ATTO TERZO
SCENA SESTA
Il Conte, poi Brigida
CON. |
La Marchesa è tornata;
Meco si mostra irata.
Ha ragion; non dovea trattar così:
La cagion del suo sdegno eccola qui. |
BRIG. |
Signor Conte, per dirla,
È poca discrezione
Farmi fare sì lunga aspettazione. |
CON. |
Appunto ora veniva
Da voi per congedarmi. |
BRIG. |
Congedarvi? Capisco:
Vorrà dir che venite ad isposarmi. |
CON. |
Anzi, tutto al contrario,
Vengo a prender congedo.
Prima del partir mio,
Vengo a darvi, vuol dir, l'ultimo addio. |
BRIG. |
Come! Voi mi lasciate
Nel burrascoso mar della speranza?
Voi usate con me la tracotanza? |
CON. |
Deh, non l'abbiate a sdegno:
Al mio primiero impegno
Esser degg'io costante.
È legato il mio cor da un'altra amante.
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BRIG. |
Perfida belva ircana,
Stolida mente insana,
No, che trattar non sai.
Se lo provaste mai,
Ditelo voi per me.
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CON. |
Ma di che vi dolete? |
BRIG. |
Voi promesso mi avete. |
CON. |
Non è vero... |
BRIG. |
Barbaro, menzognero,
Vendicarmi saprò, ve l'avvertisco. |
CON. |
(Debole è di cervel, la compatisco). (da sé)
Non vi sdegnate,
Luci vezzose;
Non m'insultate,
Labbra amorose.
Voi siete quella
Che ispira amor,
Ma a un'altra bella
Donato ho il cor. (parte) |
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