M. Proust, Reminescenze
Alla ricerca del tempo perduto. Dalla parte di Swann, Rizzoli, 1991,pp.130-131
[...] quando un giorno d'inverno, come rientrai in casa, mia madre, accorgendosi che avevo freddo, mi propose di farmi bere, contro le mie abitudini, una tazza di tè.
Dapprima rifiutai, poi non so perché cambiai idea.
Lei mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti che vengono chiamati "petites madeleines", che sembrano stampati nella valva incavata di una conchiglia di Saint-Jacques.
E subito, meccanicamente, oppresso dalla giornata tetra e dalla prospettiva di un domani triste, portai alle labbra un cucchiaio di tè dove avevo lasciato ammorbidire un pezzetto di Madeline.
Ma nell'istante stesso in cui il sorso di tè, frammisto a briciole di dolce, toccò il mio palato, trasalii attento a qualcosa di straordinario che mi stava accadendo.
Un piacere delizioso mi aveva invaso, isolato, senza ne sapessi la ragione.
Mi aveva reso immediatamente indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i
suoi guasti, illusoria la sua brevità, allo stesso modo in cui agisce l'amore, riempendomi di un'essenza preziosa: o piuttosto quell'essenza non era in me, era me stesso.
Avevo smesso di sentirmi mediocre, contingente, mortale.
Fabiola Bini
Letizia Frattuzzi
Cristina Gallerini
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