Dizionario geografico fisico storico della Toscana (Emanuele Repetti, anno 1833)
Villa già stata dei Granduchi con Barco, anteriormente castello con chiesa plebana (SS. Maria e Leonardo) nel Val d’Arno fiorentino sull’ingresso dello stretto della Golfolina, nella Comunità Giurisdizione e 4 miglia toscane a scirocco di Carmignano, Diocesi di Pistoja, Compartimento di Firenze, che è 11 miglia toscane a levante.
Trovasi tra Signa e Capraja nella sommità d’un poggio che propagasi dal fianco meridionale del Monte Albano, bagnato a settentrione e a levante dal torrente Elsana, o Erzana, e dal fiume Ombrone, mentre a scirocco e a ostro l’Arno solca intorno alle sue pendici.
Questo poggio presentasi sotto forma di un bastione all’ingresso superiore dello stretto (Arctus) della Golfolina.
Fu nei primi secoli dopo il mille castello di frontiera del Comune di Pistoja, il quale, mediante la sua posizione vantaggiosa che è quasi chiave del Val d’Arno inferiore, occupò per lunga pezza un posto importante, quando i suoi abitanti godevano di una tal quale indipendenza politica sotto l’accomandigia dei Pistojesi, sino a che la Repubblica fiorentina lo tolse momentaneamente nel 1204 dal loro dominio.
Nel 1219 il popolo di Artimino era tornato all’obbedienza dei Pistojesi, espulsi nel 1225 nuovamente di là dall’oste prenominato, il quale atterrò le mura di questo castello, e menò in Firenze coi prigioni la campana della Comunità.
Rimurato e fortificato da Castruccio, Artimino fu nuovamente investito, assediato e dopo forte battaglia preso da’fiorentini, il dì 27 d’agosto 1327.
(G. VILLANI. AMMIRATO Storie fiorentine).
Quindi per trattato firmato in Firenze il 24 di marzo 1329, (1330 storia comune) fu accordato con i Pistojesi che i castelli di Artimino, di Carmignano, di Castellina di Limite, di Vitolino e di Bachereto dovessero governarsi metà a parte Guelfa, e metà a parte Ghibellina.
(ZACCAR. Anecd. Pistor.)
D’allora in poi il distretto politico di Artimino fu riunito al Contado fiorentino; e dopo la stessa epoca quella popolazione aggiunse alla divisa, o sigillo comunitativo, il giglio di Firenze sopra un drago marino.
I suoi speciali Statuti riformati furono d’ordine di Cosimo I, nel 1559, da quattro illustri fiorentini, Rucellai, Ridolfi, Federighi e Mannucci.
Artimino non era più che uno scheletro di castello, allorché il Granduca Ferdinando I, recandosi un giorno a caccia nel suo Barco di Monte Albano, giunto che fu sul poggio di Artimino vecchio, dove dalla parte di Firenze scuopresi una vaga e spaziosa veduta di quella popolosa campagna, disse al suo architetto Buontalenti: “Bernardo, intorno a questo luogo appunto, ove tu mi vedi, io voglio un palazzo che sia sufficiente per me e per tutta la mia corte; or pensaci tu, e fa’presto.”
E da lì a poco fu innalzata, nel 1594, sul luogo indicato la regia villa di Artimino, quella stessa che unitamente a estesi poderi e ad un Barco murato, di due miglia di circuito (quello della Pineta) LEOPOLDO I accordò al marchese Bartolommei di Firenze, alla cui famiglia il poggio di Artimino in gran parte oggi ancora appartiene.
La contrada è celebre per vini squisiti che producono le sue vigne piantate fra il galestro e il macigno in luogo delle antiche pinete.
La scoperta ivi fatta nei secoli trapassati di qualche anticaglia, idoletti di bronzo e cose simili, fece sospettare alcuni scrittori che Artimino fosse stato un paese di qualche considerazione sino dai tempi etruschi; o che, potesse ripetere la sua denominazione da qualche romano individuo per nome Artimino; mentre non sarebbe anche improbabile che il castello e poggio in questione avesse preso il suo nome dalla fisionomia della località, siccome io dubiterei, quasi dire volesse Arctus minor, ossia stretto minore, in confronto di quello più basso e più esteso della Golfolina.
Comunque sia, certo è che di qua trasse i natali l’illustre famiglia Ricciardi, la quale venne a stabilirsi in Firenze dopo il trattato del 1329 poco sopra rammentato, e i di cui beni di suolo situati nel distretto di Artimino furono in gran parte acquistati dalla Casa de’Medici in servizio della reale Villa (MANNI, Sigilli).
Il piviere di Artimino comprende quattro popoli, insieme con quello della pieve;
1. SS. Maria e Leonardo di Artimino;
2. S. Stefano alle Busche, ora al Poggio alla Malva;
3. S. Michele a Comeana;
4. S Martino in Campo, già monastero.
La parrocchia di Artimino conta 509 abitanti.
Vedere ALBANO (MONTE), CARMIGNANO, e GOLFOLINA.
Artimino, Artiminum o Arctiminum
Villa già stata dei Granduchi con Barco, anteriormente castello con chiesa plebana (SS. Maria e Leonardo) nel Val d’Arno fiorentino sull’ingresso dello stretto della Golfolina, nella Comunità Giurisdizione e 4 miglia toscane a scirocco di Carmignano, Diocesi di Pistoja, Compartimento di Firenze, che è 11 miglia toscane a levante.
Trovasi tra Signa e Capraja nella sommità d’un poggio che propagasi dal fianco meridionale del Monte Albano, bagnato a settentrione e a levante dal torrente Elsana, o Erzana, e dal fiume Ombrone, mentre a scirocco e a ostro l’Arno solca intorno alle sue pendici.
Questo poggio presentasi sotto forma di un bastione all’ingresso superiore dello stretto (Arctus) della Golfolina.
Fu nei primi secoli dopo il mille castello di frontiera del Comune di Pistoja, il quale, mediante la sua posizione vantaggiosa che è quasi chiave del Val d’Arno inferiore, occupò per lunga pezza un posto importante, quando i suoi abitanti godevano di una tal quale indipendenza politica sotto l’accomandigia dei Pistojesi, sino a che la Repubblica fiorentina lo tolse momentaneamente nel 1204 dal loro dominio.
Nel 1219 il popolo di Artimino era tornato all’obbedienza dei Pistojesi, espulsi nel 1225 nuovamente di là dall’oste prenominato, il quale atterrò le mura di questo castello, e menò in Firenze coi prigioni la campana della Comunità.
Rimurato e fortificato da Castruccio, Artimino fu nuovamente investito, assediato e dopo forte battaglia preso da’fiorentini, il dì 27 d’agosto 1327.
(G. VILLANI. AMMIRATO Storie fiorentine).
Quindi per trattato firmato in Firenze il 24 di marzo 1329, (1330 storia comune) fu accordato con i Pistojesi che i castelli di Artimino, di Carmignano, di Castellina di Limite, di Vitolino e di Bachereto dovessero governarsi metà a parte Guelfa, e metà a parte Ghibellina.
(ZACCAR. Anecd. Pistor.)
D’allora in poi il distretto politico di Artimino fu riunito al Contado fiorentino; e dopo la stessa epoca quella popolazione aggiunse alla divisa, o sigillo comunitativo, il giglio di Firenze sopra un drago marino.
I suoi speciali Statuti riformati furono d’ordine di Cosimo I, nel 1559, da quattro illustri fiorentini, Rucellai, Ridolfi, Federighi e Mannucci.
Artimino non era più che uno scheletro di castello, allorché il Granduca Ferdinando I, recandosi un giorno a caccia nel suo Barco di Monte Albano, giunto che fu sul poggio di Artimino vecchio, dove dalla parte di Firenze scuopresi una vaga e spaziosa veduta di quella popolosa campagna, disse al suo architetto Buontalenti: “Bernardo, intorno a questo luogo appunto, ove tu mi vedi, io voglio un palazzo che sia sufficiente per me e per tutta la mia corte; or pensaci tu, e fa’presto.”
E da lì a poco fu innalzata, nel 1594, sul luogo indicato la regia villa di Artimino, quella stessa che unitamente a estesi poderi e ad un Barco murato, di due miglia di circuito (quello della Pineta) LEOPOLDO I accordò al marchese Bartolommei di Firenze, alla cui famiglia il poggio di Artimino in gran parte oggi ancora appartiene.
La contrada è celebre per vini squisiti che producono le sue vigne piantate fra il galestro e il macigno in luogo delle antiche pinete.
La scoperta ivi fatta nei secoli trapassati di qualche anticaglia, idoletti di bronzo e cose simili, fece sospettare alcuni scrittori che Artimino fosse stato un paese di qualche considerazione sino dai tempi etruschi; o che, potesse ripetere la sua denominazione da qualche romano individuo per nome Artimino; mentre non sarebbe anche improbabile che il castello e poggio in questione avesse preso il suo nome dalla fisionomia della località, siccome io dubiterei, quasi dire volesse Arctus minor, ossia stretto minore, in confronto di quello più basso e più esteso della Golfolina.
Comunque sia, certo è che di qua trasse i natali l’illustre famiglia Ricciardi, la quale venne a stabilirsi in Firenze dopo il trattato del 1329 poco sopra rammentato, e i di cui beni di suolo situati nel distretto di Artimino furono in gran parte acquistati dalla Casa de’Medici in servizio della reale Villa (MANNI, Sigilli).
Il piviere di Artimino comprende quattro popoli, insieme con quello della pieve;
1. SS. Maria e Leonardo di Artimino;
2. S. Stefano alle Busche, ora al Poggio alla Malva;
3. S. Michele a Comeana;
4. S Martino in Campo, già monastero.
La parrocchia di Artimino conta 509 abitanti.
Vedere ALBANO (MONTE), CARMIGNANO, e GOLFOLINA.