Racconti, ricordi e leggende lastrigiane
G. C., popolarmente detto il Magnanino, (da magnano, lavorante di metalli ) era un uomo di una mole imponente e di forza inaudita.
La tassa sul pane
Questo racconto fa parte di quegli aneddoti che a vario titolo i Pontigiani (abitanti di Ponte a Signa ) si tramandarono negli anni della dittatura fascista; nella fattispecie divenne oggetto di barzellette, e fece infuriare il “ras” del fascio locale.
G. C., popolarmente detto il Magnanino, (da magnano, lavorante di metalli ) era un uomo di una mole imponente e di forza inaudita.
Si narra che abbia piegato le sbarre di un' inferriata con le mani, ma che non avesse mai approfittato della sua forza.
Aveva inoltre una “vena” scherzosa, ed era piuttosto polemico.
Durante il ventennio fascista, vi fu un momento in cui venne aumentato notevolmente il prezzo del pane, e per chi si nutriva in buona parte di questo alimento, era un' ingiustizia difficile da digerire.
Magnanino, come molti altri era uno di questi .
Si recò allora alla casa del fascio, o meglio ai sindacati fascisti, dove aveva sede il gerarca Carlo Sestini che dominava sulle Signe.
Attese con pazienza che venisse ricevuto, e quando fu invitato a dire la sua, dopo i soliti “salamelecchi” di rito, fu ascoltato per meno di un minuto e allontanato rapidamente in malo modo dai suoi scagnozzi.
Magnanino era veramente stizzito, e avrebbe fatto un macello, ma sapeva che con quei “bravi” non c'era niente da fare, si poteva rischiare anche la pelle.
Mentre scendeva le scale interne del palazzo dei sindacati fascisti, vide che la porta della sala dell’aquila era aperta e le luci spente.
(Era il salone delle feste, dove vi era un bel mosaico centrale con un’aquila imperiale che ghermiva un fascio Littorio)
Vi entrò ratto, ratto, si calò i calzoni, e depose proprio lì suoi escrementi; poi con un pezzo di gesso che portava in tasca scrisse questa frase:
- Qui l'ho fatta, e qui la lascio, mezza al Duce mezza al fascio.
Immaginate quel che accadde quando, nel cuore del potere locale,questo sfregio fu scoperto.
Il Sestini, redarguì i suoi collaboratori e per punizione, mise un turno di guardia giorno e notte.
Non era ammissibile che simile affronto fosse avvenuto di giorno con tutto il via vai che c’era in quel palazzo, quindi sicuramente era stato fatto di notte e da parte di un comunista.
La cosa era trapelata, perchè tutto quel movimento attorno al palazzo dei sindacati, anche notturno, aveva insospettito la cittadinanza, e il fatto che avessero “cacato” sul fascio, faceva ridacchiare gli avversari e i cittadini in genere, ma niente di più.
Il pane intanto costava sempre di più, il Magnanino ne soffriva alquanto, riempire la pancia di quell’uomo con sole erbe di campo e poco pane era un vero supplizio.
Un giorno si ripresentò un analoga situazione, con la sala vuota in penombra come sempre.
Chi conosce il palazzo dei sindacati, (nell' anno 2012 ancora esistente ma destinato ad altro uso), sa come è costruito.
Magnanino che si trovava a passare di li, decise di fare il bis, tutta quella verdura nella pancia non gli dava pace.
Entrò ratto ratto in pieno giorno, quando tutti erano a pranzo, penetrò nella sala, guardò sopra il ballatoio che non vi fosse nessuno, e come aveva fatto la volta precedente, scodellò una valanga di verdura sopra l’aquila imperiale.
Col gesso di nuovo scrisse tutto intorno il suo messaggio:
- Ve l'ho fatta in piena luce, se le tasse non riduce, tutta al fascio niente al Duce.
L’ira del Sestini fu tremenda!
Sguinzagliò la milizia per tutte le Signe nella speranza di trovare il responsabile di simile misfatto, colpendo alla cieca a destra e a manca, ma il colpevole non lo trovarono mai.
Tutti conoscevano questa storia, ma durante il periodo della dittatura non vi fu nessuno che fece la spia.
Il Magnanino non era comunista, forse un pò anarcoide.
Faceva parte di quelle persone che non hanno mai digerito i prepotenti.
Franco Terreni
Ps
Il disegno, su un ricordo degli anni sessanta........ riproduce il mosaico dell'aquila imperiale.
Il salone fu poi ripavimentato, ma il mosaico si racconta non sia andato distrutto. Si troverebbe al suo posto, solo "ricoperto" durante i nuovi lavori...
Il disegno, su un ricordo degli anni sessanta........ riproduce il mosaico dell'aquila imperiale.
Il salone fu poi ripavimentato, ma il mosaico si racconta non sia andato distrutto. Si troverebbe al suo posto, solo "ricoperto" durante i nuovi lavori...