardo da Vinci, dalla cui maestria é fama che esso debba ripetersi.
Poche sono le industrie artistiche, tostoché i coloni ritraggono la loro sussistenza dai feraci poderi e dai lavori continui che vi ordinano i loro padroni.
I così detti pigionali viv ono delle opere di campagna, e dalle trecce da cappelli di paglia, che in quella pianura si raccoglie; ma i lavori più grandiosi spettano al signore del Ferrale e di Anchiano che ogni giorno procura di aumentarli a vantaggio del paese, a decoro e utile della sua fattoria che può dirsi un modello di agricoltura.
Vedere al SUPPLEMENTO l’Articolo FERRALE DI VINCI.
All’Articolo FERRALE nel Val d’Arno inferiore dichiarai questo
un Casale invece di Villa signorile con cappella (S. Antonio)
nel piviere di S. Ansano a Greti (parrocchia di S. Croce a Vinci)
Comunità medesima (Giurisdizione di Cerreto), Diocesi di Pistoja, Compartimento di Firenze.
Ivi mi limitai a dire che risiede in poggio sulle pendici occidentali del Monte Albano.
Dacché fu fatto il nuovo pia zzale sotto Vinci vi ha luogo una fiera di bestiame annua, la quale cade nei tre primi giorni dell’ultima settimana di luglio.
Il cancelliere comunicativo ed il potestà risiedono in Cerreto Guidi, il Vicario Regio in Fucecchio; però i popoli di Petrojo, Sovigliana e Spicchio dipendono dal Vicerio Regio di Empoli; l’uffizio di esazione del Registro e l’ingegnere di Circondario sono in Fucecchio, la conservazione delle Ipoteche in Pisa, ed il tribunale di Prima Istanza in San Miniato.
QUADRO della Popolazione della COMUNITA’ di VINCI a cinque epoche diverse.
- nome del luogo: S. Amato o S. Tommaso, titolo della chiesa: S. Pietro (Prioria), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1745 n° 208,
abitanti anno 1833 n° 295,
abitanti anno 1840 n° 308,
abitanti anno 1843 n° 318
- nome del luogo: Collegonzi, titolo della chiesa: S. Maria (Rettoria), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1551 n° 274,
abitanti anno 1745 n° 183,
abitanti anno 1833 n° 308,
abitanti anno 1840 n° 333,
abitanti anno 1843 n° 345
- nome del luogo: Faltugnano, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1551 n° 274,
abitanti anno 1745 n° 141,
abitanti anno 1833 n° 235,
abitanti anno 1840 n° 250,
abitanti anno 1843 n° 262
- nome del luogo: Greti o S. Ansano, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Pieve), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1551 n° 95,
abitanti anno 1745 n° 232,
abitanti anno 1833 n° 320,
abitanti anno 1840 n° 288,
abitanti anno 184 3 n° 297
- nome del luogo: Greti, titolo della chiesa: S. Donato (Prioria), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1551 n° 179,
abitanti anno 1745 n° 180,
abitanti anno 1833 n° 154,
abitanti anno 1840 n° 270,
abitanti anno 1843 n° 237
- nome del luogo: S. Pantaleo, titolo della chiesa: S. Pantaleone (Prioria), diocesi cui appartiene: San Miniato,
abitanti anno 1551 n° 274,
abitanti anno 1745 n° 398,
abitanti anno 1833 n° 476,
abitanti anno 1840 n° 520,
abitanti anno 1843 n° 546
- nome del luogo: Paterno e Arniano, titolo della chiesa: S. Lucia e S. Lorenzo (Rettoria), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1745 n° 77,
abitanti anno 1833 n° 137,
abitanti anno 1840 n° 130,
abitanti anno 1843 n° 145
- nome del luogo: Petrojo, titolo della chiesa: S. Maria (Rettoria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 71,
abitanti anno 1745 n° 132,
abitanti anno 1833 n° 152,
abitanti anno 1840 n° 169,
abitanti anno 1843 n° 172
- nome del luogo: Sovigliana, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Rettoria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 123,
abitanti anno 1745 n° 261,
abitanti anno 1833 n° 403,
abitanti anno 1840 n° 455,
abitanti anno 1843 n° 455
- nome del luogo: Spicchio o Pagnanamina, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Rettoria), diocesi cui appartiene:Firenze,
abitanti anno 1551 n° 193,
abitanti anno 1745 n° 572,
abitanti anno 1833 n° 846,
abitanti anno 1840 n° 911,
abitanti anno 1843 n° 917
- nome del luogo: Streda, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Rettoria), diocesi cui appartiene: San Miniato,
abitanti anno 1745 n° 126,
abitanti anno 1833 n° 167,
abitanti anno 1840 n° 183,
abitanti anno 1843 n° 203
- nome del luogo: VINCI, titolo della chiesa: S. Croce (Prioria ), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1551 n° 1335,
abitanti anno 1745 n° 575,
abitanti anno 1833 n° 889,
abitanti anno 1840 n° 938,
abitanti anno 1843 n° 980
- nome del luogo: Vitolini, titolo della chiesa: S. Pietro (Prioria), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1551 n° 350,
abitanti anno 1745 n° 411,
abitanti anno 1833 n° 597,
abitanti anno 1840 n° 623,
abitanti anno 1843 n° 635
- Totale abitanti anno 1551: n° 3168
- Totale abitanti anno 1745: n° 4196
- Totale abitanti anno 1833: n° 4979
Nelle ultime due epoche entravano nella Comunità di Vinci le seguenti frazioni provenienti dalla parrocchia di Orbignano della Comunità di Lamporecchio
- anno 1840: abitanti n° 276
- anno 1843: abitanti n° 287
- Totale abitanti anno 1840: n° 5572
- Totale abitanti anno 1843: n° 5799
VINCI
VINCI detto ancora VINCI FIORENTINO nel Val d’Arno inferiore.
Castello capoluogo di Comunità, con chiesa prioria (S. Croce) nel piviere di S. Giovanni Battista in S. Ansano a Greti, giurisdizione e circa tre miglia toscane a grecale di Cerreto Guidi, Giurisdizione e diocesi di Pistoja, Compartimento di Firenze.
Risiede sopra un colle di macigno coperto di grossi ciottoli, a pié del quale passa a levante il rio di Bonchio tributario del torrente Streda, e da ponente un piccolo botro che si vuota nel Vinci, mentre esiste al suo ostro un subburgo cui danno accesso ampie strade già aspre ed anguste vie.
Trovasi sulla pendice meridionale del Monte albano acquapendente nell’Arno, sotto il grado 28° 25’ di longitudine ed il 43°48’ di latitudine, circa 200 braccia superiore al livello del mare Mediterraneo, 6 in 7 miglia toscane a settentrione di Empoli, 9 a maestro di Capraja , circa 3 a scirocco di Lamporecchio , e 10 miglia a grecale di Fucecchio.
Non s’incontrano memorie del Castello di vinci anteriormente al mille, qualora si voglia eccettuare una scrittura del 970 relativa alla prima donazione fatta dal gran conte Ugo alla sua Badia di Marturi sopra Poggibonsi, nella quale é rammentato (forse per qualche svista de’ copisti) castello illo qui dicitur Vinci.
(ARCH. DIPL. FIOR. Carte dello Spedale diBonifazio).
Checchè ne sia, è certo che il castello di Vinci del Mont’Albano è ben diverso da altro luogo chiamato Castello del Vincio Pistojese.
Mentre il Vinci di Mont’Albano a differenza di quest’ultimo, ch’è situato al di là dall’Ombrone, appellossi Vinci fiorentino, sebbene entrambi sotto la stessa diocesi, e signoreggiati fossero ambedue dai conti guidi.
I quali dinasti in Vinci fiorentino al pari che in Cerreto-Guidi, Collegonzi, Streda, Petriolo, Pieve di Creti, Vitolini ecc. mantennero nel medio evo diritti signorili.
Vedere CERRETO GUIDI.
All’Articolo EMPOLI citai un istrumento di vendita scritto li 6 maggio 1255, col quale il C. Guido guerra figlio del fu C. Marcovaldo di Dovadola vendé per lire 9700 al comune di Firenze non solamente la sua parte della piazza, o Mercatale di Empoli e della sua pieve con tutte le pertinenze, ma ancora del Castello torre e cassero di vinci, la chiesa di codesto castello, lo spedale di S. Albano, la chiesa di Anchiano con diversi coloni di Vinci, ecc.
La stesa cessione della loro porzione di detti luoghi fu fatta nell’anno medesimo dal C. Guido del fu C. Aghinolfo di Romena e dai due fratelli CC. Guido Novello di Modigliana e Simone di Battifolle, o di Poppi.
Anche all’Articolo CERRETO GUIDI citai altro istrumento del 23 agosto 1273, col quale il C. Salvatico nipote del C. Guido Guerra di Dovadola, confermò per fiorini 8000 al Comune di Firenze tutti i castelli che la sua casa possedeva nel Val d’Arno inferiore, fra i quali Cerreto Guidi, Vinci, Collegonzi, Musignano, Creti, Colle di Pietra, Petriolo ecc.
Infatti dalla suddetta epoca in poi Vinci trovasi incorporato al contado fiorentino.
Dal qual dominio quella popolazione si ribellò nella primavera del 1345, all’arrivo di un esercito di Uguccione della Faggiuola in Val di Nievole, foriero della gran giornata di Montecatini che fu a danno dei Guelfi quasi un’altra Montaperto.
Per mala sorte però di Uguccione della Faggiuola egli un anno dopo (11 aprile 1316) perdé un solo giorno la signoria di due repubbliche, di Pisa e Lucca, sicché il governo fiorentino rivolse tosto le mire alla conquista di Vinci e degli altri castelli perduti nel Val d’Arno inferiore.
Infatti il Castello di Vinci nel 21 aprile del 1316 aprì le porte alle truppe fiorentine, onde messer Baldinuccio , o Binduccio di messer Bindo degli Adimari fuoriuscito fiorentino, che riteneva sempre il Castello di Cerreto Guidi, avendo raccolti da Lucca soldati a piedi e a cavallo, la mattina del 26 dello stesso mese d’aprile li condusse sotto Vinci con la mira di ricuperare a forza armata cotesto castello.
Ma le genti de’ Fiorentini che lo difendevano, appena inteso l’avvicinamento di quei soldati, si partirono da Vinci abbandonato il paese ai nemici, i quali però non si arrestarono, ma incalzando alle spalle coloro che fuggivano per la via di Capraja, questi furono costretti a far alto ed accettare battaglia.
E sebbene costoro si difendessero da coraggiosi, con tuttociò lasciarono in potere del nemico un buon numero di cavalieri e di fanti.
Dopo cotesta fazione i soldati de’ fuoriusciti cavalcarono pel Val d’Arno inferiore e s’impadronirono in un medesimo giorno delle Terre di Santa Croce, di Castelfranco di sotto, di S. Maria a Monte e di Montopoli, terre tutte state già de’ Lucchesi.
Tanto raccontò l’allora vivente Giovanni Lelmi nel suo Diario Sanminiatese, dal quale poco differiva lo storico pure contemporaneo Giovanni Villani.
Alla fine, soggiunge quest’ultimo, Baldinuccio , o Binduccio, degli Adimari con altri fuoriusciti essendo tratti di bando, per patti e per denari renderono le dette Terre e castella ai Fiorentini, i quali per asserto de’ due Ammirati nel 1318 mandarono nella fortezza di Vinci un castella no.
Dai sopra citati autori contemporaneimi sembra pertanto di poter dedurre, che i signori di Anchiano fossero una diramazione degli Adimari derivati da messer che fu genitore di Binduccio Adimari; il quale nel 1316 troviamo signor di Cerreto Guidi, e padre di Ghino o Tegrino d’Anchiano che contemporaneamente dominava in Vinci.
Cotesti ultimi signori Adimari dovettero prendere per casato un esteso loro possesso compreso nella Comunità di Vinci, chiamato tuttora Anchiano, della tenuta Masetti al Ferrale, separandosi dall’altro ramo degli Adimari anche coll’arme, o blasone che presero, consistente in una lista per lo ritto azzurra in campo d’oro.
Che questi signori di Anchiano, soggiunge il Manni nell’illustrazione di un sigillo del Comune di Vinci (Vol. XV. 8) fossero padroni costà di estesi poderi, si rileva da tre pergamene del 1332, 1337 e 1339 ivi in parte pubblicate, con la prima delle quali diversi figli e nipoti di messer Bindo d’Anchiano venderono i loro beni posti al Ferrale nel popolo di S. Croce di Vinci.
L’altra del 1337 contiene l’atto di una nuova vendita di beni fatta da donna Tessa, figlia del fu messer Gentile de’ Buondelmonti, vedova del suddetto Ghino di Bindo d’Anchiano , a Cecco di Puccio da Vinci dimorante in Firenze, e fra i beni alienati fuvvi il luogo detto tuttora Campo Zeppi nella tenuta di Ferrale, Comunità di Vinci. Finalmente col terzo atto del 1339 Francesco di Chiaro de’ Girolami di Firenze acquistò da Bertoldo del fu Pigli di Anchiano alcuni beni posti nel distretto di Vinci in luogo detto Val di Streda.
Abbiamo pure dallo stesso Giovanni Villani, che ai primi d’aprile del 1326, Castruccio avendo occupato la Castellina di Greti, guardata da uno de’ Frescobaldi, egli si distese con le sue genti di là per lo Greti e diede battaglia a Vinci, a Cerreto e a Vitolini; e poi a dì 5 di aprile ebbe il castelletto di Petrojo sopra Empoli e quello fornì di guardie, sicché dalla Castellina le sue genti gran danno faceano alla strada e a tutto il paese.
Giunto però il dì 25 giugno Castruccio abbandonò la contrada e disfece Petrojo.
(G. VILLANI, Cronic. Lib. IX cap. 345.)
Seguitando a ragionar degli avvenimenti guerrieri relativi a questo castello, scriveva Filippo Villani, come i Pisani avendo preso al loro servizio la compagnia d’Inglesi comandata dal valente capitano Giovanni Augut, nel due febbraio del 1364, l’esercito con quel sussidio si partì da pisa per fare aspra guerra ai Fiorentini; in guisa che entrando nella Val di Nievole, se ne venne tosto a Vinci e a Lamporecchio, luoghi fertili e abbondevoli di vettovaglia.
Cotesta comparsa fu tanto inaspettata ed improvvisa, che gli abitatori di Vinci con tuttochè fossero trovati a letto, la resistenza loro fu si feroce, che prese le armi, si difesero valorosamente, e assai degl’Inglesi furono morti e molti più feriti senza altro acquistare che onta e vergogna.
(F. VILLANI, Continuazione della Cronica di MATTEO. Lib XI cap. 8. AMMIRAT. Stor. Fior. Lib. XII.)
A onore finalmente degli abitanti di Vinci giova rammentare il fatto del 1368 citato all’Articolo ORBIGNANO DI LAMPORECCHIO, quando diversi Pistojesi ed altri paesani fecero ragunata di più gente armata a Orbignano con animo di pigliare e ribellare dal Comune di Firenze il castel di Vinci di Greti, intenzionati di darlo a messer Giovanni dell’Agnello, allora signore di Pisa e di Lucca.
La qual cosa sarebbe accaduta, dice il Cronista, se gli uomini di Vinci, e non già di Orbignano, come ivi fu stampato, da veri Guelfi, e amici del Comune di Firenze non l’avessero saputo, e sventato il piano.
Da quell’epoca in poi gli abitanti del Castello di Vinci non ebbero occasioni di difendersi da altre occasioni ostili, seppure non si voglia considerare per tale quella accaduta nel principio del 1538 quando si ammutinarono i soldati spagnuoli ch’erano di presidio in molte terre del Val d’Arno inferiore, per mancanza di paghe, dirigendosi a Cerreto Guidi per assalirlo e metterlo a ruba; sennonché il bravo capitano Giovanni da Vinci, uscito loro incontro con 800 fanti, obbligò quei soldati, dopo aver passato loro una delle due paghe che domandavano, a partire dal territorio del Granducato.
Ma Vinci non solo diede in Giovanni testè nominato un valente capitano che durante l’assedio di Firenze fu posto a guardia della Porta di Croce, poiché si é reso chiaro il suo nome per avere un Lapo da Vinci coperto nei primi anni della Repubblica Fiorentina il posto di gonfaloniere di quella signoria.
Peraltro cotesto paese è assai più noto per essere stato la patria di un vero genio, quale fu Leonardo da Vinci, che non solamente nelle belle arti, ma in molte scienze, e segnatamente nell’idraulica e nella meccanica sopravvanzò di gran lunga i suoi contemporanei.
Che se il suo nome di deve aggiungere alla serie degl’illustri bastardi, sappiamo altresì, che egli fu uno de’ pochi uomini straordinarj, che costituiscono la vera gloria della nostra Italia.
Nel desiderio di visitare l’abitazione dov’è fame che nascesse quel grand’uomo, mi sono recato a Vinci e segnatamente nella tenuta Masetti del Ferrale una di quelle case coloniche, nel podere di Anchiano, egli venisse alla luce, comecchè Leonardo essendo nato illegittimo da una donna di servizio, lascia in dubbio, se in quella casa abitasse allora la madre, o la famiglia del padre di Leonardo, nel tempo cioè in cui viveva la sua prima moglie.
Oltre quando fu detto di esso dal Vasari, dagli autori degli Elogi d’illustri Toscani, dall’Amoretti, e recentemente dal Prof. Guglielmo Libri, giova indicare per la storia privata di Leonardo da Vinci una rinunzia di beni fatta nel 1470 agli ufiziali del Catasto di Firenze, e riportata nel Carteggio di artisti inedito del dott. Gaye (Vol. I Appendice II Num. XC) dalla quale risulta che Antonio, figlio legittimo di Ser Piero da Vinci, era fratello naturale di Leonardo, mentre in quella denunzia é rammentata a una casa per nostra abitazione posta nel popolo di S. Croce Comune di Vinci, contado di Firenze, situata nel borgo di detto castello, con orto annesso di stiora tre; e fra le bocche è notata anche quella di Leonardo figliuolo di detto Ser Piero non legittimo dell’età di anni 17 circa.
Inoltre nella portata delle decime del 1457 a conferma di ciò esiste la notizia seguente:
Leonardo figlio di detto Ser Piero da Vinci non legittimo nato di lui e della Caterina, al presente donna di Cartabrig a di Piero di Luca da Vinci, dell’età di anni cinque; lo che determina meglio la nascita di quel genio accaduta nel 1452.
MOVIMENTO della Popolazione della PARROCCHIA di VINCI a cinque epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551:
Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici secolari
-; numero delle famiglie 190; totale della popolazione 1335.
ANNO 1745:
Impuberi maschi 109; femmine 74; adulti maschi 142, femmine 174; coniugati dei due sessi 72;
ecclesiastici secolari 4; numero delle famiglie 100; totale della popolazione 575.
ANNO 1833: Impuberi maschi 144; femmine 145; adulti maschi 139, femmine 140; coniugati dei due sessi 316;
ecclesiastici secolari 5; numero delle famiglie 156; totale della popolazione 889.
ANNO 1840: Impuberi maschi 149; femmine 148; adulti maschi 161, femmine 157; coniugati dei due sessi 318;
ecclesiastici secolari 5; numero delle famiglie 156; totale della popolazione 938.
ANNO 1843: Impuberi maschi 169; femmine 158; adulti maschi 189, femmine 163; coniugati dei due sessi 295;
ecclesiastici secolari 6; numero delle famiglie 158; totale della popolazione 980.
Comunità di Vinci.
Il territorio di questa Comunità occupa una superficie di 15300 quadrati dei quali 532 sono presi da corsi d’acqua e da pubbliche strade.
Nel 1833 vi si trovava una popolazione di 4979 individui, a proporzione di circa 269 abitanti per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
Confina con sei Comunità, due delle quali acquapendono nella Valle dell’Ombrone pistojese e quattro nella Valle dell’Arno inferiore.
Si tocca con le due prime di Carmignano e di Tizzana mediante la giogana del Monte Albano; con quella di Carmignano dirimpetto a grecale dalle Crociaglie percorrendo dal casino e dal masso di Pietramarina sino alla Torre di S. Alluccio, e di là con l’altra di Tizzana fino passato il giogo delle Croci di S. Amato.
Al termine del Metato sottentra dirimpetto a maestro il territorio comunitativo di Lamporecchio, col quale scende il monte nella direzione di libeccio passando per la Forra dell’Acqua Santa per poi entrare nel torrente Vinci che viene dal Ferrale e dalla vicina Via d’Anchiano.
Innanzi di arrivare sul Vinci il territorio di questa Comunità si dirige a ponente maestro fino alla così detta Fornace dè Vescovi, dove forma una punta acutissima piegando da ponente maestro a scirocco, quindi a ostro ponente attraversa il poggio detto dell’Apparita.
A quella punta sottentra la Comunità di Cerreto Guidi, con la quale la nostra piegando a scirocco ritorna sul torrente Vincio, e con esso per breve tratto si accompagna finché entra nel botro della Fontana per continuare il suo cammino a scirocco, e varcare il poggio, sul quale passa la via che da Cerreto guida a Vinci, avvicinandola chiesa di Streda dov’entra nel borro di Tojano tributario del torrente Streda, mercé cui il territorio di questa Comunità arriva sull’Arno.
Il corso retrogrado di cotesto fiume serve di confine alla Comunità di Empoli con la nostra, da primo dirimpetto a ostro libeccio fino passat o il Villaggio di Sovigliana, poscia di fronte a scirocco attraversando il paese di Spicchio fino alle sue Grotte, dove s’incontra dirimpetto a levante con il territorio comunitativo di Capraja .
Con quest’ultimo lascia fuori l’Arno per salire nella direzio ne di settentrione sul Monte Albano rimontando quasi sempre il corso del rio de’Morticini, sopra il quale trova il termine delle Crociaglie dove ritrovasi sul crine del Monte Albano il territorio della Comunità di Carmignano.
Le montuosità maggiori di questa Comunità sono quelle del Monte Albano fra la Pietra Marina e la Torre di S. Alluccio, la prima delle quali si alza 984 e la seconda 929 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo, misurate entrambe trigonometricamente dal Padre Generale Giovanni Inghirami.
Ma fra quelle due prominenze avvenne una anche maggiore di tutte, denominata la Cupola , della quale però non si conosce ancora l’elevatezza precisa.
Fra i maggiori corsi d’acqua che rasentano, o che attraversano il territorio comunitativo di Vinci, contasi il torrente di Morticini, e quello di Vincio, il primo che lambisce i confini dal lato di levante ed è il secondo dalla parte di ponente dopo avere attraversato il territorio di questa Comunità a partire di sotto la Torre di S. Alluccio, passando presso la fattoria del Ferrale innanzi di volgersi da ostro a libeccio e poi a ponente per escire di Comunità sotto il poggio dell’Apparita e dirigersi nel padule di Fucecchio.
Anche il torrente Streda allorché percorre la vallecola del suo nome serve di confine alla Comunità di Vinci fino all’Arno, dopo avere attraversato mediante varii rii suoi tributarj la parte superiore dello stesso territorio, incominciando dalle sue più alte sorgenti fra Faltugnano e Vitolini, mentre il grosso borro di S. Ansano scorre per intiero da Vitolini all’Arno dentro il territorio di questa Comunità.
Mancano in questo territorio strade regie e provinciali, ma non mancano da pochi anni molte strade comunitative comodamente rotabili.
Tali sono quella detta di Valdi Streda che, partendo dalla ripa destra dell’Arno alla barca di Petrojo , attraversa la pianura e le prime colline di Vinci innanzi di arrivare all’oratorio della SS. Annunziata, dove viene ad incrociarsi con l’antica strada rotabile della Sovigliana, con quella che viene da Lamporecchio e con l’altra di Cerreto Guidi.
Così dilatasi in uno stradone che guida al subborgo di Vinci attraversandolo appié del castello per condurre in un ampio piazzale aperto da pochi anni con spesa fatta in gran parte dal nobile proprietario della villa del Ferrale, verso la quale detta via s’inoltra anche più ampia e sempre rotabile fino al poggio di Anchiano, dove per ora è restato il lavoro con intenzione di proseguirlo verso la cima del Mont’Albano per scendere di là sulla strada regia Pistojese.
Sono egualmente rotabili le vie comunicative che guidano a Cerreto Guidi, a Sovigliana, a S. Ansano, a Lamporecchio e nella Valle del Vincio.
Rispetto alla struttura fisica del suolo di questa Comunità, esso può ridursi a tre qualità di rocce.
La parte superiore al castello di Vinci ed al suo livello fino alla sommità del Monte Albano spetta al macigno; la parte inferiore al castello suddetto, a partire di sotto all’oratorio della SS. Annunziata fino all’Arno, spetta ad un terreno terziario superiore profondamente coperto da terra sciolta vegetale, mentre la porzione centrale, circa 600 braccia sopra e sotto il castello di Vinci, consiste in banchi di grossi ciottoli di macigno coperti di terra vegetale, i quali riposano su degli strati di un macigno schistoso e galestrino.
Non vi si trovano rocce calcaree compatte, non acque termali, non miniere, meno qualche cava di ottima pietra serena (macigno) durissima ed ottima per lavori di quadro.
Tale è la cava che visitai sopra un mulino sul Vincio negli effetti del Ferrale, dal cui risedio dista un 400 passi a libeccio.
Il clima di questa Comunità in grazia della sua posizione difesa dal Monte Albano é temperato in guisa che vi prosperano gli agrumi e le piante fruttifere più delicate, come gli ulivi, i mandorli, le albicocche e le viti, mentre le selve di castagni, i boschi e le praterie cuoprono a vicenda la parte superiore del monte.
Cotesto terreno pertanto mostrasi assai confacente ad ogni genere di prodotti agrarj ed alla pecuaria, quindi caci e ricotte delicatissime, bestiame da frutto, vini spiritosi e granaglie copiosissime.
Ma il prodotto principale consiste nell’olio, le cui piante incominciano a fruttare su coteste colline dell’età di 4 o 5 anni.
Costì il metodo della cultura a spina é antico quanto Leonardo da Vinci, dalla cui maestria é fama che esso debba ripetersi.
Poche sono le industrie artistiche, tostoché i coloni ritraggono la loro sussistenza dai feraci poderi e dai lavori continui che vi ordinano i loro padroni.
I così detti pigionali viv ono delle opere di campagna, e dalle trecce da cappelli di paglia, che in quella pianura si raccoglie; ma i lavori più grandiosi spettano al signore del Ferrale e di Anchiano che ogni giorno procura di aumentarli a vantaggio del paese, a decoro e utile della sua fattoria che può dirsi un modello di agricoltura.
Vedere al SUPPLEMENTO l’Articolo FERRALE DI VINCI.
All’Articolo FERRALE nel Val d’Arno inferiore dichiarai questo
un Casale invece di Villa signorile con cappella (S. Antonio)
nel piviere di S. Ansano a Greti (parrocchia di S. Croce a Vinci)
Comunità medesima (Giurisdizione di Cerreto), Diocesi di Pistoja, Compartimento di Firenze.
Ivi mi limitai a dire che risiede in poggio sulle pendici occidentali del Monte Albano.
Dacché fu fatto il nuovo pia zzale sotto Vinci vi ha luogo una fiera di bestiame annua, la quale cade nei tre primi giorni dell’ultima settimana di luglio.
Il cancelliere comunicativo ed il potestà risiedono in Cerreto Guidi, il Vicario Regio in Fucecchio; però i popoli di Petrojo, Sovigliana e Spicchio dipendono dal Vicerio Regio di Empoli; l’uffizio di esazione del Registro e l’ingegnere di Circondario sono in Fucecchio, la conservazione delle Ipoteche in Pisa, ed il tribunale di Prima Istanza in San Miniato.
QUADRO della Popolazione della COMUNITA’ di VINCI a cinque epoche diverse.
- nome del luogo: S. Amato o S. Tommaso, titolo della chiesa: S. Pietro (Prioria), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1745 n° 208,
abitanti anno 1833 n° 295,
abitanti anno 1840 n° 308,
abitanti anno 1843 n° 318
- nome del luogo: Collegonzi, titolo della chiesa: S. Maria (Rettoria), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1551 n° 274,
abitanti anno 1745 n° 183,
abitanti anno 1833 n° 308,
abitanti anno 1840 n° 333,
abitanti anno 1843 n° 345
- nome del luogo: Faltugnano, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1551 n° 274,
abitanti anno 1745 n° 141,
abitanti anno 1833 n° 235,
abitanti anno 1840 n° 250,
abitanti anno 1843 n° 262
- nome del luogo: Greti o S. Ansano, titolo della chiesa: S. Giovanni Battista (Pieve), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1551 n° 95,
abitanti anno 1745 n° 232,
abitanti anno 1833 n° 320,
abitanti anno 1840 n° 288,
abitanti anno 184 3 n° 297
- nome del luogo: Greti, titolo della chiesa: S. Donato (Prioria), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1551 n° 179,
abitanti anno 1745 n° 180,
abitanti anno 1833 n° 154,
abitanti anno 1840 n° 270,
abitanti anno 1843 n° 237
- nome del luogo: S. Pantaleo, titolo della chiesa: S. Pantaleone (Prioria), diocesi cui appartiene: San Miniato,
abitanti anno 1551 n° 274,
abitanti anno 1745 n° 398,
abitanti anno 1833 n° 476,
abitanti anno 1840 n° 520,
abitanti anno 1843 n° 546
- nome del luogo: Paterno e Arniano, titolo della chiesa: S. Lucia e S. Lorenzo (Rettoria), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1745 n° 77,
abitanti anno 1833 n° 137,
abitanti anno 1840 n° 130,
abitanti anno 1843 n° 145
- nome del luogo: Petrojo, titolo della chiesa: S. Maria (Rettoria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 71,
abitanti anno 1745 n° 132,
abitanti anno 1833 n° 152,
abitanti anno 1840 n° 169,
abitanti anno 1843 n° 172
- nome del luogo: Sovigliana, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Rettoria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 123,
abitanti anno 1745 n° 261,
abitanti anno 1833 n° 403,
abitanti anno 1840 n° 455,
abitanti anno 1843 n° 455
- nome del luogo: Spicchio o Pagnanamina, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Rettoria), diocesi cui appartiene:Firenze,
abitanti anno 1551 n° 193,
abitanti anno 1745 n° 572,
abitanti anno 1833 n° 846,
abitanti anno 1840 n° 911,
abitanti anno 1843 n° 917
- nome del luogo: Streda, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Rettoria), diocesi cui appartiene: San Miniato,
abitanti anno 1745 n° 126,
abitanti anno 1833 n° 167,
abitanti anno 1840 n° 183,
abitanti anno 1843 n° 203
- nome del luogo: VINCI, titolo della chiesa: S. Croce (Prioria ), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1551 n° 1335,
abitanti anno 1745 n° 575,
abitanti anno 1833 n° 889,
abitanti anno 1840 n° 938,
abitanti anno 1843 n° 980
- nome del luogo: Vitolini, titolo della chiesa: S. Pietro (Prioria), diocesi cui appartiene: Pistoja,
abitanti anno 1551 n° 350,
abitanti anno 1745 n° 411,
abitanti anno 1833 n° 597,
abitanti anno 1840 n° 623,
abitanti anno 1843 n° 635
- Totale abitanti anno 1551: n° 3168
- Totale abitanti anno 1745: n° 4196
- Totale abitanti anno 1833: n° 4979
Nelle ultime due epoche entravano nella Comunità di Vinci le seguenti frazioni provenienti dalla parrocchia di Orbignano della Comunità di Lamporecchio
- anno 1840: abitanti n° 276
- anno 1843: abitanti n° 287
- Totale abitanti anno 1840: n° 5572
- Totale abitanti anno 1843: n° 5799