Diari lastrigiani Lo tsunami del 26 dicembre 2004

Missione in Sri-Lanka - Esperienze


Esperienze di ricostruzione dopo lo Tsunami
di Franco Tozzi


La tragedia dello tsunami ha colpito ognuno di noi in maniera diversa e quindi ognuno di noi ha reagito in modo personale.

Io ed il collega Panichi Francesco (mia ”vecchia” conoscenza del Comune di Signa) abbiamo deciso di aderire all’appello di un comune amico signese, Mario Paoli, che aveva pensato di organizzare una spedizione umanitaria e portare direttamente la testimonianza di aiuto e solidarietà dei cittadini italiani.

Abbiamo così formato un gruppo di persone, piccolo ma agguerrito e determinato, convinti che gli aiuti umanitari siano necessari e valgano come testimonianza di solidarietà se “ vissuti “ con chi soffre;
non per questo diffidiamo degli aiuti istituzionalizzati , ma troppe volte abbiamo visto cosa si intenda per aiuti:
svuotare i magazzini (dopo lo Tsunami sono stati lanciati spazzolini da denti e bicchieri di plastica, in luoghi dove non c’era né da mangiare né da bere).

Per questo, per portare una vera testimonianza di fratellanza con chi soffre, ci siamo uniti costituendo questo gruppo di volontari.

Abbiamo raccolto soldi e materiali, tra conoscenti, amici, aziende locali e anche dalla locale banca e, mentre raccoglievamo soldi e materiali abbiamo concordato con l’Associazione dei Cingalesi di Firenze dove intervenire e perfezionato quindi la raccolta di materiali.

Il villaggio indicatoci è TELWATTA, poco distante da Galle nel sud del Paese e vicina al luogo della tragedia del treno.

Il paese è stato quasi completamente raso al suolo, ma alcuni interventi hanno fatto sì che una parte sia stata ricostruita in modo caotico e senza nessuna opera di urbanizzazione, ancorché minima;
solo un quartiere è stato provvisoriamente ricostruito con baracche in legno, in prossimità del recinto del complesso monastico buddista.

Il problema impellente era l’acqua potabile (garantita da una cisterna riempita una volta ogni due giorni, con autobotti) mentre sarebbe stato utile e necessario dotare questo “ quartiere “ anche di illuminazione pubblica.

Viste le esigenze, con il denaro raccolto abbiamo comprato un potabilizzatore, un generatore, serbatoi, tubazioni ed altro materiale.

Insieme a medicinali e materiale medico (donato dalle farmacie di Lastra a Signa) abiti e materiali per la casa, materiale scolastico,ecc. donato da ditte e privati, abbiamo riempito un container ed imbarcato tutto, spedendolo via mare.

Intanto tramite gli emigrati fiorentini, veniva organizzata la squadra il loco.

All’arrivo del container al porto di Colombo, ci hanno avvertito e siamo partiti anche noi.

Dopo un volo tranquillo tutta la squadra è arrivata:
noi due geometri, Paoli e moglie, il dott. Turchi, medico chirurgo.

Stabilito il campo e di conseguenza il punto ove installare gli impianti (dentro il recinto del tempio del villaggio, posto su una collinetta che è rimasta indenne) abbiamo sistemato il container;
il giorno successivo, con la vigilanza di polizia e della marina, abbiamo organizzato la distribuzione della varia cose:
è stata una giornata faticosissima, con oltre mille persone in fila per ricevere un qualcosa.

Abbiamo dato (su indicazione dei locali e delle forze di polizia) anche solo un piatto o una tazza, una forchetta, un bicchiere !!!!!!

Il giorno dopo, iniziato a scavare per passare cavi e tubazioni, visitando baracche e tende, ci siamo resi conto che veramente questa gente non ha più nulla, ma proprio il nulla completo.

Anche dei morti (circa 180 su 700 persone) i superstiti non hanno più niente se non il solo ricordo della memoria.

Il lavoro ci ha tenuti impegnati, ma abbiamo raccolto tante testimonianze e tante storie che ci hanno segnato profondamente, specialmente quelle degli orfani, ospitati al sicuro nei templi e guardati a vista dall’esercito.

Siamo venuti a contatto e conosciuto un popolo dignitoso, che vive la disgrazia e le difficoltà con estrema pazienza e voglia di ricominciare.

Di contrasto, la disorganizzazione, con la quale sono gestiti gli aiuti, in particolare quelli gestiti dai vari governi.

Gli alberghi, in mano a catene internazionali, hanno ricevuto subito gli aiuti e sono già tutti in perfetta funzione, ma i pescatori, sono senza barche ed i contadini non hanno i mezzi per lavorare i terreni bruciati dal sale delle acque marine evaporate nei campi e nelle risaie.

A questi ultimi anche oggi va il nostro pensiero e per questi ultimi, continueremo a lavorare.

Una volta installato il potabilizzatore abbiamo allacciato l’energia elettrica ed iniziato ad inviare alle otto cannelle “ pubbliche “ del quartiere acqua potabile costante.

Il generatore inoltre ci garantisce una erogazione costante di acqua.

Dopo aver finito anche l’impianto elettrico pubblico, la gente ci ha chiesto di portare una luce anche dentro le baracche, ma eravamo senza interruttori:
non importa, accendono e spengono svitando ed avvitando la lampada, ma almeno hanno la luce in casa, luce che manca in tutto il resto del villaggio.

Il collegamento con i serbatoi, garantisce una riserva tale da fornire acqua potabile anche nell’ora di punta.

Il nostro intervento è così innovativo che vengono a visitarci diversi giornalisti (uno anche italiano) due televisioni e diversi funzionari governativi.

Il Ministero degli affari interni ci ha rilasciato un attestato che certifica il nostro intervento, l’importanza e la sua riuscita.

Tra i visitatori anche il Consiglio di un villaggio vicino, ma interno rispetto alla linea costiera;
gli unici aiuti: alcuni teli dall’ONU e basta, poi nessuno si è più fatto vivo.

In questo villaggio sarà necessario ricostruire un “quartiere” intero, circa 50 abitazioni, che ospiterà gli scampati che avevano le case sulla litoranea e che (per legge del Governo) non potranno più ricostruire ed una scuola primaria per almeno 1000 bambini, inoltre saranno acquistate in loco alcune imbarcazioni, mentre saranno importati alcuni motocoltivatori per ricominciare a lavorare il terreno;
in pratica sarà un microprogetto (come sono definiti dagli addetti ai lavori i progetti puntuali) che dovrà essere di esempio per altre realtà di volontariato sperando che anche la Protezione Civile, con atto di umiltà, riesca a capire cosa è necessario in loco e non ai fornitori italiani.

Il progetto di questo intervento è stato concordato con il Consiglio e la proposta, tramite la nostra Associazione, è stata fatta propria dalla Misericordia di Firenze, già impegnata nella raccolta di fondi per un intervento diretto nelle zone dello tsunami.

Un accordo fra queste Associazioni permetterà quindi, a breve, di dare una casa, una scuola e strumenti di lavoro adeguati per questa gente.

Tanto per non perdere il vizio professionale ed avere un metro di comparazione del mercato immobiliare locale, vi do alcuni dati:
un lotto di terreno (tutti i terreni sono edificabili) di 400 mq costa 600 €.

Una casa completa e normale per queste parti (muratura in cubetti di cls, struttura in c.a., tetto in legno e tegole, infissi ed impianti al minimo) costa 2.500/3.000 €;
e tanto per fare polemica questo prezzo corrisponde al costo di mezza tenda di quelle inviate dalla Protezione Civile italiana, inutilizzate dalla popolazione, in quanto con temperature dai 25° (notte) ai 35° (giorno),quelle tende sono forni.

Voglio lanciare un appello a tutti i colleghi:
se anche voi volete in qualche modo partecipare (in denaro o fisicamente – cioè fornendo assistenza gratuita in cantiere ed assumendovi tutte le spese di soggiorno e viaggio) contattatemi e sarò in grado di fornirvi notizie più precise.

Più soldi riusciamo a raccogliere più case o forniture riusciremo a fare o dare in modo da consentire a loro di ripartire e di tornare ad essere autonomi:
noi vogliamo dare la canna da pesca, non il pesce!!!!

In questa ottica abbiamo installato il potabilizzatore ed i serbatoi (i pozzi sono inquinati) il generatore (per assicurare un minimo di energia elettrica) insomma una operazione tampone che consenta a questa comunità di ricominciare dove lo tsunami ha interrotto la vita della stessa.

Per concludere, è stato un viaggio interessante e scioccante allo stesso tempo, dove abbiamo toccato e vissuto la vita parallela di queste terre, anche prima dello tsunami:
il mondo dei turisti e quello reale ed il mondo reale ci ha mostrato un popolo saggio, educato, rispettoso e volenteroso, un popolo che merita il nostro aiuto e la sua conoscenza, necessaria per capire quali siano i valori della vita.

FRANCO TOZZI, geometra

 

 

 



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