Vittorio Corcos, soggiorno a Lastra
Artista esemplare dell’estetismo della sua epoca, i rapporti di Vittorio Corcos con le Signe si snodano per più riferimenti.
Intanto l’ amicizia con il collega Egisto Ferroni, eppoi la frequentazione di Angelo e Camillo Bondi, proprietari della Manifattura di Signa, autorevoli esponenti della borghesia ebraica e come Corcos originari di Livorno.
Camillo, il più ‘intellettuale’ dei due, commissionò all’artista il ritratto della moglie Silvia e della figlia Paolina Clelia Silvia (1909).
Ma il più diretto riferimento del pittore con il territorio lastrigiano risaliva a vent’anni prima, quando nel settembre 1889 l’artista trentenne con la moglie Emma, i tre figli di lei e Maria Luisa venuta alla luce l’anno prima, trascorse diverse settimane nella villa Cappelli sul poggio delle Selve sopra Ponte a Signa.
Un luogo non distante da Calcinaia, dove l’amico Angelo De Gubernatis si era costruito una villa, e che proprio in quell’anno aveva dato alle stampe l’attesissimo Dizionario degli artisti italiani viventi comprendente il profilo biografico di Corcos.
Nella pace delle colline lastrigiane Corcos eseguì almeno quattro dipinti:
la figura d’una Trecciaiola, la solenne costruzione di due figure nel paesaggio, Stella e Piero, la chiesa di S. Martino a Gangalandi e Il cieco, un vecchio al braccio della figlia sulla strada della stessa chiesa, pubblicato due anni dopo sull’«Illustrazione Italiana», di cui è noto anche un bozzetto.
In questi dipinti il pittore della raffinata eleganza e delle belle dame diventa sismografo d’un opposto registro, ovvero di quel mondo campagnolo con al centro le povere lavoratrici della paglia:
trecciaiola è il soggetto dell’omonimo dipinto (passato nel 1985 ad un’asta Pandolfini);
trecciaiola è la giovane donna che accompagna il padre cieco sullo sfondo della chiesa di San Martino;
trecciaiola è Stella, dai grandi occhi ombrati di malinconia, corteggiata dal ridente contadino Piero sdraiato su un muretto dietro di lei;
figure ambientate in uno scorcio rurale il cui punto di fuga è costituito da Villa Cappelli, già “luogo di diletto” degli Strozzi.
Dipinti che riportano la vena naturalista registrata nei medesimi tempi e luoghi da Egisto Ferroni, e che Corcos, pittore sinonimo dell’eleganza borghese, qui esprime da par suo con medesima e umanissima vena.
By Marco Moretti