Firenze, portico degli Uffizi
Dante, il cui nome era Durante, nasce a Firenze nel 1265, nel sesto di porta San Piero, da famiglia di piccola nobiltà guelfa, sotto la costellazione dei Gemelli. ( Para. XXII, 112-20)
Il padre è Alighiero II di Bellincione, la madre Bella degli Abati.
Fra i suoi antenati un Cacciaguida, fatto cavaliere dall’imperatore Corrado III, morto nella seconda crociata.
Rimasto presto orfano, nonostante una condizione economica modesta raggiunse una raffinata cultura.
Studiò grammatica, retorica e logica, presso i frati francescani di Santa Croce, filosofia presso i Domenicani di Santa Maria Novella .
Tra le figure che influirono sulla sua formazione culturale e politica Brunetto Latini , notaio e rettore molto colto, e il poeta Guido Cavalcanti.
Fu amico di Lapo Gianni e Gianni Alfano, ( oltre a vari altri artisti tra cui Giotto e il musico Casella) partecipando con loro al movimento del Dolce Stil Nuovo.
Beatrice, l’oggetto delle sue rime giovanili, è secondo la tradizione figlia di Folco Portinari, e andò in sposa a Simone de’ Bardi.
Morì di parto l'8 giugno 1290; ispirandosi al suo amore per lei scrisse la “Vita Nuova” (1293 - 1294).
Dante sposerà Gemma di Manetto Donati, da cui ebbe tre figli, Iacopo, Pietro, e Antonia; forse anche un quarto, Giovanni, citato in un documento del 1308.
Partecipò attivamente alla vita politica e militare di Firenze e nel 1289 fu fra i "feditori” a cavallo nella battaglia di Campaldino contro i ghibellini di Arezzo, e assistette alla presa della fortezza pisana di Caprona.
In quel periodo, grazie agli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella, (1293) l’accesso alle cariche pubbliche di Firenze era riservato solo ai cittadini iscritti ad una delle corporazioni d'arti e mestieri.
Dante s’iscrisse alla corporazione dei medici e degli speziali allo scopo di iniziare la carriera politica.
Dalla fine del 1295 è membro del Consiglio speciale del popolo, e del Consiglio dei Savi per l'elezione dei Priori.
Nel maggio del 1300, è inviato come ambasciatore a San Gimignano e il successo dell'ambasceria favorì la sua elezione , per il bimestre dal 15 giugno al 15 agosto, a Priore, massima carica dello Stato.
Nello stesso anno Papa Bonifacio VIII, approfittando del conflitto presente in Firenze fra i Guelfi Bianchi e i Guelfi Neri, intese estendere la sua autorità su tutta la Toscana.
Dante (guelfo bianco), tentò di contrastare i piani d’egemonia del Papa e della Chiesa di Roma.
Nell'ottobre del 1301, mentre si trovava a Roma come ambasciatore del Comune di Firenze presso il Pontefice, questi inviò a Firenze Carlo di Valois, fratello del re di Francia, apparentemente come paciere ma in realtà con l'incarico di debellare i Guelfi Bianchi.
I Guelfi neri, con uccisioni e violenze, conquistarono il potere a Firenze, e Dante accusato di baratteria fu condannato dal podestà di Firenze Conte de' Gabrielli all'esilio per due anni, ad una multa di 5000 fiorini e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per azioni ostili verso il Papa e la città.
Non essendosi presentato in tribunale a discolparsi fu in seguito condannato in contumacia al rogo.
Dante cercherà inizialmente, partecipando alle iniziative dei fuoriusciti Bianchi e dei Ghibellini, di preparare un azione militare contro i Neri al potere, per rientrare a Firenze.
In questa prospettiva fu tra coloro che sottoscrissero a Giugno del 1302 in S.Godenzo, nel Mugello, l'impegno a risarcire i signori locali, gli Ubaldini, da i danni che una guerra contro Firenze avrebbe potuto comportare.
L'iniziativa verrà attuata il 20 Luglio 1304, ma i Neri ne uscirono vincitori ; nel frattempo Dante si era però distaccato dai compagni d'esilio, decidendo di di far "parte per se stesso" come rileva Cacciaguida. (Par. XVII, 61-69)
Costretto all’esilio dal 1303, (durerà fino alla sua morte) è inizialmente a Verona,ma seguiranno numerosi altri spostamenti.
(Treviso, in Lunigiana alla corte dei Malaspina, in Casentino presso i Conti Guidi, a Lucca, ecc.).
Fra il 1303 ed il 1307 scrisse il De Vulgari Eloquentia e compose il Convivio, rimasti entrambi incompiuti.
Nel 1310 l’imperatore Arrigo VII scende in Italia e Dante, nel frattempo ospite alla corte dei Conti Guidi , chiede all’imperatore di colpire la “vipera” Firenze, illudendosi tramite il suo aiuto di poter rientrare nella città.
Per ritorsione fu escluso dall’amnistia concessa agli esuli; l’imperatore assedierà Firenze nel 1312, ma inutilmente, per poi morire improvvisamente l’anno successivo a Buonconvento, presso Siena.
Dante, persa ogni speranza, è costretto a riprendere la via dell’esilio; sono gli anni in cui lavora al completamento della “Commedia”, portando a termine il Purgatorio e iniziando a comporre il Paradiso.
(Per l’’Inferno, gli studiosi collocano l’inizio dell’opera fra il 1302 e il 1306).
Nel Maggio 1315 Firenze è sconfitta nella battaglia di Montecatini dal capo dei Ghibellini Uguccione della Faggiuola, e concede un' amnistia agli esuli dietro pagamento di una somma di denaro e con formalità umilianti.
Dante rifiuta sdegnosamente le condizioni, e gli viene rinnovato l'esilio esteso anche ai figli Pietro e Jacopo.
Fra il 1316 e il 1317 (stando alle più recenti ipotesi) compone in latino il trattato Monarchia, tre libri in cui difende il diritto dell'Impero contro le pretese egemoniche della chiesa.
In ultimo,dopo alcuni anni alla corte di Cangrande della Scala a Verona, si spostò a Ravenna, dove ultimò e perfezionò la Commedia fino alla morte nel 1321 per febbre malarica, contratta al ritorno da un ambasceria presso Venezia.
E' sepolto nella chiesa di S.Piero Maggiore, oggi S.Francesco.
Dante è unanimemente considerato il padre della letteratura italiana.
Data ultima modifica:
02 ottobre 2018
Dante Alighieri
Dante, il cui nome era Durante, nasce a Firenze nel 1265, nel sesto di porta San Piero, da famiglia di piccola nobiltà guelfa, sotto la costellazione dei Gemelli. ( Para. XXII, 112-20)
Il padre è Alighiero II di Bellincione, la madre Bella degli Abati.
Fra i suoi antenati un Cacciaguida, fatto cavaliere dall’imperatore Corrado III, morto nella seconda crociata.
Rimasto presto orfano, nonostante una condizione economica modesta raggiunse una raffinata cultura.
Studiò grammatica, retorica e logica, presso i frati francescani di Santa Croce, filosofia presso i Domenicani di Santa Maria Novella .
Tra le figure che influirono sulla sua formazione culturale e politica Brunetto Latini , notaio e rettore molto colto, e il poeta Guido Cavalcanti.
Fu amico di Lapo Gianni e Gianni Alfano, ( oltre a vari altri artisti tra cui Giotto e il musico Casella) partecipando con loro al movimento del Dolce Stil Nuovo.
Beatrice, l’oggetto delle sue rime giovanili, è secondo la tradizione figlia di Folco Portinari, e andò in sposa a Simone de’ Bardi.
Morì di parto l'8 giugno 1290; ispirandosi al suo amore per lei scrisse la “Vita Nuova” (1293 - 1294).
Dante sposerà Gemma di Manetto Donati, da cui ebbe tre figli, Iacopo, Pietro, e Antonia; forse anche un quarto, Giovanni, citato in un documento del 1308.
Partecipò attivamente alla vita politica e militare di Firenze e nel 1289 fu fra i "feditori” a cavallo nella battaglia di Campaldino contro i ghibellini di Arezzo, e assistette alla presa della fortezza pisana di Caprona.
In quel periodo, grazie agli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella, (1293) l’accesso alle cariche pubbliche di Firenze era riservato solo ai cittadini iscritti ad una delle corporazioni d'arti e mestieri.
Dante s’iscrisse alla corporazione dei medici e degli speziali allo scopo di iniziare la carriera politica.
Dalla fine del 1295 è membro del Consiglio speciale del popolo, e del Consiglio dei Savi per l'elezione dei Priori.
Nel maggio del 1300, è inviato come ambasciatore a San Gimignano e il successo dell'ambasceria favorì la sua elezione , per il bimestre dal 15 giugno al 15 agosto, a Priore, massima carica dello Stato.
Nello stesso anno Papa Bonifacio VIII, approfittando del conflitto presente in Firenze fra i Guelfi Bianchi e i Guelfi Neri, intese estendere la sua autorità su tutta la Toscana.
Dante (guelfo bianco), tentò di contrastare i piani d’egemonia del Papa e della Chiesa di Roma.
Nell'ottobre del 1301, mentre si trovava a Roma come ambasciatore del Comune di Firenze presso il Pontefice, questi inviò a Firenze Carlo di Valois, fratello del re di Francia, apparentemente come paciere ma in realtà con l'incarico di debellare i Guelfi Bianchi.
I Guelfi neri, con uccisioni e violenze, conquistarono il potere a Firenze, e Dante accusato di baratteria fu condannato dal podestà di Firenze Conte de' Gabrielli all'esilio per due anni, ad una multa di 5000 fiorini e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per azioni ostili verso il Papa e la città.
Non essendosi presentato in tribunale a discolparsi fu in seguito condannato in contumacia al rogo.
Dante cercherà inizialmente, partecipando alle iniziative dei fuoriusciti Bianchi e dei Ghibellini, di preparare un azione militare contro i Neri al potere, per rientrare a Firenze.
In questa prospettiva fu tra coloro che sottoscrissero a Giugno del 1302 in S.Godenzo, nel Mugello, l'impegno a risarcire i signori locali, gli Ubaldini, da i danni che una guerra contro Firenze avrebbe potuto comportare.
L'iniziativa verrà attuata il 20 Luglio 1304, ma i Neri ne uscirono vincitori ; nel frattempo Dante si era però distaccato dai compagni d'esilio, decidendo di di far "parte per se stesso" come rileva Cacciaguida. (Par. XVII, 61-69)
Costretto all’esilio dal 1303, (durerà fino alla sua morte) è inizialmente a Verona,ma seguiranno numerosi altri spostamenti.
(Treviso, in Lunigiana alla corte dei Malaspina, in Casentino presso i Conti Guidi, a Lucca, ecc.).
Fra il 1303 ed il 1307 scrisse il De Vulgari Eloquentia e compose il Convivio, rimasti entrambi incompiuti.
Nel 1310 l’imperatore Arrigo VII scende in Italia e Dante, nel frattempo ospite alla corte dei Conti Guidi , chiede all’imperatore di colpire la “vipera” Firenze, illudendosi tramite il suo aiuto di poter rientrare nella città.
Per ritorsione fu escluso dall’amnistia concessa agli esuli; l’imperatore assedierà Firenze nel 1312, ma inutilmente, per poi morire improvvisamente l’anno successivo a Buonconvento, presso Siena.
Dante, persa ogni speranza, è costretto a riprendere la via dell’esilio; sono gli anni in cui lavora al completamento della “Commedia”, portando a termine il Purgatorio e iniziando a comporre il Paradiso.
(Per l’’Inferno, gli studiosi collocano l’inizio dell’opera fra il 1302 e il 1306).
Nel Maggio 1315 Firenze è sconfitta nella battaglia di Montecatini dal capo dei Ghibellini Uguccione della Faggiuola, e concede un' amnistia agli esuli dietro pagamento di una somma di denaro e con formalità umilianti.
Dante rifiuta sdegnosamente le condizioni, e gli viene rinnovato l'esilio esteso anche ai figli Pietro e Jacopo.
Fra il 1316 e il 1317 (stando alle più recenti ipotesi) compone in latino il trattato Monarchia, tre libri in cui difende il diritto dell'Impero contro le pretese egemoniche della chiesa.
In ultimo,dopo alcuni anni alla corte di Cangrande della Scala a Verona, si spostò a Ravenna, dove ultimò e perfezionò la Commedia fino alla morte nel 1321 per febbre malarica, contratta al ritorno da un ambasceria presso Venezia.
E' sepolto nella chiesa di S.Piero Maggiore, oggi S.Francesco.
Dante è unanimemente considerato il padre della letteratura italiana.
Data ultima modifica:
02 ottobre 2018