Firenze, portico degli Uffizi
Ludovico dei Medici, condottiero, nacque a Forlì nel 1498 e morì a Mantova nel 1526.
Alla morte precoce del padre Giovanni, che era fuggito a Forlì per rivalità col cugino Piero, signore di Firenze, la madre Caterina Sforza volle che il figlio prendesse il nome del padre.
Cresciuto tra le armi, fu chiamato a 19 anni da Leone X (Giovanni Medici) nelle milizie pontificie, dove si distinse per valore nella guerra contro Urbino.
Divenne poi comandante di una banda di fanteria leggera al soldo dei potenti, presto famosa.
Quando Leone X morì, Giovanni fece prendere il lutto ai suoi soldati e velare di nero le sue insegne, divenendo Giovanni Delle Bande Nere.
Ebbe il comando della Lega degli stati italiani contro Carlo V.
In Lombardia, sotto le mura di Governolo sul Mincio, fu colpito da un colpo di falconetto (il più piccolo pezzo d'artiglieria del tipo colubrina) al ginocchio.
La ferita degenerò in cancrena,e nonostante gli fosse amputata la gamba, lo portò in breve a morte.
Aveva 28 anni.
Pietro Aretino, che lo aveva seguito al campo, ne descrisse la fine in una famosa lettera, che ne testimoniò le doti di coraggio.
Data ultima modifica:
10 febbraio 2018
Giovanni Delle Bande Nere
Ludovico dei Medici, condottiero, nacque a Forlì nel 1498 e morì a Mantova nel 1526.
Alla morte precoce del padre Giovanni, che era fuggito a Forlì per rivalità col cugino Piero, signore di Firenze, la madre Caterina Sforza volle che il figlio prendesse il nome del padre.
Cresciuto tra le armi, fu chiamato a 19 anni da Leone X (Giovanni Medici) nelle milizie pontificie, dove si distinse per valore nella guerra contro Urbino.
Divenne poi comandante di una banda di fanteria leggera al soldo dei potenti, presto famosa.
Quando Leone X morì, Giovanni fece prendere il lutto ai suoi soldati e velare di nero le sue insegne, divenendo Giovanni Delle Bande Nere.
Ebbe il comando della Lega degli stati italiani contro Carlo V.
In Lombardia, sotto le mura di Governolo sul Mincio, fu colpito da un colpo di falconetto (il più piccolo pezzo d'artiglieria del tipo colubrina) al ginocchio.
La ferita degenerò in cancrena,e nonostante gli fosse amputata la gamba, lo portò in breve a morte.
Aveva 28 anni.
Pietro Aretino, che lo aveva seguito al campo, ne descrisse la fine in una famosa lettera, che ne testimoniò le doti di coraggio.
Data ultima modifica:
10 febbraio 2018