Giuseppe Simoncini - Storia di Lastra a Signa
La chiesa di S. Michele a Monte Orlando, (chiamata anche a Gangalandi) forse sorta sui resti del castello omonimo distrutto nel 1107, è databile agli inizi del XII secolo.
Sede di una parrocchia poi soppressa, divenne in seguito (1578) oratorio con alcune celle; l'anno successivo, a spese di Giovanni Maria Cecchi, la chiesa è ristrutturata, e l'oratorio diviene un piccolo convento. (Il Cecchi, notaio e commediografo fiorentino, era proprietario di una villa sulla collina antistante, e qui vi ebbe patronato).
Il convento, assegnato inizialmente ai religiosi riformati di S. Agostino della congregazione di Lecceto, nel 1584 passò ai Padri Minimi di S.Francesco di Paola, che vi aprirono un ospizio e ci restarono fino al 1616, quando subentrarono i Minori Osservanti Riformati di S. Francesco.
Il convento, di dimensioni imponenti, è frutto di ampliamenti successivi fra il XVII (costruzione e dedica del nuovo convento a S.Lucia e S.Michele ) e il XVIII secolo. che interessano anche la chiesa, consacrata poi nel 1782; rampe d'accesso, (arch. L. Soresina, 1743-1747), chiusura degli archi del chiostro (1767), apertura di due porte ai lati della facciata (1769).
Nel 1808 il convento è soppresso dalle nuove leggi sugli ordini religiosi, e dopo varie vicende, nel 1866 è messo in vendita dal Demanio; acquistato dal Marchese Carlo Viviani della Robbia, ne è riconcesso l'uso ai Minori Osservanti (Regola Francescana) nel 1870.
A metà degli anni novanta del XX secolo il complesso, già in condizioni precarie, è ceduto a privati.
Ospitava molteplici dipinti risalenti al Seicento e il Settecento, fra i quali Santa Chiara che mostra il Crocifisso ai Saraceni di Giuseppe Romei, già decoratore della cappella Brancacci a Firenze ; i Santi Antonio da Padova, Francesco, Lucia e Caterina d'Alessandria, opera di Matteo Rosselli.)
Data ultima modifica:
02 febbraio 2018
Chiesa e convento dei Santi Michele e Lucia a Monteorlando
La chiesa di S. Michele a Monte Orlando, (chiamata anche a Gangalandi) forse sorta sui resti del castello omonimo distrutto nel 1107, è databile agli inizi del XII secolo.
Sede di una parrocchia poi soppressa, divenne in seguito (1578) oratorio con alcune celle; l'anno successivo, a spese di Giovanni Maria Cecchi, la chiesa è ristrutturata, e l'oratorio diviene un piccolo convento. (Il Cecchi, notaio e commediografo fiorentino, era proprietario di una villa sulla collina antistante, e qui vi ebbe patronato).
Il convento, assegnato inizialmente ai religiosi riformati di S. Agostino della congregazione di Lecceto, nel 1584 passò ai Padri Minimi di S.Francesco di Paola, che vi aprirono un ospizio e ci restarono fino al 1616, quando subentrarono i Minori Osservanti Riformati di S. Francesco.
Il convento, di dimensioni imponenti, è frutto di ampliamenti successivi fra il XVII (costruzione e dedica del nuovo convento a S.Lucia e S.Michele ) e il XVIII secolo. che interessano anche la chiesa, consacrata poi nel 1782; rampe d'accesso, (arch. L. Soresina, 1743-1747), chiusura degli archi del chiostro (1767), apertura di due porte ai lati della facciata (1769).
Nel 1808 il convento è soppresso dalle nuove leggi sugli ordini religiosi, e dopo varie vicende, nel 1866 è messo in vendita dal Demanio; acquistato dal Marchese Carlo Viviani della Robbia, ne è riconcesso l'uso ai Minori Osservanti (Regola Francescana) nel 1870.
A metà degli anni novanta del XX secolo il complesso, già in condizioni precarie, è ceduto a privati.
Ospitava molteplici dipinti risalenti al Seicento e il Settecento, fra i quali Santa Chiara che mostra il Crocifisso ai Saraceni di Giuseppe Romei, già decoratore della cappella Brancacci a Firenze ; i Santi Antonio da Padova, Francesco, Lucia e Caterina d'Alessandria, opera di Matteo Rosselli.)
Data ultima modifica:
02 febbraio 2018