Camera in casa di Lampridio.
BRIG. |
No, caro signor Conte,
Non mi lasci sì presto. Favorisca
Di restare con me; mi divertisca. |
CON. |
Veramente, signora,
Io non ho gran talento
Per dar divertimento, e non vorrei
Vi voleste spassar de' fatti miei. |
BRIG. |
So la mia obbligazione.
Il mio cuore ha per lei rispettazione. |
CON. |
(Tanta bellezza unita
A sì gran scioccheria non è un peccato?) |
BRIG. |
(Le cerimonie mie l'hanno incantato). |
CON. |
Verrò, se il permettete,
Verrò spesso a trovarvi. |
BRIG. |
Ella è padrone;
Anzi mi farà grazia,
E quando ella verrà,
Io la riceverò con gran bontà. |
CON. |
È la vostra bontà singolarissima. |
BRIG. |
Oh cosa dice mai? Serva umilissima. (s'inchina) |
CON. |
Oh quanto pagherei che nel mio feudo
Veniste ad albergare! |
BRIG. |
In verità
Non so come mi faccia a restar qua.
Io che sono nutrita
Con nobiltà fiorita,
Viver con questa gente villanaccia
Mi vengono i rossori sulla faccia. |
CON. |
In fatti io lo diceva,
Trovar peggio per voi non si poteva. |
BRIG. |
Basta, spero che un giorno
La stella mia risplenderà propizia,
E che la sorte mi farà giustizia.
Signor Conte garbato,
Favorisca di grazia: è maritato? |
CON. |
Non ancora. Ho un impegno
Con certa vedovella
Nobile, ricca e bella,
Ma non è soddisfatto il genio mio :
Siete più bella voi. |
BRIG. |
Lo credo anch'io.
Però se il signor Conte
Mostra per me della benevoglianza,
Ho anch'io per lui della concomitanza. |
CON. |
Veggo che cortesissima
Siete verso di me. |
BRIG. |
Serva umilissima. |
CON. |
Per or deggio lasciarvi;
Tornerò a incomodarvi.
Vicino a voi mi sento
L'anima giubilar per il contento.
Il seren di quelle ciglia
Mi conforta, mi consiglia,
A sperar d'amor la pace,
La sua face - a risvegliar.
Quelle guancie porporine
Son due rose damaschine;
Può quel labbro vezzosetto
Il mio petto - riscaldar. (parte) |