La tradizioni popolari di Santo Stefano a Calcinaia. Alessandro De Gubernatis, Lastra a Signa (1894)

Saggi di stramberia improvvisa 6/9 - Tradizioni popolari di Santo Stefano a Calcinaia


Finestra che di notte stai serrata 11 giorno t'apro per farti morire 1)i rose e fiori ti sei ingrillandata ' Dove riposa il tuo volto gentile. Se gli scalini tuoi fosser serpenti, E ogni scalin ci fosse un uomo armato. Voglio venir da te se ti contenti. Perch‚ di te son forte innamorato. Tu credi bello che non sia peccato Rubare un core e non lo render mai: Qual'Š quel prete che t'ha confessato. E penitenzia non te n'ha (lata assai? Tatti mi dIC0wú "t'^ il m;' A,mn h h,ll-_ Pi— bello il vo' far io colla ragione. Quando si mette qui' nero mantello. Lr gente dicon: ~'Š levato il sole. 0 che lume di luna, ciel stelle- ' 1;e11a serata da rubar le donne. E chi le ruba non si chiama ladro, Si chiama vincitor delle battaglie. Chi ha sessanta carnevali Si pu• metter gli stivali Prr andare all'altra vita. PerchŠ questa 1'Š finita. Tu sei la pi— bellina del collegio. Tu sei pi— dolce d'una farmacia, Tu hai gli occhini che brillano in fronte, 96I;u pi— 'ueiie a ie e£e a mamma olia. Tu sei pi— chiara d'un'acqua di fonte, Hai certi occhini che brillano in fronte. Voglio pi— bene a te che a luaiama naia. inghirlandata



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