Missione in Sri-Lanka - Riflessioni
Riflessioni
Molti sono gli aspetti positivi che questa missione mi ha dato.
Ho ritrovato un amico, Mario, con il quale, da anni i rapporti si erano assai ridotti ed annebbiati.
Ho conosciuto ed apprezzato l’amicizia di un altro conoscente, Francesco, ed ho conosciuto meglio Grazia, moglie di Mario che non conoscevo bene come mi ha permesso di fare questo viaggio, ed il Dott. Turchi.
Molto soddisfacente la conoscenza, e perché no, l’amicizia con “Rasiki”, (o Rasika, alla srilanchese), un ragazzo molto volenteroso e bravo.
Poi ci sono tanti altri soggetti locali, visti e conosciuti, ma con lui abbiamo lavorato bene.
Altra esperienza positiva, la cucina, i cibi nuovi e stupendi che ho assaggiato, sia di cucina Sri-LanKa, sia araba, sia internazionale.
Una segnalazione particolare l’umali un dolce libanese che è indescrivibile per me, ma che ha un sapore, caldo e profumato di rose, che è veramente particolare e delizioso.
Durante il lavoro, al campo, mangiavamo pasta al pomodoro, all’olio o con i fagioli, (tutta roba portata dall’Italia) e tantissima frutta offerta dalla gente e dai monaci.
Papaya, ananas, mango, albero del pane e tantissime banane.
La frutta era la base nutrizionale della giornata lavorativa.
Poi la sera, al ristorante, pesce a volontà, io in particolare crostacei e insalate.
Una prima riflessione può essere quella della gestione degli aiuti.
Sono arrivati in un paese che non era in grado di coordinarsi e si vedono, nel piccolo, i danni e le cose malfatte.
l’O.N.U. che distribuisce teloni che con due pali e quattro corde, dall’alto sembrano tende, poi nulla.
Austriaci che ricostruiscono, (senza progetti e completamente a caso) 5 abitazioni in muratura.
Tedeschi che fanno anche peggio, lasciando le case senza infissi e pavimenti.
La protezione civile italiana che costruisce una tendopoli in una laguna secca, arriva l’alta marea con mareggiata che allaga tutto.
Ma non è finita, con le piogge, quella spianata sarà un lago per circa 2 mesi: e la tendopoli ???
Inutilizzata.
Durante i giorni di lavoro, molte visite di volontari, di girovaghi, di giornalisti, ma italiani, nessuno.
Da notizie ufficiose, frutto di conversazioni tra e con questi visitatori è emerso che è in atto, tra il governo dello Sri-Lanka e quello nostro, il tentativo di destinare i fondi italiani raccolti, ad un mega progetto di non chiara finalizzazione.
La logica della spartizione dei fondi è la sola giustificazione di questo progetto.
Nella realtà vissuta da noi e confermata dall’esperienza di Roberto, il solo vero modo di aiutare e ristabilire l’equilibrio precedente è quello dei micro progetti attuati con la partecipazione dei comitati dei villaggi, i quali hanno un’esatta conoscenza della situazione ante tsunami, e quella attuale, sanno quante case e quante baracche occorrono alla comunità per tornare ad essere almeno quella di prima.
Tali micro progetti dovranno essere poi coordinati in progetti più grandi per le necessarie infrastrutture, (fabbriche del ghiaccio, centri di congelamento del pescato, ecc…), in modo da rendere migliore la nuova situazione.
I grandi progetti possono essere realizzati in un terreno vergine, non in aree che continuano ad essere abitate con comunità costituite e stabili.
Altri micro progetti potrebbero interessare l’agricoltura.
L’acqua salata ha bruciato tutte le risaie;
bonificare e riportare in produzione, in breve tempo, queste aree ha dei costi che gli agricoltori locali non possono sostenere.
Anche le piantagioni di cannella sono completamente “partite” con il salmastro, e questi piccoli imprenditori sono disperati, con raccolti e piantagioni perse e senza aiuto da parte di nessuno.
I soli grandi progetti ammissibili sarebbero solo quelli di risistemazione ambientale e protezione della costa modificata dallo tsunami ed ancora in fase di assestamento, con forte erosione della costa stessa.
Solo questi possono essere dei grandi progetti.
Altro spunto di riflessione, sono le storie della tragedia dello tsunami.
Come quelli che sono saliti sul treno perché pensavano che si fosse fermato per farli salire, ma il treno era fermo perché la prima e più piccola onda aveva portato via la corrente elettrica;
per quella fatalità sono morte più di 200 persone.
Quelli scappati da Telewatta, hanno scollinato il tempio per raggiungere la boscaglia in alto e che sono stati travolti dall’acqua penetrata nella laguna da sud:
via loro ed il ponte.
Così come storie di bambini soli, soli con un genitore, con i nonni, con zii, con chi capita.
Senza aiuto, senza conforto, con tanta, tanta paura.
I templi ed altri punti di raccolta degli orfani presidiati dall’esercito per evitare che questi piccoli facciano una fine peggiore.
Lo tsunami, da queste parti, dove la miseria già imperversava, ha picchiato forte.
Noi occidentali, dovremmo avere l’umiltà e la capacità di ricostruire queste comunità alle loro condizioni, con la loro cultura e sotto la loro guida.
Invece rischiamo di costruire cose inutili e quindi dannose, finendo di distruggere un mondo, una cultura, un modello di vita a noi lontano, ma per questo non sbagliato o da modificare.
Qui c’è bisogno di garantire le condizioni minime di vita, il che vuol dire si turismo, ma soprattutto pesca e agricoltura che possono garantire una soglia minima di sopravvivenza a tutti.
Questo popolo, è un popolo dolce, intelligente e saggio.
Non chiede mai l’elemosina con fare da accattonaggio, ma come chi, in una fase negativa della vita, si trovi in difficoltà;
chiede aiuto, non l’elemosina.
Ha una sua dignità.
Non si vede per strada nessun segnale di prostituzione, (si dice che a Colombo ci siano locali adatti), né adulta né tantomeno infantile.
E questo, a differenza della Thailandia, meta e regina indiscussa del turismo sessuale.
Sono persone intelligenti, provate sul campo, e con la voglia di lavorare e di darsi da fare, ma se questa opportunità non viene fornita, cosa dovrebbero fare.
Unico, ma grosso difetto, l’accettazione del loro stato:
un fatalismo che è difficile da rimuovere.
Se questo è il mio posto, io devo restare qui, senza impegnarmi a migliorare.
Ancora oggi le Caste e l’acquisto di esseri umani per servitù, sono ammessi e comunque fatti.
Emblematico il caso di quel ragazzo che attualmente è all’orfanotrofio, rimasto orfano di entrambi i genitori, è stato preso dallo zio.
Essendo di casta inferiore, è stato da questi venduto ad una famiglia per fare il servo.
Era stato ripetutamente picchiato dal padrone;
fuggito era tornato dallo zio, il quale dopo averlo legato ad un albero, cercò di bruciarlo.
Ha tutta la schiena bruciata.
Fu salvato dai vicini di casa, la “giustizia” non ha fatto niente allo zio che aveva il diritto di punirlo.
È stato accolto nell’orfanotrofio pur essendo grande, deve andare a scuola come quelli della prima elementare perché non essendo mai andato a scuola non sa leggere e scrivere.
Continuando tra spigolature, rilevante è la storia per tirare fuori il container dal porto.
In media occorrono 20/22 giorni, Mario con gli amici di Colombo, lo hanno fatto in 24 ore di continuo lavoro.
Alla fine con 62 firme, (il che vuol dire 62 persone in almeno 40 uffici diversi), lo hanno portato fuori.
Mario ci ha raccontato che farina, riso e zucchero destinati agli aiuti per le vittime dello tsunami, non vengono distribuiti per non fare crollare il mercato di tali prodotti e quindi sono stoccati in magazzini e distribuiti in tutto lo stato, ma con il contagocce.
Tutti i container vengono aperti, svuotati, aperte tutte le scatole, valige, confezioni, ecc… e quindi rimesse dentro.
Questo perché in container privati sono state trovate armi e vario materiale bellico destinato ai Tamil, (guerriglieri del nord).
Lo tsunami, per governo locale e centrale è stato una manna, levando dal mondo 32.000 persone e pulendo la spiaggia.
Adesso hanno fatto una legge che vieta le costruzioni per una fascia di 100 mt. dalla costa.
Il sospetto è che la vogliono lasciare libera per costruirci strutture turistico-ricettive.
Sta di fatto che, molti stanno già ricostruendo le loro case proprio nella zona vietata, senza che nessuno lo vieti o intervenga.
Cosa accadrà dopo ????
Al duty free dell’aeroporto è in vendita una serie di cartoline sullo tsunami, (4 pezzi) che io ho comprato.
Non so se è a scopo umanitario, comunque mi sembra di cattivo gusto.