Leon Battista Alberti
Nasce a Genova nel Febbraio 1404, figlio illegittimo di un ricco mercante fiorentino, Lorenzo Alberti., esiliato da Firenze nel 1401 dal governo repubblicano degli Albizzi.
La madre era Bianca Fieschi, vedova Grimaldi, deceduta per un epidemia di peste. (Sono stati però avanzati dubbi sull'autenticità del documento a cui si fa riferimento per l'attribuzione...)
Nel 1406 il padre lascia Genova , e si trasferisce a Venezia risposandosi nel 1408.
Nel 1415 Battista Alberti ( il nome Leon lo assumerà più tardi) inizia a freguentare a Padova il convitto di Gasparino Barzizza, dove studia i classici e probabilmente conosce Francesco Barbaro e il Panormita, e studia latino e anche il greco con Filelfo.
Dopo la morte del padre nel 1421, i parenti gli contesteranno, in quanto figlio illeggittimo, l'eredità che gli era stata lasciata per testamento; ebbe un momento di difficoltà e nella sua autobiografia in latino, (scritta in terza persona, si arresta al 1438 ..) dice che per ragioni economiche e di salute studiò allora matematica e fisica, in quanto richiedevano un minore sforzo della memoria....
Si sposta in seguito a Bologna, dove studia diritto canonico laurendosi nel 1428; nell'Ottobre dello stesso anno gli viene revocato il bando. (Tornando a Firenze avrà modo di conoscere le opere dei grandi "innovatori" Brunelleschi, Donatello, Masaccio.)
Forse viaggia anche al seguito del Cardinale Albergati attraverso la Francia e la Germania, nella legazione affidata da Martino V per la pace tra Francia e Inghilterra, tornando nel 1432. (Riferimenti vaghi tra gli scritti dell'Alberti non danno certezza su questo).
Tra il 1428 e il 1432 è a Roma, come segretario di Biagio Molin, patriarca di Grado e reggente della cancelleria pontificia, che lo fa nominare abbreviatore apostolico.
Il papa Eugenio IV annulla poi con bolla l'impedimento che vietava all'Alberti, figlio illegittimo, di assumere gli ordini sacri e di godere i benefici ecclesiastici.
Diviene così rettore nel 1432 di San Martino a Gangalandi ( Lastra a Signa) e più tardi, (1448) pievano di Borgo S. Lorenzo nel Mugello, ma è incerto se giungesse al sacerdozio.
Al seguito del papa il 23 Giugno 1434 è costretto a fuggire da Roma e va con la Curia a Firenze,dove tornerà cinque anni più tardi per partecipare al concilio per riunificare le Chiese Latina e Greca.
Nel 1441 si fa promotore della ...lingua volgare e indice in questa città il "Certame Coronario", gara poetica sul tema dell’amicizia , alla quale prende parte.
Nel 1443 fa ritorno a Roma e vi rimane fino al 1459, poi si trasferisce a Mantova dove rimane diversi anni, pur spostandosi per brevi periodi ancora a Firenze, Rimini, Urbino, (conosce Piero della Francesca) per assolvere a vari incarichi di prestigio.
A Roma nel 1471 per accompagnare il nuovo pontefice Sisto IV, vi muore nel 1472; non rimangono tracce della sua tomba.
Leon Battista Alberti fu sopratutto architetto, ma anche letterato, poeta, pittore, scultore, e autore di trattati scientifici.
Un artista universale come, dopo di lui, Leonardo da Vinci.
Quale architetto, il suo capolavoro è Palazzo Rucellai a Firenze.
Sempre a Firenze creò anche le tribune della chiesa della Santissima Annunziata e la facciata di Santa Maria Novella.
I suoi trattati più importanti sono il "De Pictura" in latino (1435) trattato generale sulle leggi della prospettiva, tradotto in italiano come Della pittura (1436), e il "De Re Aedificatoria" (1452) una mediazione tra l’architettura classica e quella cristiana, che ha riguardato argomenti quali storia , urbanistica, ingegneria e filosofia del bello.
Da segnalare anche il Della famiglia" in volgare, 4 libri in forma di dialogo dove si tratta l’educazione dei figli (I ), l’amore e le cose che rendono e mantengono felice una famiglia (II), e la masserizia (III); successivamente, intorno al 1440, ne aggiunse un quarto sull'amicizia.
Infine il “De cifris" , dove propone un metodo per generare messaggi criptati con un apparecchio chiamato disco cifrante.
Sua fu l'idea di passare da una crittografia "monoalfabetica (Cifrario di Cesare) ad una tecnica "polialfabetica", codificata parecchi anni dopo.