Savonarola - La scomunica maggio 1497
La notizia fu diffusa in città dagli oppositori del frate ancor prima che fosse materialmente notificata da un messo.
(Il Breve fu firmato nel maggio, e dopo un imprevisto la scomunica promulgata a Firenze il 18 giugno.)
Savonarola rispose con un violento libello, dato alle stampe e diffuso in città, in cui sosteneva che la scomunica non era valida; si fondava su un’assurda accusa d’eresia basata su argomenti calunniosi suggeriti dai suoi nemici al pontefice.
Per il convento, egli si era soltanto rimesso alla volontà dei suoi frati che sì rifiutavano di entrare in quella nuova congregazione fittizia, creata intenzionalmente per danneggiarlo.
Alessandro VI commentò: “...rifiuta di chiedere il ritiro della scomunica e la dichiara priva di valore e continua a predicare sfidando la nostra espressa volontà. Tutto ciò costituisce un aperto disprezzo della nostra autorità, di quella della Santa Sede, un pericoloso esempio del più alto grado...”
Lo scontro col papa, la disobbedienza, si riveleranno fatali per Savonarola.
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(dopo un imprevisto) Il latore del bando era stato espulso pochi mesi prima dal territorio fiorentino per aver attaccato Savonarola, e la Signoria non gli diede il salvacondotto per entrare in territorio fiorentino.
Il Breve fu allora notificato da Alessandro VI con un altro messo.
Data ultima modifica:
05 ottobre 2020