Dizionario geografico fisico storico della Toscana (Emanuele Repetti, anno 1833)
ABAZIA A SETTIMO (S. Salvatore e S. Lorenzo) attualmente prioria nel piviere di S. Giuliano a Settimo sulla sponda sinistra dell’Arno, Comunità di Casellina e Torri , Giurisdizione di Lastra a Signa, Diocesi e Compartimento di Firenze, da cui è quasi 5 miglia toscane a occidente.
Questo insigne monastero di antico padronato dei conti di Borgonuovo, il quale ha figurato nella storia politica non meno che in quella monastica, esisteva sino dall’anno 988, allorquando il conte Adimaro figlio del marchese Bonifazio confermò al monastero di S Salvatore a Settimo le chiese e beni di S. Martino alla Palma, e di S. Donato a Lucardo, chiese stategli assegnate dal di lui padre.
Nel 1004 fu restaurato e dato ai Benedettini dal conte Lotario figlio del conte Cadolo che ne accrebbe la dote.
Né meno largo benefattore fu il di lui figlio, conte Guglielmo Bulgaro, il quale con istrumento dell’anno 1048 (7 Dicembre) cedè ai Benedettini di Settimo, per uso di Eremo ed Ospizio, la chiesa di S. Salvatore posta sull’Appennino in luogo denominato lo Stale (Spedale) con un esteso territorio, cui in tempi più moderni fu dato il titolo di Contea, assai nota nella storia politica del secolo XIV a cagione di confini territoriali fra le Repubbliche di Firenze e di Bologna.
Fu lo stesso conte Guglielmo che invitò S. Giovanni Gualberto a riformare il monastero di Settimo; e fu nella sua chiesa, che S. Pietro Igneo, poco tempo dopo, fece la famosa prova del fuoco, il dì 13 febbrajo 1068.
Anche il conte Uguccione figlio di Guglielmo elargì de’nuovi e confermò gli antichi doni fatti dalla sua famiglia a questa Badia.
Dessa godette la protezione di vari imperatori e pontefici.
Fu data ai Cistercensi chiamati dalla Badia di S. Galgano da Gregorio IX, (anno 1236) quando la dichiarò immediatamente soggetta alla S. Sede.
La regolare disciplina, e l’esemplare contegno dei nuovi cenobiti giunsero ben presto a conciliarsi l’estimazione pubblica, e tale fiducia, che i reggitori del Comune di Firenze affidarono ai monaci di Settimo l’amministrazione del pubblico erario, la sopraintendenza alla costruzione dei ponti e delle mura della città, alle fortificazioni de’castelli e di altri luoghi del contado;
finalmente li dichiarò, insieme con gli Umiliati, i pubblici custodi del sigillo dello Stato.
Di tuttociò era solida mallevadoria il vasto e ricco patrimonio del monastero di Settimo; il quale per decreto pubblico, fu anche privilegiato dalle imposizioni del Clero e dalle gabelle.
Può servire di norma a conoscere presso a poco le sue entrate la tassa di circa mille fiorini che la Corte di Roma soleva esigere dagli abati di Settimo all’occasione della loro investitura.
Tra le altre possessioni e proprietà di questa Badia vi erano diversi mulini costruiti sulle due sponde dell’Arno.
Ma le pescaje di questi essendo causa di frequenti inondazioni e facendo ostacolo alla navigazione del fiume, con deliberazione del 7 maggio 1331, e con altra del 1 novembre 1385 la Repubblica fiorentina ne ordinò la totale demolizione. (ARCH. DIPL. FIOR. Badia a Settimo )
È ben da credere che una così ricca Badia non andasse esente dai suoi abati commendatari.
Passò infatti la prima volta in commenda sotto il pontefice Eugenio IV, che la conferì al cardinale Domenico Capranica, cui successe in secondo abate commendatario il cardinale Ascanio Sforza, e più tardi il cardinale Francesco Barberini nipote di Urbano VIII.
Il monastero di Settimo, come tanti altri edifizi sacri e profani situati nei contorni di Firenze, ricevè tal guasto nell’assedio del 1529, che Paolo IV, con bolla del 31 marzo 1539, accordò all’abate di potere abitare con una parte de’suoi monaci il monastero di Castello a Porta a Pinti, il quale già essi tenevano ad uso di Ospizio sino dall’anno 1442;
monastero che fu permutato nel 1627 con quello delle monache degli Angeli alla Porta a S. Frediano, e dove stettero i Cistercensi sino all’anno 1782, epoca della loro soppressione.
Dopo tale avvenimento la parrocchia di S. Lorenzo fu traslocata nella contigua chiesa abaziale di S. Salvatore, assegnando al parroco congruato una porzione del monastero per uso di canonica.
La chiesa di S. Salvatore fu riedificata nell’anno 1664; ha tre navate, ed è tenuta con nettezza e decenza.
Conservasi tuttora nel suo vestibolo il cenotaffio della contessa Gasdia vedova del conte Guglielmo Bulgaro, con l’iscrizione sepolcrale della contessa Cilia (Cecilia) sua nuora.
Alcuni credettero opera della pietà del conte Guglielmo la bella torre isolata che s’innalza presso la chiesa sino a braccia 58 e 1/2 di altezza, rotonda alla base, di forma ottagona nel rimanente, e che termina (ERRATA : in piramide) a terrazza.
Diede a sospettare ciò una iscrizione ivi murata, nella quale si trovano scolpite le sole seguenti sigle:
GLASITD N°. – Giorgio Vasari nella vita di Niccola Pisano interpretò le stesse sigle per Gullielmus me fecit, invece di Gloria sit tibi Domine;
quindi soggiunse che l’artefice Guglielmo dovette in quest’opera regolarsi col consiglio di Niccola, il quale si adoperò non poco nella riedificazione di questa Badia.
Al quale ultimo asserto accresce fede la somiglianza che passa fra il campanile di Settimo e quello di S. Niccola di Pisa, opera stupenda dello stesso artista pisano.
Essendochè sono da gran tempo perdute le pitture, che Bufalmacco fece nella sontuosa cappella delli Spini, lodate pur dal Vasari, io ne tacerò.
Meritano bensì di essere rammentati i grandiosi avanzi delle mura castellane circondate da profondi fossi, e munite negli angoli da quattro torri, fatte costruire intorno al monastero di Settimo dalla Repubblica fiorentina nell’anno 1371 dopo l’aggressione ostile dei Pisani condotti da (ERRATA : Giovanni Acuto) Giovanni Augut; e ciò ad oggetto di riparare in casi simili i popoli del piviere di Settimo con le loro derrate.
Ebbe il monastero di Settimo uno scultore e pitture di qualche merito in Fra Pacifico da Castel Bolognese allievo di Baccio Bandinelli.
La parrocchia della Badia a Settimo ha 1067 abitanti.
Vedere SETTIMO (S. GIULIANO A)
Data ultima modifica:
02 febbraio 2018
Abazia a Settimo
ABAZIA A SETTIMO (S. Salvatore e S. Lorenzo) attualmente prioria nel piviere di S. Giuliano a Settimo sulla sponda sinistra dell’Arno, Comunità di Casellina e Torri , Giurisdizione di Lastra a Signa, Diocesi e Compartimento di Firenze, da cui è quasi 5 miglia toscane a occidente.
Questo insigne monastero di antico padronato dei conti di Borgonuovo, il quale ha figurato nella storia politica non meno che in quella monastica, esisteva sino dall’anno 988, allorquando il conte Adimaro figlio del marchese Bonifazio confermò al monastero di S Salvatore a Settimo le chiese e beni di S. Martino alla Palma, e di S. Donato a Lucardo, chiese stategli assegnate dal di lui padre.
Nel 1004 fu restaurato e dato ai Benedettini dal conte Lotario figlio del conte Cadolo che ne accrebbe la dote.
Né meno largo benefattore fu il di lui figlio, conte Guglielmo Bulgaro, il quale con istrumento dell’anno 1048 (7 Dicembre) cedè ai Benedettini di Settimo, per uso di Eremo ed Ospizio, la chiesa di S. Salvatore posta sull’Appennino in luogo denominato lo Stale (Spedale) con un esteso territorio, cui in tempi più moderni fu dato il titolo di Contea, assai nota nella storia politica del secolo XIV a cagione di confini territoriali fra le Repubbliche di Firenze e di Bologna.
Fu lo stesso conte Guglielmo che invitò S. Giovanni Gualberto a riformare il monastero di Settimo; e fu nella sua chiesa, che S. Pietro Igneo, poco tempo dopo, fece la famosa prova del fuoco, il dì 13 febbrajo 1068.
Anche il conte Uguccione figlio di Guglielmo elargì de’nuovi e confermò gli antichi doni fatti dalla sua famiglia a questa Badia.
Dessa godette la protezione di vari imperatori e pontefici.
Fu data ai Cistercensi chiamati dalla Badia di S. Galgano da Gregorio IX, (anno 1236) quando la dichiarò immediatamente soggetta alla S. Sede.
La regolare disciplina, e l’esemplare contegno dei nuovi cenobiti giunsero ben presto a conciliarsi l’estimazione pubblica, e tale fiducia, che i reggitori del Comune di Firenze affidarono ai monaci di Settimo l’amministrazione del pubblico erario, la sopraintendenza alla costruzione dei ponti e delle mura della città, alle fortificazioni de’castelli e di altri luoghi del contado;
finalmente li dichiarò, insieme con gli Umiliati, i pubblici custodi del sigillo dello Stato.
Di tuttociò era solida mallevadoria il vasto e ricco patrimonio del monastero di Settimo; il quale per decreto pubblico, fu anche privilegiato dalle imposizioni del Clero e dalle gabelle.
Può servire di norma a conoscere presso a poco le sue entrate la tassa di circa mille fiorini che la Corte di Roma soleva esigere dagli abati di Settimo all’occasione della loro investitura.
Tra le altre possessioni e proprietà di questa Badia vi erano diversi mulini costruiti sulle due sponde dell’Arno.
Ma le pescaje di questi essendo causa di frequenti inondazioni e facendo ostacolo alla navigazione del fiume, con deliberazione del 7 maggio 1331, e con altra del 1 novembre 1385 la Repubblica fiorentina ne ordinò la totale demolizione. (ARCH. DIPL. FIOR. Badia a Settimo )
È ben da credere che una così ricca Badia non andasse esente dai suoi abati commendatari.
Passò infatti la prima volta in commenda sotto il pontefice Eugenio IV, che la conferì al cardinale Domenico Capranica, cui successe in secondo abate commendatario il cardinale Ascanio Sforza, e più tardi il cardinale Francesco Barberini nipote di Urbano VIII.
Il monastero di Settimo, come tanti altri edifizi sacri e profani situati nei contorni di Firenze, ricevè tal guasto nell’assedio del 1529, che Paolo IV, con bolla del 31 marzo 1539, accordò all’abate di potere abitare con una parte de’suoi monaci il monastero di Castello a Porta a Pinti, il quale già essi tenevano ad uso di Ospizio sino dall’anno 1442;
monastero che fu permutato nel 1627 con quello delle monache degli Angeli alla Porta a S. Frediano, e dove stettero i Cistercensi sino all’anno 1782, epoca della loro soppressione.
Dopo tale avvenimento la parrocchia di S. Lorenzo fu traslocata nella contigua chiesa abaziale di S. Salvatore, assegnando al parroco congruato una porzione del monastero per uso di canonica.
La chiesa di S. Salvatore fu riedificata nell’anno 1664; ha tre navate, ed è tenuta con nettezza e decenza.
Conservasi tuttora nel suo vestibolo il cenotaffio della contessa Gasdia vedova del conte Guglielmo Bulgaro, con l’iscrizione sepolcrale della contessa Cilia (Cecilia) sua nuora.
Alcuni credettero opera della pietà del conte Guglielmo la bella torre isolata che s’innalza presso la chiesa sino a braccia 58 e 1/2 di altezza, rotonda alla base, di forma ottagona nel rimanente, e che termina (ERRATA : in piramide) a terrazza.
Diede a sospettare ciò una iscrizione ivi murata, nella quale si trovano scolpite le sole seguenti sigle:
GLASITD N°. – Giorgio Vasari nella vita di Niccola Pisano interpretò le stesse sigle per Gullielmus me fecit, invece di Gloria sit tibi Domine;
quindi soggiunse che l’artefice Guglielmo dovette in quest’opera regolarsi col consiglio di Niccola, il quale si adoperò non poco nella riedificazione di questa Badia.
Al quale ultimo asserto accresce fede la somiglianza che passa fra il campanile di Settimo e quello di S. Niccola di Pisa, opera stupenda dello stesso artista pisano.
Essendochè sono da gran tempo perdute le pitture, che Bufalmacco fece nella sontuosa cappella delli Spini, lodate pur dal Vasari, io ne tacerò.
Meritano bensì di essere rammentati i grandiosi avanzi delle mura castellane circondate da profondi fossi, e munite negli angoli da quattro torri, fatte costruire intorno al monastero di Settimo dalla Repubblica fiorentina nell’anno 1371 dopo l’aggressione ostile dei Pisani condotti da (ERRATA : Giovanni Acuto) Giovanni Augut; e ciò ad oggetto di riparare in casi simili i popoli del piviere di Settimo con le loro derrate.
Ebbe il monastero di Settimo uno scultore e pitture di qualche merito in Fra Pacifico da Castel Bolognese allievo di Baccio Bandinelli.
La parrocchia della Badia a Settimo ha 1067 abitanti.
Vedere SETTIMO (S. GIULIANO A)
Data ultima modifica:
02 febbraio 2018