Savonarola - Assalto a San Marco
Invano la campana della chiesa, la “Piagnona”, prese a suonare per avere soccorso.
Savonarola inizialmente avrebbe voluto consegnarsi, ma venne dissuaso.
Nel convento non mancavano armi, che i seguaci del frate tenevano per scortarlo in sicurezza e iniziò una furiosa resistenza che non cessò nemmeno quando i nemici, bruciate le porte, penetrarono in chiesa.
I frati si difesero asserragliandosi nel coro e nelle celle.
Lo scontro si protrasse per tutta la notte, ci furono numerosi morti.
Intervenne la Signoria, inviando messi che portarono a Savonarola l’ordine di
presentarsi a palazzo, assicurandogli la protezione delle guardie lungo il tragitto.
Savonarola uscì allora dal convento, i polsi legati e accompagnato da Domenico Buonvicini che volle andare con lui.
Fra Silvestro Marucci che si era dato alla fuga, venne catturato il giorno dopo.
Tra sputi, bestemmie e offese, una folla furiosa accompagnò i due frati.
I Compagnacci presero le armi trovate in San Marco e le misero su un carro che fecero transitare per la città gridando: ecco l’amore per Firenze, ecco le virtù di San Marco!
************************************
(Piagnona) La campana fu tolta dalla Signoria ai frati di San Marco per aver suonato a stormo il giorno dell’assedio al convento e donata ai francescani di San Miniato al Monte avversari di Savonarola; fu restituita 10 anni dopo.
(scortarlo in sicurezza) Dal 1495 Savonarola inizia ad avere una scorta armata per muoversi in città; quanti avversavano la riforma del Consiglio Grande, attribuendone a lui il successo, iniziarono a minacciarlo.
Data ultima modifica:
05 ottobre 2020