Dizionario geografico fisico storico della Toscana (Emanuele Repetti, anno 1833)
LASTRA A SIGNA, ossia di Gangalandi nel Val d’Arno sotto Firenze.
Stato sempre sotto la parrocchia di San Martino a Gangalandi, della cui antica comunità è attualmente capoluogo, e dove tiene residenza un potestà minore suburbano alla capitale, nella Diocesi e Compartimento di Firenze.
Trovasi sulla riva sinistra dell’Arno tra le pendici settentrionali del poggio di Gangalandi e la riva sinistra del fiume Arno, vicino al ponte di Signa e lungo la strada R. pisana, che ha la prima posta dei cavalli presso le mura della Lastra;
7 miglia toscane a pon. di Firenze, 10 miglia toscane a ostro di Prato, e 11 a levante di Empoli, nel grado 28° 46’ longitudine e 43° 46’ 4“ latitudine.
Comecchè non abbia io trovato provvisioni della Repubblica o altri documenti autentici, che riferiscano direttamente a questo Castello della Lastra con tutto ciò vi sono delle ragioni da far credere, che il luogo dove è sorto questo Castello acquistasse il vocabolo di Lastra dagli strati di macigno posti verso il poggio e coi quali il paese accomunò il nome.
Il Comune di Firenze per difesa della strada pisana, sentito il parere del capitano Augut quand’egli era passato al loro soldo, stando alle parole dello storico Jacopo Nardi, fece circondare il borgo della Lastra a Signa di alte mura merlate e torrite, le quali corrisponderebbero a quelle che a guisa di triangolo intorno alla Lastra tuttora restano inutilmente in piedi.
Vi danno accesso tre porte; quella volta verso ostro, detta il Portone di Baccio, guida sul poggio di Gangalandi alla chiesa parrocchiale; la Porta fiorentina a levante, e quella pisana a ponente danno ingresso ed egresso all’antica strada R. di Pisa, che trapassava in mezzo al borgo della Lastra, attualmente tracciata fuori delle mura dalla parte della collina.
La storia finalmente dopo il lungo intervallo di un secolo e mezzo torna a dirci una parola del castello della Lastra, quando nel 1529, all’occasione che l’esercito imperiale stava assediando Firenze, fu postato alla Lastra un presidio militare, perchè da tal banda venivano comodamente provvisioni alla città da Empoli dov’era commissario quel valoroso Francesco Ferrucci, il quale di là amministrava gli ajuti per la patria con gran diligenza, con molto avvertimento ed animoso consiglio.
« Aveva costui, scrive il Segni, mandate nella Lastra per commissione dei Dieci di Balia tre compagnie di soldati, le quali dovessero custodire questo castello, perchè gl’inimici, insignorendosene, non chiudessero quel passo. La qual cosa avendo presentito il principe d’Oranges generale in capo dell’esercito imperiale, staccò subito dal campo sei insegne di Spagnuoli per combatter la Lastra. Questi arrivati sotto il castello e presentatisi colle scale alle muraglie, furono ributtati da quelli di dentro; onde sdegnati i capitani chiesono all’Oranges l’artiglieria per battere la Terra, ed avutala con più 500 Lanzi mandativi dal Principe, la batterono a due bande,e dipoi dieronvi l’assalto. Mentre che agli assediati mancava la munizione da trarre, e ragionavano d’accordare, i Lanzi i primi entrarono dentro, e tagliando a pezzi soldati ed i terrazzani, la saccheggiarono, benchè gli Spagnuoli salvassero la vita alla più parte de’soldati, e si contentassino delle sole taglie. Ed era preso appunto d’allora il castello, quando Otto da Montauto commissario proposto alla guard ia di Prato marciava di là con quattro bande in sua difesa. » (SEGNI, Storie fior. Lib. IV.).
Dopo tale avvenimento bellico il Castello della Lastra non sembra che patisse altre marziali vicende; nè pare che nella storia civile si possano di lui contare fa sti maggiori di quello di essere stato dichiarato a residenza di un potestà minore, allorchè il suo distretto insieme a quello della Comunità di Casellina e Torri furono staccati dalla potesteria di Montelupo e dal Vicariato di Certaldo, mentre in quanto all’amministrazione economica la Lastra a Signa diede il suo nome all’antica comunità di Gangalandi.
Solamente la giurisdizione ecclesiastica, più ferma per molti rapporti nelle sue abitudini e suddivisioni di plebanati, mostra di non avere variato punto nè poco nella denominazione e dependenza del popolo della Lastra a Signa.
Avvegnachè la popolazione del suo castello sino dalla sua origine fece parte, e tuttora si conserva sotto la cura del preposto di S. Martino a Gangalandi.
Ciò non ostante non apparisce chiaramente manifesto che il Castello di Gangalandi fosse in poggio, dov’è la prepositura di S. Martino, e molto meno s’incontrano fatti per dire, che esso sia esistito più in alto, dove si sa che fu un altro fortilizio conosciuto nella storia col nome di Castello di Monte Orlando.
Altronde tutti i documenti superstiti concorrono a far credere che il ricercato Castello di Gangalandi fosse nello stesso luogo della Lastra.
All’articolo Gangalandi, fu rammentato un documento dell’anno 1108, col quale diversi nobili fiorentini patroni delle chiese di S. Michele e di S. Martino a Gangalandi, non che di un sottoposto ospedale situato in Monte Politiano, assegnarono i nominati luoghi pii con le respettive abitazioni e terreni di loro patrimonio all’amministrazione e governo del preposto di San Martino a Gangalandi, cui donarono fra le altre sostanze delle case e delle terre poste juxta ripam castri Gangalandi.
Se si trattasse qui della ripa d’Arno piuttosto che di una ripa di poggio, la questione si mostrerebbe decisa in favore della Lastra.
Concorre peraltro a corroborare quest’ultima opinione il sapere, che da lunga mano esisteva dentro il castel della Lastra un ricco ospedale per ricevere i pellegrini sotto il titolo di S. Antonio, ospedale che fu pure uno di quelli conservati dall’editto del 1751, comecchè dei suoi beni ne fosse già stata instituita una commenda per l’Ordine dei cavalieri di S. Stefano PP. e martire.
Movimento della popolazione della PARROCCHIA della LASTRA, ossia di Gangalandi a tre epoche di verse, divisa per famiglie.
ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 113; totalità della popolazione 469.
ANNO 1745: Impuberi maschi 369; femmine 600; adulti maschi 817, femmine 608; coniugati dei due sessi 688; ecclesiastici 53; numero delle famiglie 451; totalità della popolazione 3135.
ANNO 1833: Impuberi maschi 501; femmine 594; adulti maschi 633, femmine 652; coniugati dei due sessi 1956; ecclesiastici 52; nu mero delle famiglie 896; totalità della popolazione 4388.
Comunità della Lastra a Signa. – Il territorio di questa comunità abbraccia una superficie di 12581 quadrati, dei quali 530 sono presi da corsi d’acqua e da strade.
Nel 1833 vi stanziava una popolazione di 8023 abitanti, a ragione di 535 individui per ogni miglia toscane quadrato di suolo imponibile.
Il territorio di questa comunità presenta la figura di un romboide con uno dei suoi angoli (quello volto a grecale) troncato.
Esso è confinato fra cinque comunità.
Dal lato di settentrione ha la Comunità di Signa, mediante il fiume Arno, a partire dallo sbocco del fosso Rigone fino a quello del borro della Macinaja , che è sull’ingresso della Golfolina.
Dal qual punto il tortuoso alveo dell’Arno serve a separare la comunità della Lastra da quella di Carmignano sino alla fornace e alla nave di Camajone.
Costà lascia a destra il fiume, e voltando faccia da settentrione a ponente, trova la Comunità di Montelupo con la quale taglia la strada R. pisana e di là salendo il poggio di Luciano, attraversa l’antica strada maestra di Pisa, che per breve tratto costeggia; quindi passando (ERRATA: a levante) a ponente del castello del Malmantile, entra nel borro Rimicchiese, e con esso scende nel fiume Pesa.
A questo punto piegando alquanto da ponente a libeccio s’incammina contro acqua lungo il fiume prenominato, finchè alla foce (ERRATA : del torrente Virgilio ) del torrente Virgiaio abbandona la Comunità di Monte Lupo e sottentra quella di Montespertoli, con la quale si accompagna sino alla confluenza del Ritortola.
Costà lascia a destra il fiume Pesa, e trova dal lato di scirocco-levante la Comunità della Casellina e Torri, e insieme con essa l’altra della Lastra cammina di conserva su per i poggi della Romola; da primo rimontando il rio Ritortola, quindi per termini artificiali arriva sulla cima del poggio di Carcheri, e di là per la via comunale della Ginestra riscende la pendice settentrionale del poggio medesimo per avviarsi verso l’Arno, servendo alle due comunità di confine, da primo il fosso di Valimorta, poi la così detta strada di Romania, e quindi i termini artificiali, lungo i quali attraversa la strada R pisana mezzo miglia toscane circa a levante della Lastra per avviarsi col fosso Rigone nell’Arno di fronte alla Comunità di Signa.
Due strade maestre attraversano da levante a ponente la comunità della Lastra a Signa, cioè l’antica pisana che passa per il poggio di Malmantile, e la moderna R. postale, che attualmente è praticata fuori del castello dalla parte del poggio di Gangalandi.
In quanto alla natura del terreno, per ciò che riguarda il piano della Lastra, esso consiste tutto di terreno fluitato, e colmato dalle alluvioni dell’Arno, mentre il poggio di Gangalandi, e quelli contigui di Lecceto e del Malmantile sono formati di macigno alternate con strati di schisto mArnoso, ossia di bisciajo , siccome fu già avvertito all’Articolo GONFOLINA.
Ivi pure fu detto che la superficie di coteste ora popolose e ben coltivate colline era coperta di pinete e di selve di lecci, talchè col nomignolo di Lecceto viene indicato un soppresso convento di Domenicani Gavotti.
Porta il distintivo della Selva la chiesa parrocchiale del Malmantile (S. Pietro in Selva), ed il soppresso convento dei Carmelitani dell’Osservanza di Mantova, come pure la villa Salviati, ora Borghesi, e l’altra detta anch’essa la Selva già del Cav. Strozzi, ord Chemin.
Il territorio comunitativo della Lastra dal secolo XIV in poi ha quasi totalmente cambiato di aspetto, sia dalla parte dei colli, dove alle folte pinete ed alle selve di lecci e di querceti vennero sostituiti vaghi giardini pensili, ridenti coltivazioni, ben adorni viali, e grandiose case di campagna.
Altrettanto può dirsi che abbia variato di aspetto la pianura sopra e sotto alla Lastra, dove un dì il fiume Arno, senza sponde, senza pignoni, e senz’alcun argine, a suo capriccio correva per doppio alveo.
Infatti davanti al Castello della Lastra, nel popolo di S. Martino a Gangalandi, il fiume nel secolo XIII formava un bisArno, come quello davanti alla badìa a Settimo; e costà a Gangalandi basso gli stessi monaci di Settimo sino dal 1252 ottennero dal governo fiorentino licenza di fabbricare una pescaja sulla ripa sinistra dell’Arno, in luogo che appellavasi il Mercatale di Signa .
Quindi con atto pubblico dei quattro marzo 1253 il prete Rognoso pievano di S. Giovanni a Signa, previo il consenso dei canonici della sua pieve, vendè al monastero di Settimo una pescaja di Giuncheto situata nel fiume Arno presso al ponticello.
Che realmente la prenominata pescaja fosse dalla parte sinistra dell’Arno, e per conseguenza nel distretto della Lastra, non ne lasciano dubitare tre altri contratti; uno dei quali fu celebrato in Signa li 20 gennajo 1268, mercè cui tre possidenti venderono ai monaci di Settimo la loro porziore di un mulino con pescaja posta nel fume Arno presso Signa in luogo chiamato Giuncheto.
Il secondo istrumento del 20 novembre 1278 trattava di una permuta di terre poste nel popolo di S. Martino a Gangalandi sotto le mulina della badìa a Settimo.
Finalmente per contratto dei 13 giugno 1319 i monaci predetti affittarono per due anni i mulini maggiori della loro badìa posti nel fiume Arno nel popolo di S. Martino a Gangalandi per l’annuo canone di 70 moggia di grano.
Sono quei mulini presso Signa, per i quali Castruccio Antelminelli, mentre col suo esercito armeggiava negli accampamenti di Signa, concedè sotto dì 26 febbrajo 1326 un salvacondotto a favore dei mugnai, dei lavoranti, de’contadini, e di tutti coloro che si recavano ai mulini della badìa a Settimo presso Signa a macinare il grano e le biade durante la guerra che facevasi dal capitano lucchese al Comune di Firenze.
(ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Badia a Settimo ).
Alli stessi mulini ed alla pescaja fra Gangalandi e Signa appellano eziandio moltissime deliberazioni dei priori, gonfaloniere di giustizia e collegi della Repubblica fiorentina discusse fra il 1319 e il 1340, sino a quella che, previa una congrua compensazione ai monaci suddetti, ordinò di atterrare tutti i mulini tra Signa e Gangalandi e di demolire le relative pescaje per declinare e rimettere nel corso naturale le acque dell’Arno; a cagione (diceva il decreto) delle frequenti inondazioni che per tali impedimenti accadevano tanto dalla parte destra della pianura tra Brozzi e Signa, quanto dal lato opposto verso Settimo e la Lastra.
(ARCH. DIPL. FIOR. loc. cit.)
Infatti dopo la demolizione delle pescaie di Gangalandi molto terreno, che innanzi era coperto, o circondato dalle acque dell’Arno, restò asciutto e libero alla coltura, talchè la Signoria di Firenze con riformagione degli 11 agosto
1361 comandò che gli ufiziali del magistrato di Torre confinassero e repartissero, sia il terreno dell’Isola che più non esisteva nell’Arno presso Signa, quanto le terre scoperte che avevano servito di letto ad una parte dello stesso fiume, avvegnachè questo si era totalmente diretto dall’altro lato.
(ARCH. DIPL. FIOR. l. cit. e RIFORMAGIONI DI FIR.)
Così quella pianura che fu sterile greto dell’Arno, a poco a poco bonificata dalle colmate dello stesso fiume e da quelle dei torrenti Vingone e Rigone, divenne un prezioso acquisto per l’agraria, una pianura fruttifera in vino, in cereali, in legumi e in ortaggi.
Molto più variata, più ricca e più vaga è la coltivazione delle colline di Gangalandi, di Monte Orlando, del Malmantile, o della Selva, di Lecceto, di Belvedere, di Luciano ec., tutte colline vaghe e deliziose per la loro posizione, che dominano dalla parte orientale il ValdArno fiorentino, a settentrione le Valli dell’Ombrone e del Bisenzio; a ponente il ValdArno inferiore; ed a ostro le Valli della Pesa e dell’Elsa: colline tutte ridenti per la moltitudine dei palazzi e delle ville signorili, per la bellezza dei frequenti giardini, uccellari, boschetti e viali, e che coronano un anfiteatro adorno di piante fruttifere di ogni specie.
Ma la ricchezza maggiore degli abitanti della Lastra e di Gangalandi consiste nella manifattura dei cappelli di paglia, le cui trecce ivi ed a Signa dalle donne specialmente si fabbricano con tale maestria, che quei cappelli portano il loro nome oltremonte ed oltremare.
Avvi costà una delle più grandiose fabbriche di tal genere di proprietà del negoziante Pasquale Benini, il quale fornisce per questo solo articolo manifatturiero materia da lavoro a piu centinaja d’individui dell’uno e dell’altro sesso.
Dopo il motuproprio dei 23 maggio 1774 relativo all’organizzazione di 39 comunità dei tre vicariati del contado fiorentino, cotesta della Lastra a Signa riunì in un solo corpo di amministrazioni dodici preesistenti comunelli e popoli diversi, sotto i seguenti vocaboli:
1. S. Maria a Lamole,
2. S. Stefano a Calcinaja ;
3. S. Stefano alle Busche (di OltrArno);
4. S. Pietro in Selva;
5. S. Martino a Gangalandi con la sua Lega, cioè:
6. S. Maria a Pulica;
7. S. Martino a Carcheri;
8. S. Andrea a Castratoli, (soppresso);
9. S. Maria a Marliano (idem);
10. S. Donato a Misciano (idem);
11. S. Pietro a Nebbiatoli (idem);
12. S. Bartolommeo a Bracciatica (idem).
Mediante le riforme fatte nel 1833 venne staccato dalla comunità della Lastra ed incluso nella Comunità di Carmignano il territorio e la popolazione di S. Stefano alle Busche situato alla destra dell’Arno, e viceversa furono incorporati alla prima i popoli di Castagnolo, di S. Ilario e di S. Romolo a Settimo , già della Comunità di Casellina e Torri.
Vedere CARMIGNANO, CASELLINA E TORRI Comunità.
La comunità della Lastra a Signa mantiene un medico chirurgo e un maestro di scuola, e costà esiste una compagnia della Misericordia, associata a quella cotanto benemerita di Firenze.
Si tiene alla Lastra a Signa una fiera nel dì 16 agosto.
Da due anni in quà vi è stato introdotto ogni 15 giorni un mercato che cade nel mercoledì.
A tal effetto fu costruita una comoda piazza dentro il castello, ed un’altra se ne prepara destinata ai bestiami.
Ebbe i natali alla Lastra a Signa, e sepolcro nella sua chiesa parrocchiale di Gangalandi il Dott. Alessandro Bicchierai medico distinto del secolo XVIII, ed autore di varii scritti, fra i quali è ben conosciuto il voluminoso trattato sui Bagni di Montecatini.
Risiede alla Lastra uno dei 7 potestà suburbani coadiutore del commissario del Quartiere di S. Spirito della città di Firenze; egli abbraccia nella sua giurisdizione civile, oltre la Comunità della Lastra, quella della Casellina e Torri.
La sua cancelleria comunitativa, l’ufizio di esazione del Registro e l’ingegnere di Circondario trovansi in Empoli.
La conservazione delle Ipoteche, e la Ruota sono a Firenze.
POPOLAZIONE della Comunità della LASTRA A SIGNA, già di Gangalandi, a tre epoche diverse.
- nome del luogo: Calcinaja, titolo della chiesa: S. Stefano (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1745 n° 349, abitanti anno 1833 n° 601
- nome del luogo: Carcheri, titolo della chiesa: S. Martino (Rettoria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 148,
abitanti anno 1745 n° 280 (con l’annesso di Nebbiatoli ),
abitanti anno 1833 n° 534 (con l’annesso di Nebbiatoli )
- nome del luogo: Nebbiatoli, titolo della chiesa: S. Pietro (soppressa ), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1745 n° - (annessa a S. Martino a Carcheri),
abitanti anno 1833 n° - (annessa a S. Martino a Carcheri)
- nome del luogo: Castagnolo, titolo della chiesa: S. Maria (Rettoria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 99,
abitanti anno 1745 n° 95,
abitanti anno 1833 n° 153
- nome del luogo: Gangalandi e LASTRA A SIGNA, titolo della chiesa: S. Martino (Prepositura), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 409,
abitanti anno 1745 n° 3135,
abitanti anno 1833 n° 4388
- nome del luogo: Lamole o Brucianese, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1745 n° 513,
abitanti anno 1833 n° 529
- nome del luogo: Marliano, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 108,
abitanti anno 1745 n° 264 (con gli annessi di Castratoli e di Misciano),
abitanti anno 1833 n° 355 (con gli annessi di Castratoli e di Misciano)
- nome del luogo: Castratoli, titolo della chiesa: S. Andrea (soppressa ), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 67
- nome del luogo: Misciano, titolo della chiesa: S. Donato (soppressa ), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 52,
abitanti anno 1745 n° - (annessa a S. Maria a Marliano),
abitanti anno 1833 n° - (annessa a S. Maria a Marliano)
- nome del luogo: Pulica, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 281,
abitanti anno 1745 n° 199,
abitanti anno 1833 n° 322
- nome del luogo: Selva o a Malmantile, titolo della chiesa: S. Pietro (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 88,
abitanti anno 1745 n° 409,
abitanti anno 1833 n° 711 (con gli annessi di Luciano e di Bracciatica )
- nome del luogo: Luciano, titolo della chiesa: S. Michele (soppressa ), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 52,
abitanti anno 1745 n° 248
- nome del luogo: Bracciatica, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (soppressa ), diocesi cui appartiene: Firenze,
- Totale abitanti anno 1551 n° 1727
- Totale abitanti anno 1745 n° 5677
- Totale abitanti anno 1833 n° 8023
-SUPPLEMENTO
LASTRA A SIGNA nel Val d’Arno sotto Firenze.
Dove dice, che il Comune di Firenze, stando alle parole dello storico Iacopo Nardi, verso il 1378 fece circondare di alte mura merlate e torrite il borgo della Lastra a Signa a disegno del Gen. Augut, si aggiunga:
Ciò peraltro non armonizza con quanto si è scoperto in varie provvisioni della Signoria di Firenze, con una delle quali del 14 aprile, anno 1400 fu ordinato “che il borgo della Lastra compreso nel Comune di Gangalandi si fortificasse”.
Dello stesso giorno ed anno è un’altra provvisione per fortificare il borgo del Malmantile; quindi nel 24 luglio del 1503 fu dato ordine di compire gli edifizj già incominciati nei fortilizj del borgo della Lastra ed in quello del Malmantile.
(GAYE, Opera citata).
Nel 1833 la Comunità della Lastra a Signa contava 8943 Abitanti e nel 1845 ne aveva 9118, come appresso:
Calcinaja, Abitanti N.° 644
Carcheri, Abitanti N.° 647
Castagnolo, Abitanti N.° 159
Gangalandi e LASTRA, Abitanti N.° 4920
Lamole (della Lastra ), Abitanti N.° 595
Marliano, Abitanti N.° 384
Selva e annessi, Abitanti N.° 819
Settimo (S. Ilario a), Abitanti N.° 191
Idem (S. Romolo a), Abitanti N.° 294
Annessi
Montelupo; dalla Comunità di Montelupo, Abitanti N.°54
Palma (S. Martino alla); dalla Comunità di Casellina e Torri, Abitanti N.° 169
Settimo (S. Colombano a); dalla Comunità di Casellina e Torri, Abitanti N.° 40
Idem (Pieve di S. Giuliano); dalla Comunità di Casellina e Torri, Abitanti N.° 202
TOTALE Abitanti N.° 9118
LASTRA A SIGNA, ossia di Gangalandi
LASTRA A SIGNA, ossia di Gangalandi nel Val d’Arno sotto Firenze.
Stato sempre sotto la parrocchia di San Martino a Gangalandi, della cui antica comunità è attualmente capoluogo, e dove tiene residenza un potestà minore suburbano alla capitale, nella Diocesi e Compartimento di Firenze.
Trovasi sulla riva sinistra dell’Arno tra le pendici settentrionali del poggio di Gangalandi e la riva sinistra del fiume Arno, vicino al ponte di Signa e lungo la strada R. pisana, che ha la prima posta dei cavalli presso le mura della Lastra;
7 miglia toscane a pon. di Firenze, 10 miglia toscane a ostro di Prato, e 11 a levante di Empoli, nel grado 28° 46’ longitudine e 43° 46’ 4“ latitudine.
Comecchè non abbia io trovato provvisioni della Repubblica o altri documenti autentici, che riferiscano direttamente a questo Castello della Lastra con tutto ciò vi sono delle ragioni da far credere, che il luogo dove è sorto questo Castello acquistasse il vocabolo di Lastra dagli strati di macigno posti verso il poggio e coi quali il paese accomunò il nome.
Il Comune di Firenze per difesa della strada pisana, sentito il parere del capitano Augut quand’egli era passato al loro soldo, stando alle parole dello storico Jacopo Nardi, fece circondare il borgo della Lastra a Signa di alte mura merlate e torrite, le quali corrisponderebbero a quelle che a guisa di triangolo intorno alla Lastra tuttora restano inutilmente in piedi.
Vi danno accesso tre porte; quella volta verso ostro, detta il Portone di Baccio, guida sul poggio di Gangalandi alla chiesa parrocchiale; la Porta fiorentina a levante, e quella pisana a ponente danno ingresso ed egresso all’antica strada R. di Pisa, che trapassava in mezzo al borgo della Lastra, attualmente tracciata fuori delle mura dalla parte della collina.
La storia finalmente dopo il lungo intervallo di un secolo e mezzo torna a dirci una parola del castello della Lastra, quando nel 1529, all’occasione che l’esercito imperiale stava assediando Firenze, fu postato alla Lastra un presidio militare, perchè da tal banda venivano comodamente provvisioni alla città da Empoli dov’era commissario quel valoroso Francesco Ferrucci, il quale di là amministrava gli ajuti per la patria con gran diligenza, con molto avvertimento ed animoso consiglio.
« Aveva costui, scrive il Segni, mandate nella Lastra per commissione dei Dieci di Balia tre compagnie di soldati, le quali dovessero custodire questo castello, perchè gl’inimici, insignorendosene, non chiudessero quel passo. La qual cosa avendo presentito il principe d’Oranges generale in capo dell’esercito imperiale, staccò subito dal campo sei insegne di Spagnuoli per combatter la Lastra. Questi arrivati sotto il castello e presentatisi colle scale alle muraglie, furono ributtati da quelli di dentro; onde sdegnati i capitani chiesono all’Oranges l’artiglieria per battere la Terra, ed avutala con più 500 Lanzi mandativi dal Principe, la batterono a due bande,e dipoi dieronvi l’assalto. Mentre che agli assediati mancava la munizione da trarre, e ragionavano d’accordare, i Lanzi i primi entrarono dentro, e tagliando a pezzi soldati ed i terrazzani, la saccheggiarono, benchè gli Spagnuoli salvassero la vita alla più parte de’soldati, e si contentassino delle sole taglie. Ed era preso appunto d’allora il castello, quando Otto da Montauto commissario proposto alla guard ia di Prato marciava di là con quattro bande in sua difesa. » (SEGNI, Storie fior. Lib. IV.).
Dopo tale avvenimento bellico il Castello della Lastra non sembra che patisse altre marziali vicende; nè pare che nella storia civile si possano di lui contare fa sti maggiori di quello di essere stato dichiarato a residenza di un potestà minore, allorchè il suo distretto insieme a quello della Comunità di Casellina e Torri furono staccati dalla potesteria di Montelupo e dal Vicariato di Certaldo, mentre in quanto all’amministrazione economica la Lastra a Signa diede il suo nome all’antica comunità di Gangalandi.
Solamente la giurisdizione ecclesiastica, più ferma per molti rapporti nelle sue abitudini e suddivisioni di plebanati, mostra di non avere variato punto nè poco nella denominazione e dependenza del popolo della Lastra a Signa.
Avvegnachè la popolazione del suo castello sino dalla sua origine fece parte, e tuttora si conserva sotto la cura del preposto di S. Martino a Gangalandi.
Ciò non ostante non apparisce chiaramente manifesto che il Castello di Gangalandi fosse in poggio, dov’è la prepositura di S. Martino, e molto meno s’incontrano fatti per dire, che esso sia esistito più in alto, dove si sa che fu un altro fortilizio conosciuto nella storia col nome di Castello di Monte Orlando.
Altronde tutti i documenti superstiti concorrono a far credere che il ricercato Castello di Gangalandi fosse nello stesso luogo della Lastra.
All’articolo Gangalandi, fu rammentato un documento dell’anno 1108, col quale diversi nobili fiorentini patroni delle chiese di S. Michele e di S. Martino a Gangalandi, non che di un sottoposto ospedale situato in Monte Politiano, assegnarono i nominati luoghi pii con le respettive abitazioni e terreni di loro patrimonio all’amministrazione e governo del preposto di San Martino a Gangalandi, cui donarono fra le altre sostanze delle case e delle terre poste juxta ripam castri Gangalandi.
Se si trattasse qui della ripa d’Arno piuttosto che di una ripa di poggio, la questione si mostrerebbe decisa in favore della Lastra.
Concorre peraltro a corroborare quest’ultima opinione il sapere, che da lunga mano esisteva dentro il castel della Lastra un ricco ospedale per ricevere i pellegrini sotto il titolo di S. Antonio, ospedale che fu pure uno di quelli conservati dall’editto del 1751, comecchè dei suoi beni ne fosse già stata instituita una commenda per l’Ordine dei cavalieri di S. Stefano PP. e martire.
Movimento della popolazione della PARROCCHIA della LASTRA, ossia di Gangalandi a tre epoche di verse, divisa per famiglie.
ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 113; totalità della popolazione 469.
ANNO 1745: Impuberi maschi 369; femmine 600; adulti maschi 817, femmine 608; coniugati dei due sessi 688; ecclesiastici 53; numero delle famiglie 451; totalità della popolazione 3135.
ANNO 1833: Impuberi maschi 501; femmine 594; adulti maschi 633, femmine 652; coniugati dei due sessi 1956; ecclesiastici 52; nu mero delle famiglie 896; totalità della popolazione 4388.
Comunità della Lastra a Signa. – Il territorio di questa comunità abbraccia una superficie di 12581 quadrati, dei quali 530 sono presi da corsi d’acqua e da strade.
Nel 1833 vi stanziava una popolazione di 8023 abitanti, a ragione di 535 individui per ogni miglia toscane quadrato di suolo imponibile.
Il territorio di questa comunità presenta la figura di un romboide con uno dei suoi angoli (quello volto a grecale) troncato.
Esso è confinato fra cinque comunità.
Dal lato di settentrione ha la Comunità di Signa, mediante il fiume Arno, a partire dallo sbocco del fosso Rigone fino a quello del borro della Macinaja , che è sull’ingresso della Golfolina.
Dal qual punto il tortuoso alveo dell’Arno serve a separare la comunità della Lastra da quella di Carmignano sino alla fornace e alla nave di Camajone.
Costà lascia a destra il fiume, e voltando faccia da settentrione a ponente, trova la Comunità di Montelupo con la quale taglia la strada R. pisana e di là salendo il poggio di Luciano, attraversa l’antica strada maestra di Pisa, che per breve tratto costeggia; quindi passando (ERRATA: a levante) a ponente del castello del Malmantile, entra nel borro Rimicchiese, e con esso scende nel fiume Pesa.
A questo punto piegando alquanto da ponente a libeccio s’incammina contro acqua lungo il fiume prenominato, finchè alla foce (ERRATA : del torrente Virgilio ) del torrente Virgiaio abbandona la Comunità di Monte Lupo e sottentra quella di Montespertoli, con la quale si accompagna sino alla confluenza del Ritortola.
Costà lascia a destra il fiume Pesa, e trova dal lato di scirocco-levante la Comunità della Casellina e Torri, e insieme con essa l’altra della Lastra cammina di conserva su per i poggi della Romola; da primo rimontando il rio Ritortola, quindi per termini artificiali arriva sulla cima del poggio di Carcheri, e di là per la via comunale della Ginestra riscende la pendice settentrionale del poggio medesimo per avviarsi verso l’Arno, servendo alle due comunità di confine, da primo il fosso di Valimorta, poi la così detta strada di Romania, e quindi i termini artificiali, lungo i quali attraversa la strada R pisana mezzo miglia toscane circa a levante della Lastra per avviarsi col fosso Rigone nell’Arno di fronte alla Comunità di Signa.
Due strade maestre attraversano da levante a ponente la comunità della Lastra a Signa, cioè l’antica pisana che passa per il poggio di Malmantile, e la moderna R. postale, che attualmente è praticata fuori del castello dalla parte del poggio di Gangalandi.
In quanto alla natura del terreno, per ciò che riguarda il piano della Lastra, esso consiste tutto di terreno fluitato, e colmato dalle alluvioni dell’Arno, mentre il poggio di Gangalandi, e quelli contigui di Lecceto e del Malmantile sono formati di macigno alternate con strati di schisto mArnoso, ossia di bisciajo , siccome fu già avvertito all’Articolo GONFOLINA.
Ivi pure fu detto che la superficie di coteste ora popolose e ben coltivate colline era coperta di pinete e di selve di lecci, talchè col nomignolo di Lecceto viene indicato un soppresso convento di Domenicani Gavotti.
Porta il distintivo della Selva la chiesa parrocchiale del Malmantile (S. Pietro in Selva), ed il soppresso convento dei Carmelitani dell’Osservanza di Mantova, come pure la villa Salviati, ora Borghesi, e l’altra detta anch’essa la Selva già del Cav. Strozzi, ord Chemin.
Il territorio comunitativo della Lastra dal secolo XIV in poi ha quasi totalmente cambiato di aspetto, sia dalla parte dei colli, dove alle folte pinete ed alle selve di lecci e di querceti vennero sostituiti vaghi giardini pensili, ridenti coltivazioni, ben adorni viali, e grandiose case di campagna.
Altrettanto può dirsi che abbia variato di aspetto la pianura sopra e sotto alla Lastra, dove un dì il fiume Arno, senza sponde, senza pignoni, e senz’alcun argine, a suo capriccio correva per doppio alveo.
Infatti davanti al Castello della Lastra, nel popolo di S. Martino a Gangalandi, il fiume nel secolo XIII formava un bisArno, come quello davanti alla badìa a Settimo; e costà a Gangalandi basso gli stessi monaci di Settimo sino dal 1252 ottennero dal governo fiorentino licenza di fabbricare una pescaja sulla ripa sinistra dell’Arno, in luogo che appellavasi il Mercatale di Signa .
Quindi con atto pubblico dei quattro marzo 1253 il prete Rognoso pievano di S. Giovanni a Signa, previo il consenso dei canonici della sua pieve, vendè al monastero di Settimo una pescaja di Giuncheto situata nel fiume Arno presso al ponticello.
Che realmente la prenominata pescaja fosse dalla parte sinistra dell’Arno, e per conseguenza nel distretto della Lastra, non ne lasciano dubitare tre altri contratti; uno dei quali fu celebrato in Signa li 20 gennajo 1268, mercè cui tre possidenti venderono ai monaci di Settimo la loro porziore di un mulino con pescaja posta nel fume Arno presso Signa in luogo chiamato Giuncheto.
Il secondo istrumento del 20 novembre 1278 trattava di una permuta di terre poste nel popolo di S. Martino a Gangalandi sotto le mulina della badìa a Settimo.
Finalmente per contratto dei 13 giugno 1319 i monaci predetti affittarono per due anni i mulini maggiori della loro badìa posti nel fiume Arno nel popolo di S. Martino a Gangalandi per l’annuo canone di 70 moggia di grano.
Sono quei mulini presso Signa, per i quali Castruccio Antelminelli, mentre col suo esercito armeggiava negli accampamenti di Signa, concedè sotto dì 26 febbrajo 1326 un salvacondotto a favore dei mugnai, dei lavoranti, de’contadini, e di tutti coloro che si recavano ai mulini della badìa a Settimo presso Signa a macinare il grano e le biade durante la guerra che facevasi dal capitano lucchese al Comune di Firenze.
(ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Badia a Settimo ).
Alli stessi mulini ed alla pescaja fra Gangalandi e Signa appellano eziandio moltissime deliberazioni dei priori, gonfaloniere di giustizia e collegi della Repubblica fiorentina discusse fra il 1319 e il 1340, sino a quella che, previa una congrua compensazione ai monaci suddetti, ordinò di atterrare tutti i mulini tra Signa e Gangalandi e di demolire le relative pescaje per declinare e rimettere nel corso naturale le acque dell’Arno; a cagione (diceva il decreto) delle frequenti inondazioni che per tali impedimenti accadevano tanto dalla parte destra della pianura tra Brozzi e Signa, quanto dal lato opposto verso Settimo e la Lastra.
(ARCH. DIPL. FIOR. loc. cit.)
Infatti dopo la demolizione delle pescaie di Gangalandi molto terreno, che innanzi era coperto, o circondato dalle acque dell’Arno, restò asciutto e libero alla coltura, talchè la Signoria di Firenze con riformagione degli 11 agosto
1361 comandò che gli ufiziali del magistrato di Torre confinassero e repartissero, sia il terreno dell’Isola che più non esisteva nell’Arno presso Signa, quanto le terre scoperte che avevano servito di letto ad una parte dello stesso fiume, avvegnachè questo si era totalmente diretto dall’altro lato.
(ARCH. DIPL. FIOR. l. cit. e RIFORMAGIONI DI FIR.)
Così quella pianura che fu sterile greto dell’Arno, a poco a poco bonificata dalle colmate dello stesso fiume e da quelle dei torrenti Vingone e Rigone, divenne un prezioso acquisto per l’agraria, una pianura fruttifera in vino, in cereali, in legumi e in ortaggi.
Molto più variata, più ricca e più vaga è la coltivazione delle colline di Gangalandi, di Monte Orlando, del Malmantile, o della Selva, di Lecceto, di Belvedere, di Luciano ec., tutte colline vaghe e deliziose per la loro posizione, che dominano dalla parte orientale il ValdArno fiorentino, a settentrione le Valli dell’Ombrone e del Bisenzio; a ponente il ValdArno inferiore; ed a ostro le Valli della Pesa e dell’Elsa: colline tutte ridenti per la moltitudine dei palazzi e delle ville signorili, per la bellezza dei frequenti giardini, uccellari, boschetti e viali, e che coronano un anfiteatro adorno di piante fruttifere di ogni specie.
Ma la ricchezza maggiore degli abitanti della Lastra e di Gangalandi consiste nella manifattura dei cappelli di paglia, le cui trecce ivi ed a Signa dalle donne specialmente si fabbricano con tale maestria, che quei cappelli portano il loro nome oltremonte ed oltremare.
Avvi costà una delle più grandiose fabbriche di tal genere di proprietà del negoziante Pasquale Benini, il quale fornisce per questo solo articolo manifatturiero materia da lavoro a piu centinaja d’individui dell’uno e dell’altro sesso.
Dopo il motuproprio dei 23 maggio 1774 relativo all’organizzazione di 39 comunità dei tre vicariati del contado fiorentino, cotesta della Lastra a Signa riunì in un solo corpo di amministrazioni dodici preesistenti comunelli e popoli diversi, sotto i seguenti vocaboli:
1. S. Maria a Lamole,
2. S. Stefano a Calcinaja ;
3. S. Stefano alle Busche (di OltrArno);
4. S. Pietro in Selva;
5. S. Martino a Gangalandi con la sua Lega, cioè:
6. S. Maria a Pulica;
7. S. Martino a Carcheri;
8. S. Andrea a Castratoli, (soppresso);
9. S. Maria a Marliano (idem);
10. S. Donato a Misciano (idem);
11. S. Pietro a Nebbiatoli (idem);
12. S. Bartolommeo a Bracciatica (idem).
Mediante le riforme fatte nel 1833 venne staccato dalla comunità della Lastra ed incluso nella Comunità di Carmignano il territorio e la popolazione di S. Stefano alle Busche situato alla destra dell’Arno, e viceversa furono incorporati alla prima i popoli di Castagnolo, di S. Ilario e di S. Romolo a Settimo , già della Comunità di Casellina e Torri.
Vedere CARMIGNANO, CASELLINA E TORRI Comunità.
La comunità della Lastra a Signa mantiene un medico chirurgo e un maestro di scuola, e costà esiste una compagnia della Misericordia, associata a quella cotanto benemerita di Firenze.
Si tiene alla Lastra a Signa una fiera nel dì 16 agosto.
Da due anni in quà vi è stato introdotto ogni 15 giorni un mercato che cade nel mercoledì.
A tal effetto fu costruita una comoda piazza dentro il castello, ed un’altra se ne prepara destinata ai bestiami.
Ebbe i natali alla Lastra a Signa, e sepolcro nella sua chiesa parrocchiale di Gangalandi il Dott. Alessandro Bicchierai medico distinto del secolo XVIII, ed autore di varii scritti, fra i quali è ben conosciuto il voluminoso trattato sui Bagni di Montecatini.
Risiede alla Lastra uno dei 7 potestà suburbani coadiutore del commissario del Quartiere di S. Spirito della città di Firenze; egli abbraccia nella sua giurisdizione civile, oltre la Comunità della Lastra, quella della Casellina e Torri.
La sua cancelleria comunitativa, l’ufizio di esazione del Registro e l’ingegnere di Circondario trovansi in Empoli.
La conservazione delle Ipoteche, e la Ruota sono a Firenze.
POPOLAZIONE della Comunità della LASTRA A SIGNA, già di Gangalandi, a tre epoche diverse.
- nome del luogo: Calcinaja, titolo della chiesa: S. Stefano (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1745 n° 349, abitanti anno 1833 n° 601
- nome del luogo: Carcheri, titolo della chiesa: S. Martino (Rettoria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 148,
abitanti anno 1745 n° 280 (con l’annesso di Nebbiatoli ),
abitanti anno 1833 n° 534 (con l’annesso di Nebbiatoli )
- nome del luogo: Nebbiatoli, titolo della chiesa: S. Pietro (soppressa ), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1745 n° - (annessa a S. Martino a Carcheri),
abitanti anno 1833 n° - (annessa a S. Martino a Carcheri)
- nome del luogo: Castagnolo, titolo della chiesa: S. Maria (Rettoria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 99,
abitanti anno 1745 n° 95,
abitanti anno 1833 n° 153
- nome del luogo: Gangalandi e LASTRA A SIGNA, titolo della chiesa: S. Martino (Prepositura), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 409,
abitanti anno 1745 n° 3135,
abitanti anno 1833 n° 4388
- nome del luogo: Lamole o Brucianese, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1745 n° 513,
abitanti anno 1833 n° 529
- nome del luogo: Marliano, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 108,
abitanti anno 1745 n° 264 (con gli annessi di Castratoli e di Misciano),
abitanti anno 1833 n° 355 (con gli annessi di Castratoli e di Misciano)
- nome del luogo: Castratoli, titolo della chiesa: S. Andrea (soppressa ), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 67
- nome del luogo: Misciano, titolo della chiesa: S. Donato (soppressa ), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 52,
abitanti anno 1745 n° - (annessa a S. Maria a Marliano),
abitanti anno 1833 n° - (annessa a S. Maria a Marliano)
- nome del luogo: Pulica, titolo della chiesa: S. Maria (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 281,
abitanti anno 1745 n° 199,
abitanti anno 1833 n° 322
- nome del luogo: Selva o a Malmantile, titolo della chiesa: S. Pietro (Prioria), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 88,
abitanti anno 1745 n° 409,
abitanti anno 1833 n° 711 (con gli annessi di Luciano e di Bracciatica )
- nome del luogo: Luciano, titolo della chiesa: S. Michele (soppressa ), diocesi cui appartiene: Firenze,
abitanti anno 1551 n° 52,
abitanti anno 1745 n° 248
- nome del luogo: Bracciatica, titolo della chiesa: S. Bartolommeo (soppressa ), diocesi cui appartiene: Firenze,
- Totale abitanti anno 1551 n° 1727
- Totale abitanti anno 1745 n° 5677
- Totale abitanti anno 1833 n° 8023
-SUPPLEMENTO
LASTRA A SIGNA nel Val d’Arno sotto Firenze.
Dove dice, che il Comune di Firenze, stando alle parole dello storico Iacopo Nardi, verso il 1378 fece circondare di alte mura merlate e torrite il borgo della Lastra a Signa a disegno del Gen. Augut, si aggiunga:
Ciò peraltro non armonizza con quanto si è scoperto in varie provvisioni della Signoria di Firenze, con una delle quali del 14 aprile, anno 1400 fu ordinato “che il borgo della Lastra compreso nel Comune di Gangalandi si fortificasse”.
Dello stesso giorno ed anno è un’altra provvisione per fortificare il borgo del Malmantile; quindi nel 24 luglio del 1503 fu dato ordine di compire gli edifizj già incominciati nei fortilizj del borgo della Lastra ed in quello del Malmantile.
(GAYE, Opera citata).
Nel 1833 la Comunità della Lastra a Signa contava 8943 Abitanti e nel 1845 ne aveva 9118, come appresso:
Calcinaja, Abitanti N.° 644
Carcheri, Abitanti N.° 647
Castagnolo, Abitanti N.° 159
Gangalandi e LASTRA, Abitanti N.° 4920
Lamole (della Lastra ), Abitanti N.° 595
Marliano, Abitanti N.° 384
Selva e annessi, Abitanti N.° 819
Settimo (S. Ilario a), Abitanti N.° 191
Idem (S. Romolo a), Abitanti N.° 294
Annessi
Montelupo; dalla Comunità di Montelupo, Abitanti N.°54
Palma (S. Martino alla); dalla Comunità di Casellina e Torri, Abitanti N.° 169
Settimo (S. Colombano a); dalla Comunità di Casellina e Torri, Abitanti N.° 40
Idem (Pieve di S. Giuliano); dalla Comunità di Casellina e Torri, Abitanti N.° 202
TOTALE Abitanti N.° 9118