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“Il Centro sociale di Lastra a Signa. La sfida continua”
Organizzato dall’Amministrazione comunale si è svolto oggi il convegno su validità e prospettive del Centro sociale di Lastra a Signa a conclusione della ricerca condotta dall’Università di Firenze
Platea del Teatro delle Arti pressoché al completo, oggi, per “Il Centro sociale di Lastra a Signa.
La sfida continua”, il convegno organizzato dall’Amministrazione comunale su validità e prospettive del Centro sociale, a conclusione della ricerca finanziata dalla Regione Toscana, condotta dall’Università di Firenze e dalla Fondazione Michelucci e i cui risultati sono ora raccolti in un volume.
E quanto sia cresciuto l’interesse della Regione Toscana per questa struttura, lo dimostra non soltanto il sostegno alla ricerca, ma lo ha testimoniato in prima persona l’Assessore regionale per il Diritto alla Salute Luigi Marroni, sottolineando, nel suo intervento, "gli ottimi risultati del Centro sociale, messi in luce anche da questa ricerca: risultati che bene si inseriscono nell’evoluzione dell’approccio regionale nelle politiche socio-sanitarie; la Regione punta sempre più sul territorio, come dimostra l’impulso dato a Case della Salute, cure intermedie, medici di famiglia".
Approccio indicato anche da Barbara Trambusti, Dirigente per le Politiche socio-sanitarie regionali che, partendo dalla rilevazione, in Toscana, di un indice di vecchiaia tra i più elevati al mondo, ha evidenziato la stima di circa il 60% della popolazione affetto da patologie croniche, per il 2020.
In tale contesto, la strategia regionale è quella di basarsi sulla sanità d’iniziativa e sulla interazione, su una rete virtuosa tra paziente, operatori socio sanitari e medici.
L’intervento dell’Assessore regionale era stato preceduto dal saluto del Sindaco Carlo Nannetti, che ha definito il Centro sociale "specchio della comunità, che contribuisce a modificare anche il nostro “essere comunità”: simili esperienze hanno successo se, tutt’intorno, c’è una comunità che le avverte come proprie".
E anche il vice Sindaco e Assessore alle Politiche sociali Angela Bagni, ricordando l’impegno costante delle varie Amministrazioni comunali succedutesi dal 1973, anno di ideazione della struttura, ha evidenziato il ruolo di "luogo aperto alla comunità rivestito sempre più dal Centro sociale, che ha fornito sempre risposte importanti ai bisogni della popolazione anziana, quale complesso residenziale aperto e alternativo all’ingresso in RSA, in cui libertà, autonomia e socialità stimolano l’autosufficienza e la dignità dell’anziano".
Un po’ tutti i relatori, dunque - amministratori, docenti e ricercatori universitari, soggetti impegnati direttamente nella struttura, funzionari della Regione, rappresentanti di Auser e Spi-CGIL nazionali – hanno sottolineato gli aspetti che continuano ancora oggi a fare del Centro sociale un elemento oggetto di ricerche e valutazioni, patrimonio della comunità locale e modello non solo nazionale di residenzialità sociale.
Aspetti tra cui spicca "il legame, l’amalgama andato sempre più rinsaldandosi negli anni tra residenti e comunità".
Il prof. Gavino Maciocco, coordinatore della ricerca, ha ricordato che "quando, nel 1973, l’Amministrazione comunale decise di realizzare il Centro sociale, era ben consapevole di aver intrapreso una strada nuova: si stava concretizzando una nuova idea di abitare e di assistere, rivolta alla popolazione anziana.
Un’idea basata non sulla costrizione, ma su adattabilità, partecipazione e condivisione.
Oggi l’orizzonte culturale del Centro sociale andrà ripensato secondo i cambiamenti demografici, sociali, culturali; il suo successo dipende dal fatto che la si fa funzionare con 4 persone, perché si mantengono i legami con le famiglie".
La coordinatrice del Centro sociale Leonora Biotti ha illustrato le peculiarità della struttura "in cui i residenti si prendono cura di se stessi e si aiutano in prima persona".
Il prof. Nedo Baracani ha posto l’accento sui "cambiamenti demografici - famiglie più contenute e fragili, denatalità e migrazioni – e sulle prime esperienze di acquisto sul mercato, da parte delle famiglie, di prestazioni assistenziali da svolgersi all’interno del Centro.
Da qui, l’obiettivo di rafforzare i legami tra Centro e famiglie, tra famiglie stesse, prevedendo l’arrivo di nuove generazioni di anziani, provenienti da famiglie più fragili e preparando dunque il personale a fronteggiare bisogni di assistenza temporanei, per affrontare i problemi di salute all’interno della struttura, abbandonando l’asfissiante produzione regolamentare secondo la quale si fa tutto con regole che tutto proibiscono.
Da parte dello SPI–CGIL si giudica positiva l’esperienza del Centro sociale, che riesce a sostenere persone in condizioni di fragilità con forme leggere di sostegno, senza ledere la loro libertà di movimento, allontanando nel tempo la perdita di abilità e di autonomia.
Le indagini retrospettive su anziani vissuti al Centro sociale ne hanno confermato la capacità di mantenere più a lungo possibile l’autonomia dei residenti, pur in presenza di malattie anche gravi: esso ha funzionato come un condominio solidale, in cui un’elevata quota di residenti, affetti da parziale disabilità, mantiene una qualità della vita più elevata rispetto alla popolazione italiana di pari età, con una corrispondente buona percezione della propria qualità di vita.
La ricerca sugli aspetti architettonici e urbanistici del Centro sociale, condotta dalla Fondazione Michelucci, ha portato alla proposta di alcune modifiche degli ambienti, tra cui: inserimento di pareti mobili negli ambienti comuni, trasformazione dell’anfiteatro in giardino, collegamento tra le terrazze e, all’esterno, creazione di un nuovo punto di aggregazione.
Significative le testimonianze di operatori del Centro sociale, di medici della ASL, di associazioni di volontariato, nelle quali si è evidenziato il rapporto costante e dinamico tra Centro sociale e associazionismo.
Centro Sociale Residenziale, 2013
“Il Centro sociale di Lastra a Signa. La sfida continua”
Organizzato dall’Amministrazione comunale si è svolto oggi il convegno su validità e prospettive del Centro sociale di Lastra a Signa a conclusione della ricerca condotta dall’Università di Firenze
Platea del Teatro delle Arti pressoché al completo, oggi, per “Il Centro sociale di Lastra a Signa.
La sfida continua”, il convegno organizzato dall’Amministrazione comunale su validità e prospettive del Centro sociale, a conclusione della ricerca finanziata dalla Regione Toscana, condotta dall’Università di Firenze e dalla Fondazione Michelucci e i cui risultati sono ora raccolti in un volume.
E quanto sia cresciuto l’interesse della Regione Toscana per questa struttura, lo dimostra non soltanto il sostegno alla ricerca, ma lo ha testimoniato in prima persona l’Assessore regionale per il Diritto alla Salute Luigi Marroni, sottolineando, nel suo intervento, "gli ottimi risultati del Centro sociale, messi in luce anche da questa ricerca: risultati che bene si inseriscono nell’evoluzione dell’approccio regionale nelle politiche socio-sanitarie; la Regione punta sempre più sul territorio, come dimostra l’impulso dato a Case della Salute, cure intermedie, medici di famiglia".
Approccio indicato anche da Barbara Trambusti, Dirigente per le Politiche socio-sanitarie regionali che, partendo dalla rilevazione, in Toscana, di un indice di vecchiaia tra i più elevati al mondo, ha evidenziato la stima di circa il 60% della popolazione affetto da patologie croniche, per il 2020.
In tale contesto, la strategia regionale è quella di basarsi sulla sanità d’iniziativa e sulla interazione, su una rete virtuosa tra paziente, operatori socio sanitari e medici.
L’intervento dell’Assessore regionale era stato preceduto dal saluto del Sindaco Carlo Nannetti, che ha definito il Centro sociale "specchio della comunità, che contribuisce a modificare anche il nostro “essere comunità”: simili esperienze hanno successo se, tutt’intorno, c’è una comunità che le avverte come proprie".
E anche il vice Sindaco e Assessore alle Politiche sociali Angela Bagni, ricordando l’impegno costante delle varie Amministrazioni comunali succedutesi dal 1973, anno di ideazione della struttura, ha evidenziato il ruolo di "luogo aperto alla comunità rivestito sempre più dal Centro sociale, che ha fornito sempre risposte importanti ai bisogni della popolazione anziana, quale complesso residenziale aperto e alternativo all’ingresso in RSA, in cui libertà, autonomia e socialità stimolano l’autosufficienza e la dignità dell’anziano".
Un po’ tutti i relatori, dunque - amministratori, docenti e ricercatori universitari, soggetti impegnati direttamente nella struttura, funzionari della Regione, rappresentanti di Auser e Spi-CGIL nazionali – hanno sottolineato gli aspetti che continuano ancora oggi a fare del Centro sociale un elemento oggetto di ricerche e valutazioni, patrimonio della comunità locale e modello non solo nazionale di residenzialità sociale.
Aspetti tra cui spicca "il legame, l’amalgama andato sempre più rinsaldandosi negli anni tra residenti e comunità".
Il prof. Gavino Maciocco, coordinatore della ricerca, ha ricordato che "quando, nel 1973, l’Amministrazione comunale decise di realizzare il Centro sociale, era ben consapevole di aver intrapreso una strada nuova: si stava concretizzando una nuova idea di abitare e di assistere, rivolta alla popolazione anziana.
Un’idea basata non sulla costrizione, ma su adattabilità, partecipazione e condivisione.
Oggi l’orizzonte culturale del Centro sociale andrà ripensato secondo i cambiamenti demografici, sociali, culturali; il suo successo dipende dal fatto che la si fa funzionare con 4 persone, perché si mantengono i legami con le famiglie".
La coordinatrice del Centro sociale Leonora Biotti ha illustrato le peculiarità della struttura "in cui i residenti si prendono cura di se stessi e si aiutano in prima persona".
Il prof. Nedo Baracani ha posto l’accento sui "cambiamenti demografici - famiglie più contenute e fragili, denatalità e migrazioni – e sulle prime esperienze di acquisto sul mercato, da parte delle famiglie, di prestazioni assistenziali da svolgersi all’interno del Centro.
Da qui, l’obiettivo di rafforzare i legami tra Centro e famiglie, tra famiglie stesse, prevedendo l’arrivo di nuove generazioni di anziani, provenienti da famiglie più fragili e preparando dunque il personale a fronteggiare bisogni di assistenza temporanei, per affrontare i problemi di salute all’interno della struttura, abbandonando l’asfissiante produzione regolamentare secondo la quale si fa tutto con regole che tutto proibiscono.
Da parte dello SPI–CGIL si giudica positiva l’esperienza del Centro sociale, che riesce a sostenere persone in condizioni di fragilità con forme leggere di sostegno, senza ledere la loro libertà di movimento, allontanando nel tempo la perdita di abilità e di autonomia.
Le indagini retrospettive su anziani vissuti al Centro sociale ne hanno confermato la capacità di mantenere più a lungo possibile l’autonomia dei residenti, pur in presenza di malattie anche gravi: esso ha funzionato come un condominio solidale, in cui un’elevata quota di residenti, affetti da parziale disabilità, mantiene una qualità della vita più elevata rispetto alla popolazione italiana di pari età, con una corrispondente buona percezione della propria qualità di vita.
La ricerca sugli aspetti architettonici e urbanistici del Centro sociale, condotta dalla Fondazione Michelucci, ha portato alla proposta di alcune modifiche degli ambienti, tra cui: inserimento di pareti mobili negli ambienti comuni, trasformazione dell’anfiteatro in giardino, collegamento tra le terrazze e, all’esterno, creazione di un nuovo punto di aggregazione.
Significative le testimonianze di operatori del Centro sociale, di medici della ASL, di associazioni di volontariato, nelle quali si è evidenziato il rapporto costante e dinamico tra Centro sociale e associazionismo.