Camera in casa di Lampridio con tavolino e sedie.
LAM. |
Ora che è terminato
Nella piazza il mercato,
Al solito mi aspetto
Che vengano le usate seccature.
Ma che vengano pure:
Sono il governator, vi vuol pazienza.
Venga innanzi da me chi vuole udienza. (siede) |
BER. |
Signor, da un ciarlatano
Hanno varie persone
Del balsamo comprato,
Ed ogni uno da lui restò gabbato.
Io che il sindaco son di Malmantile,
Per lor chiedo ragione.
Condannatelo a far restituzione. |
RUB. |
Signor governatore, (Lampridio a poco a poco s'addormenta)
Quel che a costoro ho dato,
Si può dir l'ho donato:
Lo diedi a un prezzo vil per carità.
A ciascuno donai la sanità. |
BER. |
Non è vero, signore,
Costui è un impostore.
I suoi medicinali
Sono buoni per ungere i stivali. |
RUB. |
Codesta è un'insolenza.
Vi è più d'una sperienza
Che approva i miei rimedi singolari. |
BER. |
Chi ha speso i suoi denari,
Si ritrovò gabbato. |
RUB. |
Chi provò i miei segreti, è risanato. |
BER. |
Non è ver. Più di cento
Diran che quel ch'ei vende è una sporcizia.
Signor governator, fate giustizia. (batte colla mano sul tavolino, e Lampridio si sveglia) |
LAM. |
Ho capito, ho capito;
So io quel che farò.
Alla galera lo condannerò. |
RUB. |
Condannarmi? Perché? |
LAM. |
Non dico a voi. |
BER. |
Dunque chi condannate? |
LAM. |
Io non ho inteso ben quel che diciate. |
BER. |
Dico che questo qui
Ha gabbato la gente, ed è così. |
RUB. |
Ed io dico e sostengo
Che tutti in questo loco
Obbligati mi son... |
LAM. |
Tacete un poco.
La causa è di rimarco.
Io non mi fido
Della mia testa sola.
Ehi! andate a chiamar la mia figliuola. (ad un Servitore, e si alza) |
BER. |
Scrivete la querela;
Formategli processo.
Vo per i testimoni e torno adesso. (parte) |