Savonarola - Ancora Firenze, 1490-1498
In San Marco inizia coll’insegnamento ai novizi, e le prime esposizioni sulla scrittura sono per un gruppo ristretto di persone nel chiostro del convento.
Nella chiesa di quella sede, ritorna infine a predicare alla cittadinanza sulla Bibbia Vulgata, in larga misura su Apocalisse e sulla Prima Epistola di San Giovanni, il primo d'agosto del 1490.
Un’oratoria che non si fonda dunque sulla letteratura classica come in uso, dove la passione per i testi di Ovidio, Orazio, Cicerone, aveva finito col mettere alle porte la sacra scrittura.
Una maggiore maturità, voce più potente e sicura unita alla difesa dei deboli contro i potenti corrotti, fino a giungere a richiami sulla tirannide corruttrice dei Medici, non tardarono ad attirare sempre più pubblico.
Lorenzo cercò di fargli moderare i toni opponendogli Mariano da Genazzano, predicatore che godeva di grande considerazione; ma nonostante le critiche che questi mosse alle dichiarazioni di Savonarola non ebbe successo.
Ricorse anche a una ricca donazione per il convento di San Marco,1 che fu interamente donata ai poveri.
Nel luglio 1491 poi, quando Savonarola ne divenne priore, non si recò in visita da Lorenzo come i suoi predecessori usavano fare, quale omaggio alla casata che aveva dato splendore al convento e alla chiesa.
A quanti lo esortavano a maggior prudenza rispose: “Io non temo la condanna all’esilio. La vostra città non è che un granello di sabbia nell’universo”.
La notte del 5 aprile del 1492, un fulmine colpì la lanterna della cupola del duomo distruggendone quasi la metà, ma senza causare altri danni alla cupola stessa.
Al mattino, nella predica Savonarola pronunciò questa frase… «Ecce gladius Domini super terram, cito et velociter. (Ecco la spada del Signore scenderà improvvisamente e rapidamente sulla terra.)
L'evento fu in seguito considerato un presagio della scomparsa di Lorenzo il Magnifico, sopraggiunta tre giorni dopo…
Savonarola chiamato al suo capezzale lo benedisse in punto di morte, secondo la testimonianza del Poliziano presente, che in una lettera a jacopo Antiquari scrisse. “...Era appena partito Pico della Mirandola, che Girolamo Savonarola uomo insigne per dottrina e santità, ed egregio predicatore della scienza divina, entra in camera: lo esorta a mantenersi fermo nella fede.
Egli risponde che la sua fede è incrollabile.
A vivere da qui innanzi senza peccare.
Risponde che lo farà, adoperandosi con tutte le sue forze.
Infine a sopportare la morte, se sarà possibile, con animo forte.
Niente mi sarà più lieto, se Dio ha così decretato.
L’altro se ne andava, quando Lorenzo disse: Or padre la vostra benedizione, prima che vi allontaniate da me.
E in così dire, abbassato il capo e gli occhi, e composto in atto di pia devozione, rispondeva via,via, secondo il rito e a memoria, alle parole e alle preghiere di lui.”
Nell’avvento dello stesso anno il frate predisse l’arrivo imminente di un uragano che avrebbe sconvolto e rinnovato l’Italia, con la venuta di un nuovo Ciro d’oltralpe a compiere la vendetta divina.
(Ad agosto di quello stesso 1492, si ha anche l’elezione simoniaca di papa Alessandro VI Borgia, che succede a Innocenzo VIII, anch’egli a suo tempo eletto con simonie, ulteriore espressione del degrado morale della chiesa di Roma.)
Ottiene in seguito, con l’aiuto di Piero de’ Medici e del cardinale Oliviero Carafa, protettore dell’Ordine domenicano dal 1478, e come tale superiore diretto del frate ferrarese, la separazione del convento di San Marco dalla congregazione lombarda da cui dipendeva per motivi economici, desiderando fare modifiche più austere alla Regola dell’ordine.
Nonostante l’opposizione dei lombardi, nel maggio 1493 il papa pone San Marco alle dirette dipendenze del Generale dell'Ordine.
Due anni dopo nacque la Congregazione Toscana guidata dal Savonarola, con i conventi di Fiesole, S. Gimignano, Pisa e Prato, distaccati anch’essi dalla congregazione lombarda.
Furono venduti beni e proprietà del convento, così come ogni bene personale dei frati, il ricavato dato ai poveri.
La fama di Savonarola cresceva oltre i domini fiorentini.
(San Marco) Papa Eugenio IV affida San Marco ai Domenicani nel 1435; due anni dopo Cosimo il Vecchio fece ristrutturare il complesso da Michelozzo.
San Marco fu luogo di riferimento della cultura e della politica cittadina, e sede del tribunale dell’inquisizione. (Torna su)
(Ciro d’oltralpe) Riferimento al sovrano persiano che permise agli Ebrei deportati a Babilonia, dopo la distruzione di Gerusalemme del 586 a.C. ad opera del re babilonese Nabucodonosor, di tornare in patria e riedificare il loro tempio, liberandoli dall’umiliazione. (Torna su)
Data ultima modifica:
05 ottobre 2020